Ferrando – Il Trovatore – Verdi

FERRANDO

IL TROVATORE
Libretto by Salvatore Cammarano for Giuseppe Verdi

 

 

 

 

 

SCENA 1
All’erta, all’erta! Il Conte
n’è d’uopo attender vigilando; ed egli
talor presso i veroni
della sua cara, intere
passa le notti.
Nel Trovator, che dai giardini muove
notturno il canto, d’un rivale a dritto
ei teme.
La dirò, venite
intorno a me.
Di due figli vivea padre beato
il buon Conte di Luna.
Fida nutrice del secondo nato
dormia presso la cuna.
Sul romper dell’aurora un bel mattino
ella dischiude i rai,
e chi trova d’accanto a quel bambino?
Abbiètta zingara, fosca vegliarda,
cingeva i simboli di una malïarda!
E sul fanciullo, con viso arcigno,
l’occhio affiggeva torvo, sanguigno!
D’orror compresa è la nutrice,
acuto un grido all’aura scioglie.
Ed ecco, in meno che il labbro il dice,
i servi accorrono in quelle soglie,
e fra minacce, urli e percosse,
la rea discacciano ch’entrarvi osò.
Asserì che tirar del fanciullino
l’oroscopo volea.
Bugiarda! Lènta febbre del meschino
la salute struggea.
Coverto di pallor, languido, affranto,
ei tremava la sera,
il dì traeva in lamentevol pianto.
Ammalïato egli era!
La fatucchiera perseguitata
Fu presa, e al rogo fu condannata.
Ma rimaneva, la maledetta,
figlia, ministra di ria vendetta!
Compì quest’empia nefando eccesso.
Sparve il bambino… e si rinvenne
mal spenta brace nel sito stesso
ov’arsa un giorno la strega venne,
e d’un bambino, ohimè,… l’ossame
bruciato a mezzo, fumante ancor!
Brevi e tristi giorni visse.
Pure ignoto del cor presentimento
gli diceva, che spento
non era il figlio; ed a morir vicino,
bramò che il signor nostro a lui giurasse
di non cessar le indagini. Ah, fur vane!
Nulla contezza… Oh, dato
mi fosse rintracciarla
un dì!
Calcolando
gli anni trascorsi… io potrei.
All’inferno? È credenza, che dimori
ancor nel mondo l’anima perduta
dell’empia strega, e quando il cielo è nero
in varie forme altrui si mostri.
Morì di paura un servo del conte,
che avea della zingara percossa la fronte!
Apparve a costui d’un gufo in sembianza,
nell’alta quïete di tacita stanza.
Con l’occhio lucente guardava… guardava,
il cielo attristando d’un urlo feral!
Allor mezzanotte appunto suonava…
Ah, sia maledetta la strega infernal!

 

SCENA 3
Ardita opra, o signore,
imprendi.
SCENA 4
Tu col destin contrasti.
Suo difensore egli è.
SCENA 5
Che tenti, signor!
Cedi, or ceder viltade non è.

 

SCENA 1
Sì, prodi amici; al dì novello è mente
del capitan la rocca
investir d’ogni parte.
Colà pingue bottino
certezza è rinvenir, più che speranza.
Si vinca; è nostro.
Squilli, echeggi la tromba guerriera,
chiami all’armi, alla pugna, all’assalto.
Fia domani la nostra bandiera
di quei merli piantata sull’alto.
No, giammai non sorrise vittoria
di più liete speranze finor!
Ivi l’util ci aspetta e la gloria.
Ivi opimi la preda e l’onor.
SCENA 3
Dappresso il campo
s’aggirava una zingara. Sorpresa
da’ nostri esploratori,
si volse in fuga; essi, a ragion temendo
una spia nella trista,
l’inseguir.
E presa.
No, della scorta
il condottier m’apprese
l’evento.
SCENA 4
(Che intesi!… Oh qual sospetto!)
(Il suo volto!)
(Sì!)
Resta, iniqua.
Tu vedi
chi l’infame, orribil opra
commettea!
È dessa!
È dessa che il bambino
arse!
Trema!
Infame pira sorgere,
empia, vedrai tra poco.
Né solo tuo supplizio
sarà terreno foco!
Le vampe dell’inferno
a te fian rogo eterno,
ivi penare ed ardere
l’anima tua dovrà!