Verdi – La Traviata

LA TRAVIATA

Melodramma in tre atti

Music: Giuseppe Verdi
Libretto: Francesco Maria Piave
Consulted source: Printed libretto, Ricordi, Milan, 1856
Consulted copy: Biblioteca della Fondazione Giorgio Cini, Venice
Image: Vittorio Maria Corcos, Colibrì, 1883

 

 

 

 

SCENA 1
Violetta, Flora, Marchese, Coro
CORO I Dell’invito trascorsa è già l’ora…
Voi tardaste…
CORO II Giocammo da Flora.
E giocando quell’ore volar.
VIOLETTA Flora, amici, la notte che resta
d’altre gioie qui fate brillar…
fra le tazze è più viva la festa.
FLORA, MARCHESE E goder voi potrete?
VIOLETTA Lo voglio.
Al piacere m’affido, ed io soglio
col tal farmaco i mali sopir.
TUTTI Sì, la vita s’addoppia al gioir.
SCENA 2
Gastone, Violetta, Marchese, Alfredo, Barone, Flora
GASTONE In Alfredo Germont, o signora,
ecco un altro che molto vi onora.
Pochi amici a lui simili sono.
VIOLETTA Mio Visconte, mercé di tal dono.
MARCHESE Caro Alfredo.
ALFREDO Marchese.
GASTONE T’ho detto,
l’amistà qui s’intreccia al diletto.
VIOLETTA Pronto è il tutto?…Miei cari, sedete.
È al convito che s’apre ogni cor.
TUTTI Ben diceste le cure segrete
fuga sempre l’amico licor.
GASTONE Sempre Alfredo a voi pensa.
VIOLETTA Scherzate?
GASTONE Egra foste, e ogni dì con affanno
qui volò, di voi chiese.
VIOLETTA Cessate,
nulla son io per lui.
GASTONE Non v’inganno.
VIOLETTA Vero è dunque?… onde è ciò?… nol comprendo.
ALFREDO Sì, egli è ver.
VIOLETTA Le mie grazie vi rendo.
Voi, Barone, non feste altrettanto.
BARONE Vi conosco da un anno soltanto.
VIOLETTA Ed ei solo da qualche minuto.
FLORA Meglio fora se aveste taciuto.
BARONE Mi è increscioso quel giovin.
FLORA Perché?
A me invece simpatico egli è.
GASTONE E tu dunque, non apri più bocca?
MARCHESE È a madama che scuoterlo tocca.
VIOLETTA Sarò l’Ebe che versa…
ALFREDO E ch’io bramo
immortal come quella.
TUTTI Beviamo.
GASTONE Oh barone, né un verso, né un viva
troverete in quest’ora giuliva?
Dunque a te…
TUTTI Sì, sì, un brindisi.
ALFREDO L’estro
non m’arride…
GASTONE E non se’ tu maestro?
ALFREDO Vi fia grato?
VIOLETTA Sì.
ALFREDO Sì?… L’ho in cor.
MARCHESE Dunque, attenti.
TUTTI Sì, attenti al cantor.
ALFREDO Libiam ne’ lieti calici
che la bellezza infiora,
e la fuggevol ora
s’inebri a voluttà.
Libiam ne’ dolci fremiti
che suscita l’amore,
poiché quell’occhio al core
onnipotente va.
TUTTI Libiamo, amor fra i calici
più caldi baci avrà.
VIOLETTA Tra voi saprò dividere
il tempo mio giocondo.
Tutto è follia nel mondo
ciò che non è piacer.
Godiam, fugace e rapido
è il gaudio dell’amore.
È un fior che nasce e muore,
né più si può goder.
TUTTI Godiam, c’invita un fervido
accento lusinghier.
Godiam, la tazza e il cantico
la notte abbella e il riso.
In questo paradiso
ne scopra il nuovo dì.
VIOLETTA La vita è nel tripudio.
ALFREDO Quando non s’ami ancora.
VIOLETTA Nol dite a chi l’ignora.
ALFREDO È il mio destin così.
TUTTI Godiam, la tazza e il cantico
la notte abbella e il riso.
In questo paradiso
ne scopra il nuovo dì.
Che è ciò?
VIOLETTA Non gradireste ora le danze?
TUTTI Oh, il gentil pensier! Tutti accettiamo.
VIOLETTA Usciamo dunque… Ohimè!
TUTTI Che avete?
VIOLETTA Nulla,
nulla.
TUTTI Che mai v’arresta?
VIOLETTA Usciamo… Oh Dio!
TUTTI Ancora!
ALFREDO Voi soffrite?
TUTTI Oh ciel!… Ch’è questo?
VIOLETTA Un tremito che provo… or là passate.
Tra poco anch’io sarò…
TUTTI Come bramate.
SCENA 3
Alfredo, Violetta, Gastone
VIOLETTA Oh qual pallor!… Voi, qui!
ALFREDO Cessata è l’ansia
che vi turbò?
VIOLETTA Sto meglio.
ALFREDO Ah, in cotal guisa
v’ucciderete… aver v’è d’uopo cura
dell’esser vostro.
VIOLETTA E lo potrei?
ALFREDO Se mia
foste, custode io veglierei pe’ vostri
soavi dì.
VIOLETTA Che dite, ha forse alcuno
cura di me?
ALFREDO Perché nessuno al mondo
v’ama
VIOLETTA Nessun?
ALFREDO Tranne sol io.
VIOLETTA Gli è vero?
Sì grande amor dimenticato avea.
ALFREDO Ridete!… e in voi v’ha un core?
VIOLETTA Un cor? Sì, forse… e a che lo richiedete?
ALFREDO Oh, se ciò fosse, non potreste allora
celiar.
VIOLETTA Dite davvero?
ALFREDO Io non v’inganno.
VIOLETTA Da molto è che mi amate?
ALFREDO Ah sì, da un anno.
ALFREDO Un dì, felice, eterea,
mi balenaste innante,
e da quel dì tremante
vissi d’ignoto amor.
Di quell’amor ch’è palpito
dell’universo intero,
misterïoso, altero,
croce e delizia al cor.
VIOLETTA Ah, se ciò è ver, fuggitemi.
Solo amistade io v’offro.
Amar non so, né soffro
un così eroico ardor.
Io sono franca, ingenua;
altra cercar dovete.
Non arduo troverete
dimenticarmi allor.
GASTONE Ebben? Che diavol fate?
VIOLETTA Si foleggiava.
GASTONE Sta ben, restate.
VIOLETTA Amor dunque non più. Vi garba il patto?
ALFREDO Io v’obbedisco. Parto.
VIOLETTA A tal giungeste?
Prendete questo fiore.
ALFREDO Perché?
VIOLETTA Per riportarlo…
ALFREDO Quando?
VIOLETTA Quando
sarà appassito.
ALFREDO Allor, domani.
VIOLETTA Ebbene,
domani.
ALFREDO Io son felice!
VIOLETTA D’amarmi dite ancora?
ALFREDO Oh, quanto v’amo!
VIOLETTA Partite?
ALFREDO Parto.
VIOLETTA Addio.
ALFREDO Di più non bramo.
SCENA 4
Tutti
TUTTI Si ridesta in ciel l’aurora,
e n’è forza di partir.
Mercé a voi, gentil signora,
mercé a voi, gentil signora,
di sì splendido gioir.
La città di feste è piena,
volge il tempo dei piacer;
nel riposo ancor la lena
si ritempri per goder!
SCENA 5
VIOLETTA È strano!… È strano! In core
scolpiti ho quegli accenti.
Saria per me sventura un serio amore?
Che risolvi, o turbata anima mia?
Null’uomo ancora t’accendeva… Oh gioia
ch’io non conobbi, essere amata amando!
E sdegnarla poss’io
per l’aride follie del viver mio?
Ah, fors’è lui che l’anima
solinga ne’ tumulti
godea sovente pingere
de’ suoi colori occulti!
Lui che modesto e vigile
all’egre soglie ascese,
e nuova febbre accese,
destandomi all’amor.
A quell’amor ch’è palpito
dell’universo intero,
misterïoso, altero,
croce e delizia al cor.
A me fanciulla, un candido
e trepido desire
questi effigiò dolcissimo
signor dell’avvenire.
Quando ne’ cieli il raggio
di sua beltà vedea,
e tutta me pascea
di quel divino error.
Follie!… Follie! Delirio vano è questo!
In quai sogni mi perdo,
povera donna, sola,
abbandonata in questo
popoloso deserto
che appellano Parigi.
Che spero or più? Che far degg’io?… Gioire,
di voluttà nei vortici finire.
Sempre libera degg’io
trasvolar di gioia in gioia,
perché ignoto al viver mio
nulla passi del piacer.
Nasca il giorno, o il giorno muoia,
sempre me la stessa trovi,
le carezze a me rinnovi
ma non muti il mio pensier.

 

SCENA 1
Alfredo
ALFREDO Lunge da lei per me non v’ha diletto!
Volaron già tre lune
dacché la mia Violetta
agi per me lasciò, dovizie, onori,
e le pompose feste,
ove, agli omaggi avvezza,
vedea schiavo ciascun di sua bellezza.
Ed or, contenta in questi ameni luoghi,
tutto scorda per me. Qui presso a lei
io rinascer mi sento,
e dal soffio d’amor rigenerato
scordo ne’ gaudii suoi tutto il passato.
De’ miei bollenti spiriti
il giovanile ardore
ella temprò col placido
sorriso dell’amore.
Dal dì che disse: vivere
io voglio a te fedel,
dell’universo immemore
io vivo quasi in ciel.
SCENA 2
Alfredo, Annina
ALFREDO Annina, donde vieni?
ANNINA Da Parigi.
ALFREDO Chi te’l commise?
ANNINA Fu la mia signora.
ALFREDO Perché?
ANNINA Per alienar cavalli, cocchi,
e quanto ancor possiede.
ALFREDO Che mai sento!
ANNINA Lo spendio è grande a viver qui solinghi.
ALFREDO E tacevi?
ANNINA Mi fu il silenzio imposto.
ALFREDO Imposto! Or v’abbisogna?
ANNINA Mille luigi.
ALFREDO Or vanne… andrò a Parigi…
Questo colloquio ignori la signora.
Il tutto valgo a riparare ancora.
SCENA 3
Alfredo
ALFREDO Oh mio rimorso! Oh infamia!
E vissi in tale errore?
Ma il turpe sogno a frangere
il ver mi balenò.
Per poco in seno acquétati,
o grido dell’onore,
M’avrai securo vindice,
quest’onta laverò.
SCENA 4
Violetta, Annina, Giuseppe
VIOLETTA Alfredo?
ANNINA Per Parigi or or partiva.
VIOLETTA E tornerà?
ANNINA Pria che tramonti il giorno.
Dirvel m’impose.
VIOLETTA È strano!
GIUSEPPE Per voi…
VIOLETTA Sta bene. In breve
giungerà un uom d’affari. Entri all’istante.
SCENA 5
Violetta, Germont, Giuseppe
VIOLETTA Scopriva Flora il mio ritiro,
e m’invita a danzar per questa sera!
Invan m’aspetterà.
GIUSEPPE Giunse un signore.
VIOLETTA (Ah, sarà lui che attendo.)
GERMONT Madamigella Valéry?
VIOLETTA Son io.
GERMONT D’Alfredo il padre in me vedete.
VIOLETTA Voi!
GERMONT Sì, dell’incauto, che a ruina corre,
ammaliato da voi.
VIOLETTA Donna son io, signore, ed in mia casa.
Ch’io vi lasci assentite,
più per voi che per me.
GERMONT (Quai modi!) Pure…
VIOLETTA Tratto in error voi foste.
GERMONT De’ suoi beni
dono vuol farvi.
VIOLETTA Non l’osò finora…
Rifiuterei.
GERMONT Pur tanto lusso.
VIOLETTA A tutti
è mistero quest’atto. A voi nol sia.
GERMONT D’ogni vostro avere pensate di spogliarvi?
Ah, il passato perché, perché v’accusa?
VIOLETTA Più non esiste. Or amo Alfredo, e Dio
lo cancellò col pentimento mio.
GERMONT Nobili sensi invero.
VIOLETTA Oh, come dolce
mi suona il vostro accento!
GERMONT Ed a tai sensi
un sacrifizio chieggo.
VIOLETTA Ah no, tacete…
terribil cosa chiedereste, certo…
troppo…
GERMONT D’Alfredo il padre,
la sorte, l’avvenir domanda or qui
de’ suoi due figli.
VIOLETTA Di due figli?
GERMONT Sì.
Pura siccome un angelo
Iddio mi die’ una figlia.
Se Alfredo nega riedere
in seno alla famiglia,
l’amato e amante giovane,
cui sposa andar dovea,
or si ricusa al vincolo
che lieti ne rendea.
Deh, non mutate in triboli
le rose dell’amor.
A’ preghi miei resistere
non voglia il vostro cor.
VIOLETTA Ah, comprendo… dovrò per alcun tempo
da Alfredo allontanarmi… doloroso
fora per me… pur…
GERMONT Non è ciò che chiedo.
VIOLETTA Cielo! Che più cercate? Offersi assai.
GERMONT Pur non basta
VIOLETTA Volete che per sempre
a lui rinunzi?
GERMONT È d’uopo!
VIOLETTA No, giammai.
Non sapete quale affetto
vivo, immenso m’arda in petto?
Che né amici, né parenti
io non conto tra i viventi?
E che Alfredo m’ha giurato
che in lui tutto io troverò?
Non sapete che colpita
d’atro morbo è la mia vita?
Che già presso il fin ne vedo?
Ch’io mi separi da Alfredo!
Ah, il supplizio è sì spietato,
che morir preferirò.
GERMONT È grave il sacrifizio,
ma pur tranquilla udite.
Bella voi siete e giovane,
col tempo…
VIOLETTA Ah, più non dite!
V’intendo… m’è impossibile…
lui solo amar vogl’io…
GERMONT Sia pure, ma volubile
sovente è l’uom.
VIOLETTA Gran Dio!
GERMONT Un dì, quando le veneri
il tempo avrà fugate,
fia presto il tedio a sorgere.
Che sarà allor? Pensate,
per voi non avran balsamo
i più soavi affetti,
poiché dal ciel non furono
tai nodi benedetti…
VIOLETTA È vero!
GERMONT Ah, dunque sperdasi
tal sogno seduttore.
Siate di mia famiglia
l’angiol consolatore.
Violetta, deh, pensateci,
ne siete in tempo ancor.
È Dio che ispira, o giovine,
tai detti a un genitor.
VIOLETTA (Così alla misera, ch’è un dì caduta,
di più risorgere speme è perduta.
Se pur beneficio le indulga Iddio,
l’uomo implacabile per lei sarà)
Dite alla giovane, sì bella e pura,
ch’avvi una vittima della sventura,
cui resta un unico raggio di bene…
Che a lei il sacrifica, e che morrà!
GERMONT Sì, piangi, o misera. Supremo, il veggo,
è il sacrifizio ch’ora io ti chieggo.
Sento nell’anima già le tue pene.
Coraggio, e il nobile cor vincerà.
VIOLETTA Or imponete.
GERMONT Non amarlo ditegli.
VIOLETTA Nol crederà.
GERMONT Partite.
VIOLETTA Seguirammi.
GERMONT Allor…
VIOLETTA Qual figlia m’abbracciate, forte
così sarò. Tra breve ei vi fia reso,
ma afflitto oltre ogni dire… a suo conforto
di colà volerete.
GERMONT Or che pensate?
VIOLETTA Sapendol, v’opporreste al pensier mio.
GERMONT Generosa! E per voi che far poss’io?
VIOLETTA Morrò! La mia memoria
non fia ch’ei maledica,
se le mie pene orribili
vi sia chi almen gli dica.
Conosca il sacrifizio
ch’io consumai d’amor,
che sarà suo fin l’ultimo
sospiro del mio cor.
GERMONT No, generosa, vivere,
e lieta voi dovrete.
Mercé di queste lacrime,
dal cielo un giorno avrete;
premiato il sacrifizio
sarà del vostro cor.
D’un opra così nobile
andrete fiera allor.
VIOLETTA Qui giunge alcun, partite!
GERMONT Ah, grato v’è il cor mio!
VIOLETTA Non ci vedrem più forse.
GERMONT, VIOLETTA Siate felice… Addio!
SCENA 6
Violetta, Annina, Alfredo
VIOLETTA Dammi tu forza, o cielo!
ANNINA Mi chiedeste?
VIOLETTA Sì, reca tu stessa
questo foglio… Silenzio, va all’istante!
Ed ora si scriva a lui.
Che gli dirò? Chi men darà il coraggio?
ALFREDO Che fai?
VIOLETTA Nulla.
ALFREDO Scrivevi?
VIOLETTA No… sì…
ALFREDO Qual turbamento! A chi scrivevi?
VIOLETTA A te.
ALFREDO Dammi quel foglio.
VIOLETTA No, per ora…
ALFREDO Mi perdona… son io preoccupato.
VIOLETTA Che fu?
ALFREDO Giunse mio padre.
VIOLETTA Lo vedesti?
ALFREDO No, no, un severo scritto mi lasciava.
Ma verrà. T’amerà solo in vederti.
VIOLETTA Ch’ei qui non mi sorprenda.
Lascia che m’allontani. Tu lo calma…
ai piedi suoi mi getterò. Divisi
ei più non ne vorrà. Sarem felici…
perché tu m’ami, Alfredo, non è vero?
ALFREDO Oh quanto… perché piangi?
VIOLETTA Di lacrime avea d’uopo… or son tranquilla.
Lo vedi? Ti sorrido.
Sarò là, tra quei fior, presso a te sempre.
Amami, Alfredo, quant’io t’amo… Addio.
SCENA 7
Alfredo, Giuseppe, Commissionario
ALFREDO Ah, vive sol, quel core, all’amor mio!
È tardi, ed oggi forse
più non verrà mio padre.
GIUSEPPE La signora è partita.
L’attendeva un calesse, e sulla via
già corre di Parigi. Annina pure
prima di lei spariva.
ALFREDO Il so, ti calma.
GIUSEPPE (Che vuol dir ciò?)
ALFREDO Va forse d’ogni avere
ad affrettar la perdita… ma Annina
lo impedirà. Qualcuno è nel giardino!
Chi è là?
COMMISSIONARIO Il signor Germont?
ALFREDO Son io.
COMMISSIONARIO Una dama
da un cocchio, per voi, di qua non lunge,
mi diede questo scritto.
SCENA 8
Alfredo, Germont
ALFREDO Di Violetta! Perché son io commosso?
A raggiungerla forse ella m’invita…
Io tremo! Oh ciel, coraggio!
Alfredo, al giungervi di questo foglio…
Ah, padre mio!
GERMONT Mio figlio!
Oh, quanto soffri… tergi, ah tergi il pianto!
Ritorna di tuo padre orgoglio e vanto.
Di Provenza il mar, il suol, chi dal cor ti cancello?
Al natio fulgente sol, qual destino ti furò?
Oh, rammenta pur nel duol, ch’ivi gioia a te brillò,
e che pace colà sol su te splendere ancor può.
Dio mi guidò!
Ah, il tuo vecchio genitor tu non sai quanto soffrì!
Te lontano, di squallor il suo tetto si coprì.
Ma se alfin ti trovo ancor, se in me speme non fallì,
se la voce dell’onor in te appien non ammutì,
Dio m’esaudì!
Né rispondi d’un padre all’affetto?
ALFREDO Mille furie divoranmi il petto.
Mi lasciate!
GERMONT Lasciarti!
ALFREDO (Oh vendetta!)
GERMONT Non più indugi, partiamo, t’affretta.
ALFREDO (Ah, fu Douphol!)
GERMONT M’ascolti tu?
ALFREDO No.
GERMONT Dunque invano trovato t’avrò!
No, non udrai rimproveri.
Copriam d’oblio il passato,
l’amor che m’ha guidato,
sa tutto perdonar.
Vieni, i tuoi cari in giubilo
con me rivedi ancora.
A chi penò finora
tal gioia non niegar.
Un padre ed una suora
t’affretta a consolar.
ALFREDO Ah, ell’è alla festa! Volisi
l’offesa a vendicar.
GERMONT Che dici? Ah, ferma!
SCENA 9
Flora, Marchese, Dottore
FLORA Avrem lieta di maschere la notte.
N’è duce il Viscontino.
Vïoletta ed Alfredo anco invitai.
MARCHESE La novità ignorate?
Vïoletta e Germont sono disgiunti.
DOTTORE, FLORA Fia vero?
MARCHESE Ella verrà qui col Barone.
DOTTORE Li vidi ieri… ancor parean felici.
FLORA Silenzio, dite?
TUTTI Giungono gli amici.
SCENA 10
Zingare, Flora, Marchese
ZINGARE Noi siamo zingarelle
venute da lontano.
D’ognuno sulla mano
leggiamo l’avvenir.
Se consultiam le stelle
null’avvi a noi d’oscuro,
e i casi del futuro
possiamo altrui predir.
ZINGARA I Vediamo?… Voi, signora,
rivali alquante avete…
ZINGARA II Marchese, voi non siete
model di fedeltà.
FLORA Fate il galante ancora?
Ben, vo’ me la paghiate.
MARCHESE Che dianci vi pensate?
L’accusa è falsità.
FLORA La volpe lascia il pelo,
non abbandona il vizio.
Marchese mio, giudizio
o vi farò pentir.
TUTTI Su via, si stenda un velo
sui fatti del passato.
Già quel ch’è stato è stato,
badiamo all’avvenir.
SCENA 11
Gastone, Mattadori
GASTONE, MATTADORI Di Madride noi siam mattadori,
siamo i prodi del circo de’ tori.
Testè giunti a godere del chiasso
che a Parigi si fa pel bue grasso,
E una storia, se udire vorrete,
quali amanti noi siamo saprete.
GLI ALTRI Sì, sì, bravi! Narrate, narrate,
con piacere l’udremo.
GASTONE, MATTADORI Ascoltate.
È Piquillo un bel gagliardo
Biscaglino mattador.
Forte il braccio, fiero il guardo,
delle giostre egli è signor.
D’andalusa giovinetta
follemente innamorò.
Ma la bella ritrosetta
così al giovane parlò:
Cinque tori in un sol giorno
vo’ vederti ad atterrar.
E, se vinci, al tuo ritorno
mano e cor ti vo’ donar.
Sì, gli disse, e il mattadore
alle giostre mosse il piè.
Cinque tori, vincitore
sull’arena egli stendè.
GLI ALTRI Bravo, bravo il mattadore,
ben gagliardo si mostrò.
Se alla giovane l’amore
in tal guisa egli provò.
GASTONE, MATTADORI Poi, tra plausi, ritornato
alla bella del suo cor,
colse il premio disïato
tra le braccia dell’amor.
GLI ALTRI Con tai prove i mattadori
san le belle conquistar.
GASTONE, MATTADORI Ma qui son più miti i cori,
a noi basta folleggiar.
TUTTI Sì, sì, allegri! Or pria tentiamo
della sorte il vario umor.
La palestra dischiudiamo
agli audaci giocator.
SCENA 12
Alfredo, Flora, Barone, Gastone, Violetta, Servo
TUTTI Alfredo! Voi!
ALFREDO Sì, amici
FLORA Violetta?
ALFREDO Non ne so.
TUTTI Ben disinvolto! Bravo! Or via, giuocar si può.
FLORA Qui desïata giungi.
VIOLETTA Cessi al cortese invito.
FLORA Grata vi son, Barone, d’averlo pur gradito.
BARONE Germont è qui, il vedete?
VIOLETTA Cielo, egli è vero! Il vedo.
BARONE Da voi non un sol detto si volga a questo Alfredo.
VIOLETTA (Ah, perché venni, incauta! Pietà di me, gran Dio!)
FLORA Meco t’assidi, narrami… quai novità vegg’io?
ALFREDO Un quattro!
GASTONE Ancora hai vinto.
ALFREDO Sfortuna nell’amore
vale fortuna al giuoco.
TUTTI È sempre vincitore!
ALFREDO Oh, vincerò stasera, e l’oro guadagnato
poscia a goder fra’ campi ritornerò beato.
FLORA Solo?
ALFREDO No, no, con tale che vi fu meco ancor,
poi mi sfuggìa…
VIOLETTA (Mio Dio!)
GASTONE (Pietà di lei!)
BARONE Signor!
VIOLETTA Frenatevi, o vi lascio.
ALFREDO Barone, m’appellaste?
BARONE Siete in sì gran fortuna,
che al giuoco mi tentaste.
ALFREDO Sì? La disfida accetto.
VIOLETTA (Che fia? morir mi sento!)
BARONE Cento luigi a destra.
ALFREDO Ed alla manca cento.
GASTONE Un asso… un fante… hai vinto!
BARONE Il doppio?
ALFREDO Il doppio sia.
GASTONE Un quattro.. un sette…
TUTTI Ancora!
ALFREDO Pur la vittoria è mia!
CORO Bravo davver! La sorte è tutta per Alfredo!
FLORA Del villeggiar la spesa
farà il Baron, già il vedo.
ALFREDO Seguite pur.
SERVO La cena è pronta.
CORO Andiamo.
ALFREDO Se continuar v’aggrada…
BARONE Per ora nol possiamo.
Più tardi la rivincita.
ALFREDO Al gioco che vorrete.
BARONE Seguiam gli amici, poscia…
ALFREDO Sarò qual mi vorrete.
SCENA 13
Violetta, Alfredo
VIOLETTA Invitato a qui seguirmi,
verrà desso? Vorrà udirmi?
Ei verrà… ché l’odio atroce
puote in lui più di mia voce.
ALFREDO Mi chiamaste? Che bramate?
VIOLETTA Questi luoghi abbandonate,
un periglio vi sovrasta.
ALFREDO Ah, comprendo! Basta… basta…
E sì vile mi credete?
VIOLETTA Ah no, mai.
ALFREDO Ma che temete?
VIOLETTA Tremo sempre del Barone…
ALFREDO È tra noi mortal quistione.
S’ei cadrà per mano mia,
un sol colpo vi torrìa
coll’amante il protettore.
V’atterrisce tal sciagura?
VIOLETTA Ma s’ei fosse l’uccisore?
Ecco l’unica sventura
ch’io pavento a me fatale.
ALFREDO La mia morte! Che ven cale?
VIOLETTA Deh, partite, e sull’istante.
ALFREDO Partirò, ma giura innante
che dovunque seguirai
i miei passi.
VIOLETTA Ah, no, giammai.
ALFREDO No! Giammai!
VIOLETTA Va’, sciagurato.
Scorda un nome ch’è infamato.
Va’, mi lascia sul momento.
Di fuggirti un giuramento
sacro io feci.
ALFREDO E chi potea?
VIOLETTA Chi diritto pien ne avea.
ALFREDO Fu Douphol?
VIOLETTA Sì.
ALFREDO Dunque l’ami?
VIOLETTA Ebben… l’amo…
ALFREDO Or tutti a me.
SCENA 14
Violetta, Alfredo, Tutti
TUTTI Ne appellaste? Che volete?
ALFREDO Questa donna, conoscete?
TUTTI Chi, Violetta?
ALFREDO Che facesse
non sapete?
VIOLETTA Ah, taci
TUTTI No.
ALFREDO Ogni suo aver tal femmina
per amor mio sperdea.
Io cieco, vile, misero,
tutto accettar potea.
Ma è tempo ancora; tergermi
da tanta macchia bramo.
Qui testimoni vi chiamo
che qui pagata io l’ho.
SCENA 15
Germont, Violetta, Alfredo, Tutti
TUTTI Oh, infamia orribile
tu commettesti!
Un cor sensibile
così uccidesti!
Di donne ignobile
insultator,
di qui allontanati,
ne desti orror.
GERMOT Di sprezzo, degno se stesso rende
chi pur nell’ira la donna offende.
Dov’è mio figlio? Più non lo vedo.
In te più Alfredo trovar non so.
(Io sol fra tanti so qual virtude
di quella misera il sen racchiude.
Io so che l’ama, che gli è fedele.
Eppur, crudele, tacer dovrò.)
ALFREDO (Ah sì! Che feci? Ne sento orrore.
Gelosa smania, deluso amore
mi strazia l’alma, più non ragiono.
Da lei perdono più non avrò.
Volea fuggirla… non ho potuto.
Dall’ira spinto son qui venuto.
Or che lo sdegno ho disfogato,
me sciagurato, rimorso n’ho.
VIOLETTA Alfredo, Alfredo, di questo core
non puoi comprendere tutto l’amore.
Tu non conosci che fino a prezzo
del tuo disprezzo provato io l’ho.
Ma verrà giorno in che il saprai.
Com’io t’amassi confesserai.
Dio dai rimorsi ti salvi allora.
Io spenta ancora pur t’amerò.
BARONE A questa donna l’atroce insulto
qui tutti offese, ma non inulto
fia tanto oltraggio. Provar vi voglio
che tanto orgoglio fiaccar saprò.
TUTTI Ahi quanto peni! Ma pur fa core!
Qui soffre ognuno del tuo dolore,
fra cari amici qui sei soltanto.
Rasciuga il pianto che t’inondò.

 

SCENA 1
Violetta, Annina
VIOLETTA Annina?
ANNINA Comandate!
VIOLETTA Dormivi, poveretta?
ANNINA Sì, perdonate.
VIOLETTA Dammi d’acqua un sorso.
Osserva, è pieno il giorno?
ANNINA Son sett’ore.
VIOLETTA Dà accesso a un po’ di luce…
ANNINA Il signor di Grenvil!
VIOLETTA Oh, il vero amico!
Alzar mi vo’. M’aita.
SCENA 2
Violetta, Annina, Dottore
VIOLETTA Quanta bontà! Pensaste a me per tempo!
DOTTORE Or come vi sentite?
VIOLETTA Soffre il mio corpo, ma tranquilla ho l’alma.
Mi confortò ier sera un pio ministro.
Religione è sollievo a’ sofferenti.
DOTTORE E questa notte?
VIOLETTA Ebbi tranquillo il sonno.
DOTTORE Coraggio adunque, la convalescenza
non è lontana.
VIOLETTA Oh, la bugia pietosa
a’ medici è concessa.
DOTTORE Addio… a più tardi.
VIOLETTA Non mi scordate.
ANNINA Come va, signore?
DOTTORE La tisi non le accorda che poch’ore.
SCENA 3
Violetta, Annina
ANNINA Or fate cor.
VIOLETTA Giorno di festa è questo?
ANNINA Tutta Parigi impazza. È carnevale.
VIOLETTA Oh, nel comun tripudio, sallo Iddio
quanti infelici gemon! Quale somma
v’ha in quello stipo?
ANNINA Venti luigi.
VIOLETTA Dieci ne reca ai poveri tu stessa.
ANNINA Poco rimanvi allora.
VIOLETTA Oh, mi sarà bastante!
Cerca poscia mie lettere.
ANNINA Ma voi?
VIOLETTA Nulla occorrà. Sollecita, se puoi.
SCENA 4
Violetta, Coro
VIOLETTA Teneste la promessa… la disfida
ebbe luogo. Il barone fu ferito,
però migliora. Alfredo
è in stranio suolo; il vostro sacrifizio
io stesso gli ho svelato.
Egli a voi tornerà pel suo perdono.
Io pur verrò. Curatevi, mertate
un avvenir migliore.
Giorgio Germont. È tardi!
Attendo, attendo… né a me giungon mai!
Oh, come son mutata.
Ma il dottore a sperar pure m’esorta.
Ah, con tal morbo ogni speranza è morta!
Addio, del passato bei sogni ridenti,
le rose del volto già son pallenti.
L’amore d’Alfredo pur esso mi manca,
conforto, sostegno dell’anima stanca.
Ah, della Traviata sorridi al desio,
a lei, deh, perdona, tu accoglila, o Dio.
Or tutto finì.
Le gioie, i dolori tra poco avran fine.
La tomba ai mortali di tutto è confine.
Non lagrima o fiore avrà la mia fossa,
non croce col nome che copra quest’ossa.
CORO BACCANALE
CORO BACCANALE Largo al quadrupede
sir della festa,
di fiori e pampini
cinto la testa.
Largo al più docile
d’ogni cornuto,
di corni e pifferi
abbia il saluto.
Parigini, date passo
al trionfo del bue grasso.
L’Asia, né l’Africa
vide il più bello,
vanto ed orgoglio
d’ogni macello.
Allegre maschere,
pazzi garzoni,
tutti plauditelo
con canti e suoni.
SCENA 5
Violetta, Annina
ANNINA Signora.
VIOLETTA Che t’accadde?
ANNINA Quest’oggi, è vero, vi sentite meglio?
VIOLETTA Sì, perché?
ANNINA D’esser calma promettete?
VIOLETTA Sì, che vuoi dirmi?
ANNINA Prevenir vi volli.
Una gioia improvvisa…
VIOLETTA Una gioia, dicesti?
ANNINA Sì, o signora.
VIOLETTA Alfredo! Ah, tu il vedesti! Ei vien, l’affretta!
SCENA 6
Violetta, Alfredo, Annina
VIOLETTA Alfredo? Amato Alfredo!
ALFREDO Mia Violetta!
Colpevol sono… so tutto, o cara.
VIOLETTA Io so che alfine reso mi sei!
ALFREDO Da questo palpito s’io t’ami impara,
Senza te esistere più non potrei.
VIOLETTA Ah, s’anco in vita m’hai ritrovata,
credi che uccidere non può il dolor.
ALFREDO Scorda l’affanno, donna adorata,
a me perdona e al genitor.
VIOLETTA Ch’io ti perdoni? La rea son io.
Ma solo amore tal mi rendè.
ALFREDO Null’uomo o demone, angelo mio,
mai più staccarti potrà da me.
Parigi, o cara, noi lasceremo,
La vita uniti trascorreremo.
De’ corsi affanni compenso avrai,
La tua salute rifiorirà.
Sospiro e luce tu mi sarai,
tutto il futuro ne arriderà.
VIOLETTA Null’uomo o demone, angelo mio,
mai più staccarti potrà da me.
Parigi, o caro, noi lasceremo,
La vita uniti trascorreremo.
De’ corsi affanni compenso avrai,
La mia salute rifiorirà.
Sospiro e luce tu mi sarai,
tutto il futuro ne arriderà.
VIOLETTA Ah, non più… a un tempio, Alfredo, andiamo
del tuo ritorno grazie rendiamo.
ALFREDO Tu impallidisci!
VIOLETTA È nulla, sai?
Gioia improvvisa non entra mai
senza turbarlo in mesto core.
ALFREDO Gran Dio! Violetta!
VIOLETTA È il mio malore.
Fu debolezza… ora son forte.
Vedi? Sorrido.
ALFREDO (Ahi, cruda sorte!)
VIOLETTA Fu nulla. Annina, dammi a vestire.
ALFREDO Adesso! Attendi.
VIOLETTA No, voglio uscire.
Gran Dio, non posso!
ALFREDO (Cielo! Che vedo!)
Va pel dottor.
VIOLETTA Digli… che Alfredo
è ritornato all’amor mio.
Digli che vivere ancor vogl’io.
Ma se tornando non m’hai salvato,
a niuno in terra salvarmi è dato.
SCENA 7
Violetta, Alfredo
VIOLETTA Gran Dio! morir sì giovane,
io che penato ho tanto!
Morir sì presso a tergere
il mio sì lungo pianto!
Ah, dunque fu delirio
la cruda mia speranza.
Invano di costanza
armato avrò il mio cor!
Alfredo, oh, il crudo termine
serbato al nostro amor!
ALFREDO Oh mio sospiro, oh palpito
diletto del cor mio!
Le mie colle tue lagrime
confondere degg’io.
Or più che mai nostr’anime
han d’uopo di costanza.
Ah! tutto alla speranza
non chiudere il tuo cor!
Violetta mia, deh calmati,
m’uccide il tuo dolor.
SCENA ULTIMA
Violetta, Alfredo, Annina, Germont, Dottore
GERMONT Ah, Violetta!
VIOLETTA Voi, Signor!
ALFREDO Mio padre!
VIOLETTA Non mi scordaste?
GERMONT La promessa adempio.
A stringervi qual figlia vengo al seno,
o generosa.
VIOLETTA Ohimè, tardi giungeste!
Pure, grata ven sono.
Grenvil, vedete? Tra le braccia io spiro
di quanti ho cari al mondo.
GERMONT Che mai dite!
(Oh cielo! È ver!)
ALFREDO La vedi, padre mio?
GERMONT Di più non lacerarmi.
Troppo rimorso l’alma mi divora.
Quasi fulmin m’atterra ogni suo detto.
Oh, malcauto vegliardo!
Ah, tutto il mal ch’io feci ora sol vedo!
VIOLETTA Prendi, quest’è l’immagine
de’ miei passati giorni,
a rammentar ti torni
colei che sì t’amò.
Se una pudica vergine
degli anni suoi nel fiore
a te donasse il core,
sposa ti sia… lo vo’.
Le porgi questa effigie.
Dille che dono ell’è
di chi nel ciel tra gli angeli
Prega per lei, per te.
ALFREDO No, non morrai, non dirmelo,
dei viver, amor mio.
A strazio così orribile
qui non mi trasse Iddio
Sì presto, ah no, dividerti
morte non può da me.
Ah, vivi, o un solo feretro
m’accoglierà con te.
GERMONT Cara, sublime vittima
d’un disperato amore,
perdonami lo strazio
recato al tuo bel core.
GERMONT, DOTTORE, ANNINA Finché avrà il ciglio lacrime
io piangerò per te.
Vola à beati spiriti,
Iddio ti chiama a se.
VIOLETTA È strano…
TUTTI Che!
VIOLETTA Cessarono
gli spasmi del dolore.
In me rinasce… m’agita
insolito vigore…
Ah, io ritorno a vivere!
Oh gioia!
TUTTI Oh cielo, muor!
ALFREDO Violetta?
ANNINA, GERMONT Oh Dio, soccorrasi!
DOTTORE È spenta!
TUTTI Oh rio dolor!