MIMÌ – La Bohème – Puccini

MIMÌ

LA BOHÈME
Libretto by Giuseppe Giacosa, Luigi Illica for Giacomo Puccini

 

 

 

 

 

Scusi
Di grazia, mi si è spento il lume.
Vorrebbe…
Non occorre.
No… nulla.
Il respir… Quelle scale…
Sì.
Grazie…
Poco, poco.
Grazie.
Ora permetta
che accenda il lume. È tutto passato.
Sì.
Grazie. Buona sera.
Oh, sventata!
La chiave della stanza
dove l’ho lasciata?
Oh Dio! Torni ad accenderlo.
E la chiave ove sarà?…
Disgraziata!
E la chiave ove sarà?…
Importuna è la vicina…
Cerchi.
Ove sarà?
L’ha trovata?
Mi parve…
Cerca?
Mi chiamano Mimì,
ma il mio nome è Lucia.
La storia mia
è breve. A tela o a seta
ricamo in casa e fuori…
Son tranquilla e lieta
ed è mio svago
far gigli e rose.
Mi piaccion quelle cose
che han sì dolce malìa,
che parlano d’amor, di primavere,
di sogni e di chimere,
quelle cose che han nome poesia…
Lei m’intende?
Mi chiamano Mimì,
il perché non so.
Sola, mi fo
il pranzo da me stessa.
Non vado sempre a messa,
ma prego assai il Signore.
Vivo sola, soletta
là in una bianca cameretta:
guardo sui tetti e in cielo;
ma quando vien lo sgelo
il primo sole è mio
il primo bacio dell’aprile è mio!
Germoglia in un vaso una rosa…
Foglia a foglia la spio!
Cosi gentile
il profumo d’un fiore!
Ma i fior ch’io faccio, ahimè! non hanno odore.
Altro di me non le saprei narrare.
Sono la sua vicina
che la vien fuori d’ora a importunare.
Ah! tu sol comandi, amor!…
(Oh! come dolci scendono
le sue lusinghe al core…
tu sol comandi, amore!…)
No, per pietà!
V’aspettan gli amici…
Vorrei dir… ma non oso…
Se venissi con voi?
Vi starò vicina!
Curioso!
Obbedisco, signor!
Io t’amo!
Amor!

 

Andiamo.
Andiamo per la cuffietta?
A te mi stringo…
Mi sta bene questa cuffietta rosa?
Bel vezzo di corallo!
Sei geloso?
Sei felice?
Al caffè
È pur ben vestita!
La conosci! Chi è?
Io t’amo tanto,
e son tutta tua!…
Ché mi parli di perdono?
Io vedo ben…
che quella poveretta,
tutta invaghita di Marcel,
tutta invaghita ell’è!
Quell’infelice
mi muove a pietà!
T’amo!
Quell’infelice mi muove a pietà!
L’amor ingeneroso è tristo amor!
Quell’infelice mi muove a pietà!
Io vedo ben
ell’è invaghita di Marcello!

 

MIMÌ CON MARCELLO
Sa dirmi, scusi, qual è l’osteria…
dove un pittor lavora?
Grazie.
O buona donna, mi fate il favore
di cercarmi il pittore
Marcello? Ho da parlargli. Ho tanta fretta.
Ditegli, piano, che Mimì lo aspetta.
Son io. Speravo di trovarti qui.
C’è
Rodolfo?
Non posso entrar.
O buon Marcello, aiuto!
Rodolfo m’ama. Rodolfo m’ama
mi fugge e si strugge per gelosia.
Un passo, un detto,
un vezzo, un fior lo mettono in sospetto…
Onde corrucci ed ire.
Talor la notte fingo di dormire
e in me lo sento fiso
spiarmi i sogni in viso.
Mi grida ad ogni istante:
Non fai per me, prenditi un altro amante.
Ahimè! In lui parla il rovello;
lo so, ma che rispondergli, Marcello?
Dite bene. Lasciarci conviene.
Aiutateci voi; noi s’è provato
più volte, ma invano.
Fate voi per il meglio.
Dorme?
Da ieri ho l’ossa rotte.
Fuggì da me stanotte
dicendomi: È finita.
A giorno sono uscita
e me ne venni a questa
volta.
Ch’ei non mi veda!
MIMÌ CON RODOLFO
No, quel tanfo mi soffoca!
Addio.
D’onde lieta uscì
al tuo grido d’amore,
torna sola Mimì
al solitario nido.
Ritorna un’altra volta
a intesser finti fior.
Addio, senza rancor.
Ascolta, ascolta.
Le poche robe aduna che lasciai
sparse. Nel mio cassetto
stan chiusi quel cerchietto
d’or e il libro di preghiere.
Involgi tutto quanto in un grembiale
e manderò il portiere…
Bada, sotto il guanciale
c’è la cuffietta rosa.
Se… vuoi… serbarla a ricordo d’amor!
Addio, senza rancor.
Addio, dolce svegliare alla mattina!
Addio, rabbuffi e gelosie!
Addio, sospetti!
Pungenti amarezze!
Soli d’inverno è cosa da morire!
Soli! Mentre a primavera
c’è compagno il sol!
Niuno è solo l’april.
Esce dai nidi un cinguettio gentile…
Al fiorir di primavera
c’è compagno il sol!
Chiacchieran le fontane
la brezza della sera.
Balsami stende sulle doglie umane.
Vuoi che spettiam
la primavera ancor?
Sempre tua per la vita…
Ci lasceremo alla stagion dei fior…
Vorrei che eterno
durasse il verno!
Ci lascerem alla stagion dei fior!

 

Rodolfo!
O mio Rodolfo!
Mi vuoi qui con te?
Mi sento assai meglio…
lascia ch’io guardi intorno.
Ah, come si sta bene qui!
Si rinasce, ancor sento la vita qui…
No! tu non mi lasci più!
Ho tanto freddo!…
Se avessi un manicotto! Queste mie mani
riscaldare non si potranno mai?
Ho un po’ di tosse!
Ci sono avvezza.
Buon giorno, Marcello,
Schaunard, Colline… buon giorno.
Tutti qui, tutti qui
sorridenti a Mimì.
Parlo piano,
non temere, Marcello,
date retta: è assai buona Musetta.
Tu non mi lasci?
Sono andati? Fingevo di dormire
perché volli con te sola restare.
Ho tante cose che ti voglio dire,
o una sola, ma grande come il mare,
come il mare profonda ed infinita…
Sei il mio amore e tutta la mia vita!
Son bella ancora?
Hai sbagliato il raffronto.
Volevi dir: bella come un tramonto.
«Mi chiamano Mimì,
il perché non so…».
La mia cuffietta…
Te lo rammenti quando sono entrata
la prima volta, là?
Il lume si era spento…
E a cercarla
tastoni ti sei messo!…
Mio bel signorino,
posso ben dirlo adesso:
lei la trovò assai presto…
Era buio; e il mio rossor non si vedeva..
«Che gelida manina…
Se la lasci riscaldar!…»
Era buio
e la man tu mi prendevi…
Nulla. Sto bene.
Sì, sì, perdona,
ora sarò buona.
Chi parla?
Oh, come è bello e morbido! Non più
le mani allividite. Il tepore
le abbellirà…
Sei tu
che me lo doni?
Tu, spensierato!
Grazie. Ma costerà.
Piangi? Sto bene…
Pianger così, perché?
Qui.. amor… sempre con te!
Le mani… al caldo… e… dormire.