MARCELLO – La Bohème – Puccini

MARCELLO

LA BOHÈME
Libretto by Giuseppe Giacosa, Luigi Illica for Giacomo Puccini

 

 

 

 

 

Questo Mar Rosso – mi ammollisce e assidera
come se addosso – mi piovesse in stille.
Per vendicarmi, affogo un Faraon!
Che fai?
Le sue rendite oneste
da un pezzo non riceve.
Rodolfo, io voglio dirti un mio pensier profondo:
ho un freddo cane.
Ho diacciate
le dita quasi ancora le tenessi immollate
giù in quella gran ghiacciaia che è il cuore di Musetta…
… e in fretta!
e la donna è l’alare…
… e l’altro sta a guardare.
e si muore d’inedia!
Aspetta… sacrifichiam la sedia!
Trovasti?
Bruciamo il Mar Rosso?
Vuoi leggerlo forse? Mi geli.
Gran cor!
Qua.
Accendi.
Che lieto baglior.
… al fuoco.
Presto. Questi intermezzi fan morire d’inedia.
Non far sussurro.
Giusto color!
Là c’eran baci!
Bello in allegra – vampa svanir.
Oh, Dio… già s’abbassa la fiamma.
Già scricchiola, increspasi, muore.
Abbasso, abbasso l’autore.
Sigari!
Le dovizie d’una fiera
il destin ci destinò.
ENTRA SCHAUNARD
Son pezzi di latta!…
Sta Luigi Filippo ai nostri pie’
Riscaldiamo
il camino!
Qua.
Pasticcio dolce!
Or le candele!
Mangiar senza tovaglia?
Il «Costituzional!»
La vigilia di Natal!
ENTRA BENOÎT
Chi è là?
Il padrone di casa!
Olà!
Date una sedia.
Vuol bere?
Ne ho piacere.
Alla sua salute!
Promisi ed or mantengo.
Ha visto? Or via,
resti un momento in nostra compagnia.
Dica: quant’anni ha,
caro signor Benoît?
L’altra sera al Mabil…
L’hanno colto
in peccato d’amore.
Neghi.
Bella donna!
Una quercia! Un cannone! Il crin ricciuto
e fulvo.
Ei gongolava arzillo, pettoruto.
E a lui cedea la femminil virtù.
Quest’uomo ha moglie
e sconce voglie
ha nel cor!
Fuor!
Si abbruci dello zucchero.
Silenzio!
Via signore! Via di qua!
… e buona sera a Vostra signoria.
ESCE BENOÎT
Ho pagato il trimestre.
Viva chi spende!
Là ci sono beltà scese dal cielo.
Or che sei ricco, bada alla decenza!
Orso, ravviati il pelo.
Andiamo.
Fa presto.
Se tardi, udrai che coro!
Occhio alla scala. Tienti
alla ringhiera.
Vien presto!
SULLA STRADA
Olà. Non senti?
Lumaca!
Che te ne fai lì solo?
Momus, Momus, Momus,
zitti e discreti andiamocene via.
Momus, Momus, Momus, il poeta
trovò la poesia.

 

Io pur mi sento in vena di gridar:
Chi vuol, donnine allegre, un po’ d’amor!
Facciamo insieme a vendere e a comprar!
Io dò ad un soldo il vergine mio cuor!
A cena!
Entrò da una modista.
Vogliamo una cena prelibata.
AL CAFFÈ
Lesto!
Dio, che concetti rari!
Un tacchino!
Signorina Mimì, che dono raro
le ha fatto il suo Rodolfo?
… secondo il palato è miele, o fiele!…
Qua del liquor!
E via i pensier, alti i bicchier!
Beviam!
Ch’io beva del tossico!
Essa.
ENTRA MUSETTA
Colla casta Susanna!
Domandatelo a me.
Il suo nome è Musetta;
cognome: Tentazione!
Per sua vocazione
fa la Rosa dei venti;
gira e muta soventi
e d’amanti e d’amore.
E come la civetta
è uccello sanguinario;
il suo cibo ordinario
è il cuore… Mangia il cuore!…
Per questo io non ne ho più…
Passatemi il ragù!
Gioventù mia,
tu non sei morta,
né di te morto è il sovvenir!
Se tu battessi alla mia porta,
t’andrebbe il mio core ad aprir!
Sirena!
Siamo all’asciutto
Come? Non ce n’è più?
Paga il signor!
Il Signor!
E dove s’è seduto
SULLA STRADA
Giunge la Ritirata!
Che il vecchio non ci veda
fuggir colla sua preda!
Quella folla serrata
il nascondiglio appresti!
Lesti, lesti, lesti!
Viva Musetta!
Cuor birichin!
Gloria ed onor,
onor e gloria
del quartier latin!
ritrovi il mio saluto!
Legatemi alla seggiola!

 

Che facevi, che dicevi
presso al fuoco a quel signore?
Al mio venire
hai mutato colore.
Vana, frivola, civetta!
Quel discorso asconde mire disoneste.
Io t’acconcio per le feste
se ti colgo a incivettire!
Bada, sotto il mio cappello
non ci stan certi ornamenti…
da zimbello
ai novizi intraprendenti.
Vana, frivola, civetta!
Ve n’andate? Vi ringrazio:
or son ricco divenuto. Vi saluto.
Son servo e me ne vo!
Vipera!
Strega!

 

In un coupé?
Ci ho gusto
davver !
Non batte? Bene! Io pur vidi…
Mimì.
Era in carrozza
vestita come una regina.
(Bugiardo, si strugge d’amor.)
Lavoriam.
Che infame pennello!
(Io non so come sia
che il mio pennel lavori
ed impasti colori
contro la voglia mia.
Se pingere mi piace
o cieli o terre o inverni o primavere,
egli mi traccia due pupille nere
e una bocca procace,
e n’esce di Musetta
e il viso ancor…
E n’esce di Musetta
il viso tutto vezzi e tutto frode.
Musetta intanto gode
e il mio cuor vil la chiama
e aspetta il vil mio cuor…)
L’ora del pranzo di ieri.
Ebben?
Del pan?
Questa è cuccagna
da Berlingaccio.
Duca, una lingua
di pappagallo?
C’è qualche trama?
Qualche mister?
Sì, bevi, io pappo!
Fiacco!
Leva il tacco!
No!
Sì! Sì!…
Minuetto.
Rispetti la modestia.
La prego.
Mentre incalza
la tenzone,
gira e balza
Rigodone.
ENTRANO MUSETTA E MIMÍ
Musetta
Nulla! Ah! miseria!
Lo so, lo so.
Sei buona, o mia Musetta.
Ho veduto il dottore!
Verrà; gli ho fatto fretta.
Ecco il cordial.
Verrà.
Coraggio !