Mozart – Così fan tutte

COSÌ FAN TUTTE

Dramma giocoso

Music: Wolfgang Amadeus Mozart
Libretto: Lorenzo Da Ponte
First performace: Vienna, 1790
Consulted source: printed libretto, Vienna,1790
Reference copy: Library of Congress – Washington D.C.
Image: Pietro Longhi, Il solletico, 1755, Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid

 

 

 

SCENA 1
Ferrando, Guilelmo, Don Alfonso
Terzetto
FERRANDO La mia Dorabella
capace non è:
fedel quanto bella
il cielo la fe’.
GUILELMO La mia Fiordiligi
tradirmi non sa,
uguale in lei credo
costanza e beltà.
DON ALFONSO Ho i crini già grigi,
ex cathedra parlo,
ma tali litigi
finiscano qua.
GUILELMO, FERRANDO No, detto ci avete
che infide esser ponno,
provar cel dovete,
se avete onestà.
DON ALFONSO Tai prove lasciamo…
GUILELMO, FERRANDO No no, le vogliamo:
o fuori la spada,
rompiam l’amistà.
DON ALFONSO Oh pazzo desire,
cercar di scoprire
quel mal che trovato
meschini ci fa.
GUILELMO, FERRANDO Sul vivo mi tocca
chi lascia di bocca
sortire un accento
che torto le fa.
Recitativo
GUILELMO Fuor la spada: scegliete
qual di noi più vi piace.
DON ALFONSO Io son uomo di pace,
e duelli non fo se non a mensa.
FERRANDO O battervi, o dir subito
perché d’infedeltà le nostre amanti
sospettate capaci.
DON ALFONSO Cara semplicità, quanto mi piaci!
FERRANDO Cessate di scherzar, o giuro al cielo…
DON ALFONSO Ed io, giuro alla terra,
non scherzo, amici miei;
solo saper vorrei
che razza d’animali
son queste vostre belle,
se han come tutti noi carne, ossa e pelle,
se mangian come noi, se veston gonne,
alfin se dee, se donne son…
GUILELMO, FERRANDO Son donne,
ma… son tali, son tali…
DON ALFONSO E in donne pretendete
di trovar fedeltà?
Quanto mi piaci mai, semplicità!
Terzetto
DON ALFONSO È la fede delle femmine
come l’araba Fenice.
Che vi sia ciascun lo dice,
dove sia nessun lo sa.
FERRANDO La Fenice è Dorabella.
GUILELMO La Fenice è Fiordiligi.
DON ALFONSO Non è questa, non è quella,
non fu mai, non vi sarà.
Recitativo
FERRANDO Scioccherie di poeti!
GUILELMO Scempiaggini di vecchi!
DON ALFONSO Or bene; udite,
ma senza andar in collera.
Qual prova avete voi, che ognor costanti
vi sien le vostre amanti;
chi vi fe’ sicurtà che invariabili
sono i lor cori?
FERRANDO Lunga esperienza…
GUILELMO Nobil educazion…
FERRANDO Pensar sublime…
GUILELMO Analogia d’umor…
FERRANDO Disinteresse…
GUILELMO Immutabil carattere…
FERRANDO Promesse…
GUILELMO Proteste…
FERRANDO Giuramenti…
DON ALFONSO Pianti, sospir, carezze, svenimenti.
Lasciatemi un po’ ridere…
FERRANDO Cospetto!
Finite di deriderci?
DON ALFONSO Pian piano.
E se toccar con mano
oggi vi fo che come l’altre sono?
GUILELMO Non si può dar.
FERRANDO Non è.
DON ALFONSO Giochiam.
FERRANDO Giochiamo.
DON ALFONSO Cento zecchini.
GUILELMO E mille, se volete.
DON ALFONSO Parola?
FERRANDO Parolissima.
DON ALFONSO E un cenno, un motto, un gesto
giurate di non far di tutto questo
alle vostre Penelopi.
FERRANDO Giuriamo.
DON ALFONSO Da soldati d’onore.
GUILELMO Da soldati d’onore.
DON ALFONSO E tutto quel farete
ch’io vi dirò di far.
FERRANDO Tutto.
GUILELMO Tuttissimo.
DON ALFONSO Bravissimi!
GUILELMO, FERRANDO Bravissimo,
signor Don Alfonsetto!
FERRANDO A spese vostre
or ci divertiremo.
GUILELMO E de’ cento zecchini che faremo?
Terzetto
FERRANDO Una bella serenata
far io voglio alla mia Dea.
GUILELMO In onor di Citerea
un convito io voglio far.
DON ALFONSO Sarò anch’io de’ convitati?
GUILELMO, FERRANDO Ci sarete, sì signor.
TUTTI E che brindis replicati
far vogliamo al dio d’amor!
SCENA 2
Fiordiligi, Dorabella
Duetto
FIORDILIGI Ah guarda, sorella,
se bocca più bella,
se aspetto più nobile
si può ritrovar.
DORABELLA Osserva tu un poco,
che foco ha ne’ sguardi!
Se fiamma, se dardi
non sembran scoccar.
FIORDILIGI Si vede un sembiante
guerriero, ed amante.
DORABELLA Si vede una faccia
che alletta, e minaccia.
FIORDILIGI Io sono felice.
DORABELLA Felice son io.
DORABELLA, FIORDILIGI Se questo mio core
mai cangia desio,
amore mi faccia
vivendo penar.
Recitativo
FIORDILIGI Mi par che stamattina volentieri
farei la pazzarella: ho un certo foco,
un certo pizzicor entro le vene…
Quando Guilelmo viene… se sapessi
che burla gli vo’ far!
DORABELLA Per dirti il vero
qualche cosa di nuovo
anch’io nell’alma provo: io giurerei
che lontane non siam dagli imenei.
FIORDILIGI Dammi la mano: io voglio astrolicarti.
Uh, che bell’emme! E questo
è un pi. Va bene: matrimonio presto.
DORABELLA Affé che ci avrei gusto!
FIORDILIGI Ed io non ci avrei rabbia.
DORABELLA Ma che diavol vuol dir che i nostri sposi
ritardano a venir? Son già le sei…
FIORDILIGI Eccoli.
SCENA 3
Fiordiligi, Dorabella, Don Alfonso
Recitativo
DORABELLA Non son essi: è Don Alfonso,
l’amico lor!
FIORDILIGI Ben venga
Il signor Don Alfonso.
DON ALFONSO Riverisco.
DORABELLA Cos’è? Perché qui solo? Voi piangete?
Parlate, per pietà! Che cosa è nato?
L’amante…
FIORDILIGI L’idol mio…
DON ALFONSO Barbaro fato!
Aria
DON ALFONSO Vorrei dir e cor non ho…
Balbettando il labbro va…
Fuor la voce uscir non può…
Ma mi resta mezza qua.
Che farete? Che farò?
Oh che gran fatalità!
Dar di peggio non si può…
Ho di voi, di lor pietà.
Recitativo
FIORDILIGI Stelle! Per carità, signor Alfonso,
non ci fate morir.
DON ALFONSO Convien armarvi,
figlie mie, di costanza.
DORABELLA Oh Dei! Qual male
è addivenuto mai, qual caso rio?
Forse è morto il mio bene?
FIORDILIGI È morto il mio?
DON ALFONSO Morti non son, ma poco men che morti.
DORABELLA Feriti?
DON ALFONSO No.
FIORDILIGI Ammalati?
DON ALFONSO Neppur.
FIORDILIGI Che cosa, dunque?
DON ALFONSO Al marzial campo
ordin regio li chiama.
FIORDILIGI, DORABELLA Ohimè! Che sento!
FIORDILIGI E partiran?
DON ALFONSO Sul fatto.
DORABELLA E non v’è modo
d’impedirlo?
DON ALFONSO Non v’è.
FIORDILIGI Né un solo addio?
DON ALFONSO Gl’infelici non hanno
coraggio di vedervi.
Ma se voi lo bramate,
son pronti…
DORABELLA Dove son?
SCENA 4
Fiordiligi, Dorabella, Don Alfonso, Guilelmo, Ferrando
Quintetto
GUILELMO Sento, oddio, che questo piede
è restio nel girle avanti.
FERRANDO Il mio labbro palpitante,
non può detto pronunziar.
DON ALFONSO Nei momenti i più terribili
sua virtù l’eroe palesa.
FIORDILIGI, DORABELLA Or che abbiam la nuova intesa,
a voi resta a fare il meno.
Fate core, a entrambe in seno
immergeteci l’acciar.
GUILELMO, FERRANDO Idol mio, la sorte incolpa
se ti deggio abbandonar.
DORABELLA Ah no, no, non partirai!
FIORDILIGI No, crudel, non te ne andrai.
DORABELLA Voglio pria cavarmi il core.
FIORDILIGI Pria ti vo’ morire ai piedi.
FERRANDO (Cosa dici?)
GUILELMO (Te n’avvedi?)
DON ALFONSO (Saldo, amico: finem lauda.)
TUTTI Il destin così defrauda
le speranze de’ mortali,
ah chi mai fra tanti mali,
chi mai può la vita amar.
Recitativo
GUILELMO Non piangere, idol mio.
FERRANDO Non disperarti,
adorata mia sposa.
DON ALFONSO Lasciate lor tal sfogo: è troppo giusta
la ragion di quel pianto.
FIORDILIGI Chi sa s’io più ti veggio!
DORABELLA Chi sa se più ritorni!
FIORDILIGI Lasciami questo ferro: ei mi dia morte,
se mai barbara sorte
in quel seno a me caro…
DORABELLA Morrei di duol, d’uopo non ho d’acciaro.
GUILELMO, FERRANDO Non farmi, anima mia,
quest’infausti presagi.
Proteggeran gli dei
la pace del tuo cor ne’ giorni miei.
Duettino
GUILELMO, FERRANDO Al fato dan legge
quegli occhi vezzosi.
Amor li protegge,
né i loro riposi
le barbare stelle
ardiscon turbar.
Il ciglio sereno,
mio bene, a me gira.
Felice al tuo seno
io spero tornar.
Recitativo
DON ALFONSO (La commedia è graziosa, e tutti due
fan ben la loro parte.)
FERRANDO Oh cielo! Questo
è il tamburo funesto
che a divider mi vien dal mio tesoro.
DON ALFONSO Ecco, amici, la barca.
FIORDILIGI Io manco.
DORABELLA Io moro.
SCENA 5
Fiordiligi, Dorabella, Don Alfonso, Guilelmo, Ferrando, Coro
´
CORO Bella vita militar!
Ogni dì si cangia loco,
oggi molto, doman poco,
ora in terra, ed or sul mar.
Il fragor di trombe e pifferi,
lo sparar di schioppi, e bombe
forza accresce al braccio e all’anima,
vaga sol di trionfar.
DON ALFONSO Non v’è più tempo, amici: andar conviene
ove il destino, anzi il dover v’invita.
FIORDILIGI Mio cor…
DORABELLA Idolo mio…
FERRANDO Mio ben…
GUILELMO Mia vita…
FIORDILIGI Ah per un sol momento…
DON ALFONSO Del vostro reggimento
già è partita la barca.
Raggiungerla convien coi pochi amici
che su legno più lieve
attendendo vi stanno.
GUILELMO, FERRANDO Abbracciami, idol mio.
FIORDILIGI, DORABELLA Muoio d’affanno.
Quintetto
FIORDILIGI Di… scrivermi… ogni… giorno…
giurami… vita… mia…
DORABELLA Due… volte ancora…
tu… scrivimi… se… puoi…
FERRANDO Sii certa, o cara…
GUILELMO Non… dubitar… mio bene…
DON ALFONSO (Io crepo se non rido.)
FIORDILIGI Sii costante a me sol…
DORABELLA Serbati fido.
FERRANDO Addio!
GUILELMO Addio!
FIORDILIGI, DORABELLA Addio!
FIORDILIGI, DORABELLA, GUILELMO, FERRANDO Mi si divide il cor, bell’idol mio.
SCENA 6
Fiordiligi, Dorabella, Don Alfonso
Recitativo
DORABELLA Dove son?
DON ALFONSO Son partiti.
FIORDILIGI Oh dipartenza
crudelissima, amara!
DON ALFONSO Fate core,
carissime figliuole.
Guardate, da lontano
vi fan cenno con mano i cari sposi.
FIORDILIGI Buon viaggio, mia vita!
DORABELLA Buon viaggio!
FIORDILIGI Oh die, come veloce
se ne va quella barca! Già sparisce!
Già non si vede più! Deh faccia il cielo
ch’abbia prospero corso.
DORABELLA Faccia che al campo giunga
con fortunati auspici.
DON ALFONSO E a voi salvi gli amanti, e a me gli amici.
Terzetto
FIORDILIGI, DORABELLA, DON ALFONSO Tranquilla sia l’onda,
ed ogni elemento
benigno risponda
ai nostri desir.
SCENA 7
Don Alfonso
Recitativo
DON ALFONSO Non son cattivo comico! Va bene…
Al concertato loco i due campioni
di Ciprigna e di Marte
mi staranno attendendo: or senza indugi
raggiungerli conviene… quante smorfie…
quante buffonerie!
Tanto meglio per me…
cadran più facilmente.
Questa razza di gente è la più presta
a cangiarsi d’umore. Oh poverini!
Per femmina giocar cento zecchini?
“Nel mare solca, e nell’arena semina,
e il vago vento spera in rete accogliere
chi fonda sue speranze in cor di femmina.”
SCENA 8
Despina
Recitativo
DESPINA Che vita maledetta
è il far la cameriera!
Dal mattino alla sera
si fa, si suda, si lavora, e poi
di tanto che si fa nulla è per noi.
È mezza ora che sbatto,
il cioccolatte è fatto, ed a me tocca
restar ad odorarlo a secca bocca?
Non è forse la mia come la vostra,
o garbate signore,
che a voi dessi l’essenza e a me l’odore?
Perbacco, vo’ assaggiarlo:… Cospettaccio!
Com’è buono! Vien gente.
Oh ciel, son le padrone!
SCENA 9
Despina, Fiordiligi, Dorabella
DESPINA Diamine! Cosa fate?
FIORDILIGI Ah!
DORABELLA Ah!
DESPINA Che cosa è nato?
FIORDILIGI Ov’è un acciaro?
Un veleno dov’è?
DESPINA Padrone, dico!
DORABELLA Ah, scostati, paventa il tristo effetto
d’un disperato affetto.
Chiudi quelle finestre… Odio la luce,
odio l’aria che spiro… odio me stessa,
chi schernisce il mio duol… chi mi consola.
Deh fuggi, per pietà, lasciami sola.
Aria
DORABELLA Smanie implacabili
che m’agitate,
entro quest’anima
più non cessate
fin che l’angoscia
mi fa morir.
Esempio misero
d’amor funesto
darò all’Eumenidi,
se viva resto,
col suono orribile
de’ miei sospir.
Recitativo
DESPINA Signora Dorabella,
signora Fiordiligi,
dite, cosa è stato?
DORABELLA Oh terribil disgrazia!
DESPINA Sbrigatevi, in buonora.
FIORDILIGI Da Napoli partiti
sono gli amanti nostri.
DESPINA Non c’è altro?
Ritorneran.
DORABELLA Chi sa!
DESPINA Come chi sa?
Dove son iti?
DORABELLA Al campo di battaglia.
DESPINA Tanto meglio per loro:
li vedrete tornar carchi d’alloro.
FIORDILIGI Ma ponno anche perir.
DESPINA Allora, poi,
tanto meglio per voi.
FIORDILIGI Sciocca, che dici?
DESPINA La pura verità: due ne perdete,
vi restan tutti gli altri.
FIORDILIGI Ah perdendo Guilelmo
mi pare ch’io morrei.
DORABELLA Ah Ferrando perdendo
mi par che viva a seppellirmi andrei.
DESPINA Brave, vi par, ma non è ver: finora
non vi fu donna che d’amor sia morta.
Per un uomo morir! Altri ve n’hanno
che compensano il danno.
DORABELLA E credi che potria
altro uomo amar chi s’ebbe per amante
un Guilelmo, un Ferrando?
DESPINA Han gli altri ancora
tutto quello ch’han essi.
Un uomo adesso amate,
un altro n’amerete: uno val l’altro,
perché nessun val nulla.
Ma non parliam di ciò; sono ancor vivi,
e vivi torneran; ma son lontani,
e piuttosto che in vani
pianti perdere il tempo,
pensate a divertirvi.
FIORDILIGI Divertirci?
DESPINA Sicuro! E quel ch’è meglio,
far all’amor come assassine e come
faranno al campo i vostri cari amanti.
DORABELLA Non offender così quelle alme belle
di fedeltà, d’intatto amore esempi.
DESPINA Via via, passaro i tempi
da spacciar queste favole ai bambini.
Aria
DESPINA In uomini, in soldati
sperare fedeltà?
Non vi fate sentir, per carità!
Di pasta simile
son tutti quanti:
le fronde mobili,
l’aure incostanti
han più degli uomini
stabilità.
Mentite lagrime,
fallaci sguardi,
voci ingannevoli,
vezzi bugiardi
son le primarie
lor qualità.
In noi non amano
che ‘l lor diletto;
poi ci dispregiano,
neganci affetto,
né val da’ barbari
chieder pietà.
Paghiam, o femmine,
d’ugual moneta
questa malefica
razza indiscreta;
amiam per comodo,
per vanità.
SCENA 10
Don Alfonso, Despina
Recitativo
DON ALFONSO Che silenzio! Che aspetto di tristezza
spirano queste stanze! Poverette!
Non han già tutto il torto.
Bisogna consolarle: infin che vanno
i due creduli sposi,
com’io loro commisi, a mascherarsi,
pensiam cosa può farsi…
Temo un po’ per Despina,… Quella furba
potrebbe riconoscerli… potrebbe
rovesciarmi le macchine,… Vedremo…
Se mai farà bisogno,
un regaletto a tempo, un zecchinetto
per una cameriera è un gran scongiuro.
Ma per esser sicuro si potria
metterla in parte a parte del segreto.
Eccellente è il progetto…
La sua camera è questa…
Despinetta!
DESPINA Chi batte?
DON ALFONSO Oh!
DESPINA Ih!
DON ALFONSO Despina mia,
di te bisogno avrei.
DESPINA Ed io niente di lei.
DON ALFONSO Ti vo’ fare del ben.
DESPINA A una fanciulla
un vecchio come lei non può far nulla.
DON ALFONSO Parla piano ed osserva.
DESPINA Me lo dona?
DON ALFONSO Sì, se meco sei buona.
DESPINA E che vorrebbe?
È l’oro il mio giulebbe.
DON ALFONSO Ed oro avrai,
ma ci vuol fedeltà.
DESPINA Non c’è altro? Son qua.
DON ALFONSO Prendi ed ascolta.
Sai che le tue padrone
han perduti gli amanti…
DESPINA Lo so.
DON ALFONSO Tutti i lor pianti,
tutti i deliri loro ancor tu sai.
DESPINA So tutto.
DON ALFONSO Or ben, se mai,
per consolarle un poco
e trar, come diciam, chiodo per chiodo,
tu ritrovassi il modo
da metter in lor grazia
due soggetti di garbo,
che vorrieno provar, già mi capisci…
C’è una mancia per te di venti scudi,
se li fai riuscir.
DESPINA Non mi dispiace
questa proposizione.
Ma con quelle buffone… Basta, udite:
son giovani, son belli e, sopra tutto,
hanno una buona borsa
i vostri concorrenti?
DON ALFONSO Han tutto quello
che piacer può alle donne di giudizio.
Li vuoi veder?
DESPINA E dove son?
DON ALFONSO Son lì.
Li posso far entrar?
DESPINA Direi di sì.
SCENA 11
Don Alfonso, Despina, Guilelmo, Ferrando, Fiordiligi, Dorabella
Sestetto
DON ALFONSO Alla bella Despinetta
vi presento, amici miei;
non dipende che da lei
consolar il vostro cor.
GUILELMO, FERRANDO Per la man che lieto io bacio,
per quei rai di grazie pieni,
fa’ che volga a me sereni
i begli occhi il mio tesor.
DESPINA Che sembianze! Che vestiti!
Che figure! Che mustacchi!
Io non so se son Valacchi,
o se Turchi son costor.
DON ALFONSO (Che ti par di quell’aspetto?)
DESPINA Per parlarvi schietto schietto,
hanno un muso fuor dell’uso,
vero antidoto d’amor.
GUILELMO, FERRANDO, (Or la cosa è appien decisa:
se costei non ci ravvisa,
non c’è più nessun timor.)
DON ALFONSO (Or la cosa è appien decisa:
se costei non li ravvisa,
non c’è più nessun timor.)
FIORDILIGI, DORABELLA Ehi, Despina! Olà, Despina!
DESPINA Le padrone!
DON ALFONSO Ecco l’istante!
Fa’ con arte: io qui m’ascondo.
FIORDILIGI, DORABELLA Ragazzaccia tracotante,
che fai lì con simil gente?
Falli uscire immantinente,
o ti fo pentir con lor.
GUILELMO, FERRANDO, DESPINA Ah Madame, perdonate:
al bel piè languir mirate
due meschin, di vostro merito
spasimanti adorator.
FIORDILIGI, DORABELLA Giusti Numi! Cosa sento?
Dell’enorme tradimento
chi fu mai l’indegno autor?
GUILELMO, FERRANDO, DESPINA Deh calmate quello sdegno!
FIORDILIGI, DORABELLA Ah che più non ho ritegno!
Tutta piena ho l’alma in petto
di dispetto e di terror.
Ah perdon, mio bel diletto
innocente è questo cor.
GUILELMO, FERRANDO Qual diletto, è a questo petto
quella rabbia e quel furor.
DESPINA, DON ALFONSO Mi dà un poco di sospetto
quella rabbia e quel furor.
Recitativo
DON ALFONSO Che sussurro! Che strepito!
Che scompiglio è mai questo! Siete pazze,
care le mie ragazze?
Volete sollevar il vicinato?
Cosa avete? Che è nato?
DORABELLA Oh ciel! Mirate:
uomini in casa nostra!
DON ALFONSO Che male c’è?
FIORDILIGI Che male? In questo giorno?
Dopo il caso funesto?
DON ALFONSO Stelle! Sogno o son desto? Amici miei,
miei dolcissimi amici!
Voi qui? Come? Perché? Quando? In qual modo?
Numi! Quanto ne godo! (Secondatemi.)
FERRANDO Amico Don Alfonso!
GUILELMO Amico caro!
DON ALFONSO Oh bella improvvisata!
DESPINA Li conoscete voi?
DON ALFONSO Se li conosco! Questi
sono i più dolci amici
ch’io m’abbia in questo mondo,
E vostri ancor saranno.
FIORDILIGI E in casa mia che fanno?
GUILELMO Ai vostri piedi
due rei, due delinquenti, ecco, Madame!
Amor…
DORABELLA Numi! Che sento?
FERRANDO Amor, il Nume…
sì possente per voi, qui ci conduce.
GUILELMO Vista appena la luce
di vostre fulgidissime pupille…
FERRANDO Che alle vive faville…
GUILELMO Farfallette amorose, e agonizzanti…
FERRANDO Vi voliamo davanti…
GUILELMO Ed ai lati, ed a retro…
GUILELMO, FERRANDO Per implorar pietade in flebil metro!
FIORDILIGI Stelle, che ardir!
DORABELLA Sorella, che facciamo?
FIORDILIGI Temerari, sortite
fuori di questo loco; e non profani
l’alito infausto degl’infami detti
nostro cor, nostro orecchio e nostri affetti.
Invan per voi, per gli altri invan si cerca
le nostre alme sedur: l’intatta fede
che per noi già si diede ai cari amanti
saprem loro serbar infino a morte,
a dispetto del mondo e della sorte.
Aria
FIORDILIGI Come scoglio immoto resta
contra i venti e la tempesta,
così ognor quest’alma è forte
nella fede e nell’amor.
Con noi nacque quella face
che ci piace e ci consola,
e potrà la morte sola
far che cangi affetto il cor.
Rispettate, anime ingrate,
questo esempio di costanza,
e una barbara speranza
non vi renda audaci ancor.
Recitativo
FERRANDO Ah non partite!
GUILELMO Ah barbare, restate!
Che vi pare?
DON ALFONSO (Aspettate.)
Per carità, ragazze,
non mi fate più far trista figura.
DORABELLA E che pretendereste?
DON ALFONSO Eh nulla… ma mi pare…
che un pochin di dolcezza…
Alfin son galantuomini,
e sono amici miei.
FIORDILIGI Come! E udire dovrei?
GUILELMO Le nostre pene
e sentirne pietà!
La celeste beltà degli occhi vostri
la piaga aprì nei nostri,
cui rimediar può solo
il balsamo d’amore.
Un solo istante il core aprite, o belle,
a sue dolci facelle, o a voi davanti
spirar vedrete i più fedeli amanti.
Aria
GUILELMO Non siate ritrosi
occhietti vezzosi;
due lampi amorosi
vibrate un po’ qua.
Voi siete forieri
di dolci pensieri
chi guardavi un poco
di foco si fa.
Non è colpa nostra
se voi ci abbruciate;
morir non ci fate
in sì buona età.
Felici rendeteci,
amate con noi,
e noi felicissime
faremo anche voi.
Guardate, toccate,
il tutto osservate;
siam due cari matti,
siam forti e ben fatti;
e come ognun vede,
sia merto o caso,
abbiamo bel piede,
bell’occhio, bel naso.
E questi mustacchi
chiamare si possono
trionfi degli uomini,
pennacchi d’amor.
SCENA 12
Don Alfonso, Guilelmo, Ferrando
Terzetto
DON ALFONSO E voi ridete?
GUILELMO, FERRANDO Certo, ridiamo.
DON ALFONSO Ma cosa avete?
GUILELMO, FERRANDO Già lo sappiamo.
DON ALFONSO Ridete piano.
GUILELMO, FERRANDO Parlate invano.
DON ALFONSO Se vi sentissero,
se vi scoprissero,
si guasterebbe
tutto l’affar.
GUILELMO, FERRANDO Ah che dal ridere
l’alma dividere,
ah che le viscere
sento scoppiar.
DON ALFONSO Mi fa da ridere
questo lor ridere,
ma so che in piangere
dee terminar.
Recitativo
DON ALFONSO Si può sapere un poco
la cagion di quel riso?
GUILELMO Oh cospettaccio,
non vi pare che abbiam giusta ragione,
Il mio caro padrone?
FERRANDO Quanto pagar volete,
e a monte è la scommessa?
GUILELMO Pagate la metà.
FERRANDO Pagate solo
ventiquattro zecchini.
DON ALFONSO Poveri innocentini!
Venite qua, vi voglio
porre il ditino in bocca.
GUILELMO E avete ancora
coraggio di fiatar?
DON ALFONSO Avanti sera
ci parlerem.
FERRANDO Quando volete.
DON ALFONSO Intanto,
silenzio e ubbidienza
fino a doman mattina.
GUILELMO Siamo soldati, e amiam la disciplina.
DON ALFONSO Or bene, andate un poco
ad attendermi entrambi in giardinetto,
colà vi manderò gli ordini miei.
GUILELMO Ed oggi non si mangia?
FERRANDO Cosa serve.
A battaglia finita
fia la cena per noi più saporita.
Aria
FERRANDO Un’aura amorosa
del nostro tesoro
un dolce ristoro
al cor porgerà.
Al cor che nutrito
da speme, da amore
di un’esca migliore
bisogno non ha.
bisogno non ha.
SCENA 13
Don Alfonso, Despina
Recitativo
DON ALFONSO Oh la saria da ridere: sì poche
son le donne costanti in questo mondo,
e qui ve ne son due… Non sarà nulla…
Vieni, vieni, fanciulla, e dimmi un poco
dove sono e che fan le tue padrone.
DESPINA Le povere padrone
stanno nel giardinetto
a lagnarsi coll’aria e colle mosche
d’aver perso gli amanti.
DON ALFONSO E come credi
che l’affar finirà? Vogliam sperare
che faranno giudizio?
DESPINA Io lo farei;
e dove piangon esse io riderei.
Disperarsi, strozzarsi
perché parte un amante?
Guardate che pazzia!
Se ne pigliano due, s’uno va via.
DON ALFONSO Brava! Questa è prudenza.
(Bisogna impuntigliarla.)
DESPINA È legge di natura
e non prudenza sola. Amor cos’è?
Piacer, comodo, gusto,
gioia, divertimento,
passatempo, allegria: non è più amore
se incomodo diventa,
se, in vece di piacer, nuoce e tormenta.
DON ALFONSO Ma intanto quelle pazze…
DESPINA Quelle pazze
faranno a modo nostro. È buon che sappiano
d’esser amate da color.
DON ALFONSO Lo sanno.
DESPINA Dunque riameranno.
“Diglielo”, si suol dire,
“e lascia fare al diavolo.”
DON ALFONSO E come
far vuoi perché ritornino,
or che partite sono, e che li sentano
e tentare si lascino
queste tue bestioline?
DESPINA A me lasciate
la briga di condur tutta la macchina.
Quando Despina macchina una cosa,
non può mancar d’effetto: ho già menati
mill’uomini pel naso,
saprò menar due femmine. Son ricchi
i due Monsù mustacchi?
DON ALFONSO Son ricchissimi.
DESPINA Dove son?
DON ALFONSO Sulla strada
attendendo mi stanno.
DESPINA Ite, e sul fatto
per la picciola porta
a me riconduceteli: v’aspetto
nella camera mia.
Purché tutto facciate
quel ch’io v’ordinerò, pria di domani
i vostri amici canteran vittoria;
ed essi avranno il gusto, ed io la gloria.
SCENA 14
Fiordiligi, Dorabella
Finale
FIORDILIGI, DORABELLA Ah che tutta in un momento
si cangiò la sorte mia,
ah che un mar pien di tormento
e la vita omai per me.
Finché meco il caro bene
mi lasciar le ingrate stelle,
non sapea cos’eran pene,
non sapea languir cos’è.
SCENA 15
Fiordiligi, Dorabella, Ferrando, Guilelmo, Don Alfonso, Despina
GUILELMO, FERRANDO Si mora, sì, si mora
onde appagar le ingrate.
DON ALFONSO C’è una speranza ancora;
non fate, oh Dei, non fate.
FIORDILIGI, DORABELLA Stelle, che grida orribili!
GUILELMO, FERRANDO Lasciatemi.
DON ALFONSO Aspettate.
GUILELMO, FERRANDO L’arsenico mi liberi
di tanta crudeltà.
FIORDILIGI, DORABELLA Stelle, un velen fu quello?
DON ALFONSO Veleno buono e bello
che ad essi in pochi istanti
la vita toglierà.
FIORDILIGI, DORABELLA Il tragico spettacolo
gelare il cor mi fa!
GUILELMO, FERRANDO Barbare, avvicinatevi;
d’un disperato affetto
mirate il triste effetto
e abbiate almen pietà.
FIORDILIGI, DORABELLA, GUILELMO, FERRANDO, DON ALFONSO Ah che del sole il raggio
fosco per me diventa.
Tremo: le fibre e l’anima
par che mancar si senta,
né può la lingua o il labbro
accenti articolar.
DESPINA Gia che a morir vicini
sono quei meschinelli,
pietade almeno a quelli
cercate di mostrar.
FIORDILIGI, DORABELLA Gente, accorrete, gente!
Nessuno, oddio, ci sente.
Despina!
DESPINA Chi mi chiama?
FIORDILIGI, DORABELLA Despina!
DESPINA Cosa vedo!
Morti i meschini io credo,
o prossimi a spirar.
DON ALFONSO Ah che purtroppo è vero!
Furenti, disperati,
si sono avvelenati.
Oh amore singolar!
DESPINA Abbandonar i miseri
saria per voi vergogna.
Soccorrerli bisogna.
FIORDILIGI, DORABELLA, DON ALFONSO Cosa possiam mai far?
DESPINA Di vita ancor dan segno;
colle pietose mani
fate un po’ lor sostegno.
E voi con me correte:
un medico, un antidoto
voliamo a ricercar.
FIORDILIGI, DORABELLA Dei, che cimento è questo!
Evento più funesto
non si potea trovar.
GUILELMO, FERRANDO Più bella commediola
Non si potea trovar.
Ah!
FIORDILIGI, DORABELLA Sospiran gli infelici.
FIORDILIGI Che facciamo?
DORABELLA Tu che dici?
FIORDILIGI In momenti sì dolenti
chi potriali abbandonar?
DORABELLA Che figure interessanti!
FIORDILIGI Possiam farci un poco avanti.
DORABELLA Ha freddissima la testa.
FIORDILIGI Fredda fredda è ancora questa.
DORABELLA Ed il polso?
FIORDILIGI Io non gliel sento.
DESPINA Questo batte lento lento.
FIORDILIGI, DORABELLA Ah se tarda ancor l’aita
speme più non v’è di vita.
Poverini! La lor morte
mi farebbe lagrimar.
GUILELMO, FERRANDO Più domestiche e trattabili
sono entrambe diventate:
sta’ a veder che lor pietade
va in amore a terminar.
SCENA 16
Fiordiligi, Dorabella, Ferrando, Guilelmo, Don Alfonso, Despina
DON ALFONSO Eccovi il medico,
signore belle.
GUILELMO, FERRANDO (Despina in maschera:
che trista pelle!)
DESPINA Salvete, amabiles
bonae puellae.
FIORDILIGI, DORABELLA Parla un linguaggio
che non sappiamo.
DESPINA Come comandano,
dunque parliamo:
so il greco e l’arabo,
so il turco, il vandalo,
lo svevo e il tartaro
so ancor parlar.
DON ALFONSO Tanti linguaggi
per sé conservi.
Quei miserabili
per ora osservi:
preso hanno il tossico,
che si può far?
FIORDILIGI, DORABELLA Signor dottore,
che si può far?
DESPINA Saper bisognami
pria la cagione
e quinci l’indole
della pozione;
se calda, o frigida,
se poca, o molta,
se in una volta
bebberla, o più.
FIORDILIGI, DORABELLA, DON ALFONSO Preso han l’arsenico,
signor dottore;
qui dentro il bebbero,
la causa è amore,
ed in un sorso
sel mandar giù.
DESPINA Non vi affannate,
non vi turbate:
ecco una prova
di mia virtù.
FIORDILIGI, DORABELLA, DON ALFONSO Egli ha di un ferro
la man fornita…
DESPINA Questo è quel pezzo
di calamita,
pietra mesmerica,
ch’ebbe l’origine
nell’Alemagna,
che poi sì celebre
là in Francia fu.
FIORDILIGI, DORABELLA, DON ALFONSO Come si muovono,
torcono, scuotono,
in terra il cranio
presto percuotono.
DESPINA Ah lor la fronte
tenete su.
FIORDILIGI, DORABELLA Eccoci pronte.
DESPINA Tenete forte!
Coraggio! Or liberi
siete da morte.
FIORDILIGI, DORABELLA, DON ALFONSO Attorno guardano,
forze riprendono:
ah questo medico
vale un Perù.
GUILELMO, FERRANDO Dove son! Che loco è questo!
Chi è colui! Color chi sono!
Son di Giove innanzi al trono?
Sei tu Palla o Citerea?
No, tu sei l’alma mia Dea;
ti ravviso al dolce viso
e alla man ch’or ben conosco
e che sola è il mio tesor.
DESPINA, DON ALFONSO Son effetti ancor del tossico,
non abbiate alcun timor.
FIORDILIGI, DORABELLA Sarà ver, ma tante smorfie
fanno torto al nostro onor.
GUILELMO, FERRANDO (Dalla voglia ch’ho di ridere
il polmon mi scoppia or or.)
Per pietà, bell’idol mio,
volgi a me le luci liete.
FIORDILIGI, DORABELLA Più resister non poss’io.
DESPINA, DON ALFONSO In poch’ore, lo vedrete,
per virtù del magnetismo
finirà quel parossismo,
torneranno al primo umor.
GUILELMO, FERRANDO Dammi un bacio, o mio tesoro,
un sol bacio, o qui mi moro.
FIORDILIGI, DORABELLA Stelle! Un bacio?
DESPINA Secondate,
per effetto di bontate.
FIORDILIGI, DORABELLA Ah che troppo si richiede
da una fida onesta amante,
oltraggiata è la mia fede,
oltraggiato è questo cor.
Disperati, attossicati,
ite al diavol quanti siete:
tardi inver vi pentirete
se più cresce il mio furor.
DESPINA, DON ALFONSO Un quadretto più giocondo
non si vide in tutto il mondo
quel che più mi fa da ridere
è quell’ira, e quel furor.
Ch’io ben so che tanto foco
cangerassi in quel d’amor.
GUILELMO, FERRANDO Un quadretto più giocondo
non s’è visto in questo mondo
ma non so se finta o vera
sia quell’ira, e quel furor.
Né vorrei che tanto foco
terminasse in quel d’amor.
SCENA 1
Despina, Fiordiligi, Dorabella
Recitativo
DESPINA Andate là, che siete
due bizzarre ragazze!
FIORDILIGI Oh cospettaccio,
cosa pretenderesti?
DESPINA Per me nulla.
FIORDILIGI Per chi dunque?
DESPINA Per voi.
DORABELLA Per noi?
DESPINA Per voi.
Siete voi donne o no?
FIORDILIGI E per questo?
DESPINA E per questo
dovete far da donne.
DORABELLA Cioè?
DESPINA Trattar l’amore en bagatelle.
Le occasioni belle
non negliger giammai! Cangiar a tempo,
a tempo esser costanti,
coquettizzar con grazia,
prevenir la disgrazia sì comune
a chi si fida in uomo,
mangiar il fico e non gittare il pomo.
FIORDILIGI (Che diavolo!) Tai cose
falle tu, se n’hai voglia.
DESPINA Io già le faccio.
Ma vorrei che anche voi
per gloria del bel sesso
faceste un po’ lo stesso. Per esempio,
i vostri Ganimedi
son andati alla guerra? Infin che tornano
fate alla militare: reclutate.
DORABELLA Il cielo ce ne guardi.
DESPINA Eh che noi siamo in terra e non in cielo!
Fidatevi al mio zelo: già che questi
forastieri v’adorano,
lasciatevi adorar; son ricchi, belli,
nobili, generosi, come fede
fece a voi Don Alfonso; avean coraggio
di morire per voi, questi son merti
che sprezzar non si denno
da giovani qual voi belle e galanti,
che pon star senza amor, non senza amanti.
(Par che ci trovin gusto.)
FIORDILIGI Per Bacco, ci faresti
far delle belle cose!
Credi tu che vogliamo
favola diventar degli oziosi?
Ai nostri cari sposi
credi tu che vogliam dar tal tormento?
DESPINA E chi dice che abbiate
a far loro alcun torto?
(Amiche siamo in porto.)
DORABELLA Non ti pare che sia torto bastante
se noto si facesse
che trattiamo costor?
DESPINA Anche per questo
c’è un mezzo sicurissimo.
Io voglio sparger fama
che vengono da me.
DORABELLA Chi vuoi che il creda?
DESPINA Oh bella! Non ha forse
merto una cameriera
d’aver due cicisbei? Di me fidatevi.
FIORDILIGI No no, son troppo audaci
questi tuoi forastieri.
Non ebber la baldanza
fin di chieder dei baci?
DESPINA (Che disgrazia!)
Io posso assicurarvi
che le cose che han fatto
furo effetti del tossico che han preso,
convulsioni, deliri,
follie, vaneggiamenti.
Ma or vedrete come son discreti,
manierosi, modesti e mansueti.
Lasciateli venir.
DORABELLA E poi?
DESPINA E poi…
Caspita! Fate voi.
(L’ho detto che cadrebbero.)
FIORDILIGI Cosa dobbiamo far?
DESPINA Quel che volete.
siete d’ossa e di carne, o cosa siete?
Aria
DESPINA Una donna a quindici anni
dee saper ogni gran moda:
dove il diavolo ha la coda,
cosa è bene e mal cos’è.
Dee saper le maliziette
che innamorano gli amanti,
finger riso, finger pianti,
inventar i bei perché.
Dee in un momento
dar retta a cento,
colle pupille
parlar con mille,
dar speme a tutti,
sian belli o brutti,
saper nascondersi
senza confondersi,
senza arrossire
saper mentire,
e qual regina
dall’alto soglio,
col posso e voglio
farsi ubbidir.
(Par ch’abbian gusto
di tal dottrina.
Viva Despina
che sa servir.)
SCENA 2
Dorabella, Fiordiligi
Recitativo
FIORDILIGI Sorella, cosa dici?
DORABELLA Io son stordita
dallo spirto infernal di tal ragazza.
FIORDILIGI Ma credimi, è una pazza.
Ti par che siamo in caso
di seguir suoi consigli?
DORABELLA Oh certo, se tu pigli
pel rovescio il negozio.
FIORDILIGI Anzi, io lo piglio
per il suo verso dritto:
non credi tu delitto,
per due giovani omai promesse spose,
il far di queste cose?
DORABELLA Ella non dice
che facciamo alcun mal.
FIORDILIGI È mal che basta
il far parlar di noi.
DORABELLA Quando si dice
che vengon per Despina!
FIORDILIGI Oh tu sei troppo
larga di coscienza! E che diranno
gli sposi nostri?
DORABELLA Nulla:
o non sapran l’affare,
ed è tutto finito;
o sapran qualche cosa, e allor diremo
che vennero per lei.
FIORDILIGI Ma i nostri cori?
DORABELLA Restano quel che sono;
per divertirsi un poco e non morire
dalla malinconia
non si manca di fé, sorella mia.
FIORDILIGI Questo è ver.
DORABELLA Dunque?
FIORDILIGI Dunque
fa’ un po’ tu; ma non voglio
aver la colpa se poi nasce un imbroglio.
DORABELLA Che imbroglio nascer deve
con tanta precauzion? Per altro ascolta:
per intendersi bene,
qual vuoi sceglier per te de’ due Narcisi?
FIORDILIGI Decidi tu, sorella.
DORABELLA
Duetto
DORABELLA Prenderò quel brunettino
che più lepido mi par.
FIORDILIGI Ed intanto io col biondino
vo’ un po’ ridere e burlar.
DORABELLA Scherzosetta ai dolci detti
io di quel risponderò.
FIORDILIGI Sospirando i sospiretti
io dell’altro imiterò.
DORABELLA Mi dirà: “Ben mio, mi moro.”
FIORDILIGI Mi dirà: “Mio bel tesoro.”
DORABELLA Ed intanto che diletto,
che spassetto io proverò!
SCENA 3
Dorabella, Fiordiligi, Don Alfonso
Recitativo
DON ALFONSO Ah correte al giardino,
le mie care ragazze! Che allegria!
Che musica! Che canto!
Che brillante spettacolo! Che incanto!
Fate presto, correte!
DORABELLA Che diamine esser può?
DON ALFONSO Tosto vedrete.
SCENA 4
Guilelmo, Ferrando, Despina, Dorabella, Fiordiligi, Don Alfonso
Duetto con coro
GUILELMO, FERRANDO Secondate, aurette amiche,
secondate i miei desiri,
e portate i miei sospiri
alla Dea di questo cor.
Voi che udiste mille volte
il tenor delle mie pene,
ripetete al caro bene
tutto quel che udiste allor.
Recitativo
DON ALFONSO Il tutto deponete
sopra quei tavolini, e nella barca
ritiratevi, amici.
FIORDILIGI, DORABELLA Cos’è tal mascherata?
DESPINA Animo, via, coraggio: avete perso
l’uso della favella?
FERRANDO Io tremo e palpito
dalla testa alle piante.
GUILELMO Amor lega le membra a vero amante.
DON ALFONSO Da brave,”incoraggiateli.
FIORDILIGI Parlate.
DORABELLA Liberi dite pur quel che bramate.
FERRANDO Madama…
GUILELMO Anzi, madame…
FERRANDO Parla pur tu.
GUILELMO No no, parla pur tu.
DON ALFONSO Oh cospetto del diavolo,
lasciate tali smorfie
del secolo passato. Despinetta,
terminiam questa festa,
fa’ tu con lei quel ch’io farò con questa.
Quartetto
DON ALFONSO La mano a me date.
Movetevi un po’.
Se voi non parlate,
per voi parlerò.
Perdono vi chiede
un schiavo tremante;
v’offese, lo vede,
ma solo un istante.
Or pena, ma tace…
GUILELMO, FERRANDO (..tace…)
DON ALFONSO Or lasciavi in pace…
GUILELMO, FERRANDO …in pace…)
DON ALFONSO Non può quel che vuole,
vorrà quel che può.
GUILELMO, FERRANDO Non può quel che vuole,
vorrà quel che può.
DON ALFONSO Su via, rispondete.
Guardate e ridete?
DESPINA Per voi la risposta
a loro darò.
Quello ch’è stato è stato,
scordiamci del passato,
rompasi omai quel laccio,
segno di servitù.
A me porgete il braccio,
né sospirate più.
DESPINA, DON ALFONSO Per carità, partiamo,
quel che san far veggiamo:
le stimo più del diavolo
s’ora non cascan giù.
SCENA 5
Guilelmo, Dorabella, Ferrando, Fiordiligi
Recitativo
FIORDILIGI Oh che bella giornata!
FERRANDO Caldetta anzi che no.
DORABELLA Che vezzosi arboscelli!
GUILELMO Certo, certo, son belli:
han più foglie che frutti.
FIORDILIGI Quei viali
come sono leggiadri.
Volete passeggiar?
FERRANDO Son pronto, o cara,
ad ogni vostro cenno.
FIORDILIGI Troppa grazia!
FERRANDO (Eccoci alla gran crisi.)
FIORDILIGI Cosa gli avete detto?
FERRANDO Eh gli raccomandai
di divertirla bene.
DORABELLA Passeggiamo anche noi.
GUILELMO Come vi piace.
Ahimè!
DORABELLA Che cosa avete?
GUILELMO Io mi sento sì male,
sì male, anima mia,
che mi par di morire.
DORABELLA (Non otterrà nientissimo.)
Saranno rimasugli
del velen che beveste.
GUILELMO Ah che un veleno assai più forte io bevo
in que’ crudi e focosi
Mongibelli amorosi!
DORABELLA Sarà veleno calido:
fatevi un poco fresco.
GUILELMO Ingrata, voi burlate,
ed intanto io mi moro! (Son spariti:
dove diamin son iti?)
DORABELLA Eh via, non fate…
GUILELMO Io mi moro, crudele, e voi burlate?
DORABELLA Io burlo? Io burlo?
GUILELMO Dunque
datemi qualche segno, anima bella,
della vostra pietà.
DORABELLA Due, se volete;
dite quel che far deggio, e lo vedrete.
GUILELMO (Scherza o dice da vero?)
Questa picciola offerta
d’accettare degnatevi.
DORABELLA Un core?
GUILELMO Un core: è simbolo di quello
ch’arde, languisce e spasima per voi.
DORABELLA (Che dono prezioso!)
GUILELMO L’accettate?
DORABELLA Crudele!
Di sedur non tentate un cor fedele.
GUILELMO (La montagna vacilla.
Mi spiace, ma impegnato
è l’onor di soldato.)
V’adoro!
DORABELLA Per pietà…
GUILELMO Son tutto vostro!
DORABELLA Oh Dei!
GUILELMO Cedete, o cara…
DORABELLA Mi farete morir…
GUILELMO Morremo insieme,
amorosa mia speme.
L’accettate?
DORABELLA L’accetto.
GUILELMO (Infelice Ferrando!) Oh che diletto!
Duetto
GUILELMO Il core vi dono,
bell’idolo mio,
ma il vostro vo’ anch’io,
via, datelo a me.
DORABELLA Mel date, lo prendo,
ma il mio non vi rendo.
Invan mel chiedete,
più meco ei non è.
GUILELMO Se teco non l’hai,
perché batte qui?
DORABELLA Se a me tu lo dai,
che mai balza lì?
DORABELLA, GUILELMO È il mio coricino
che più non è meco:
ei venne a star teco,
ei batte così.
GUILELMO Qui lascia che il metta.
DORABELLA Ei qui non può star.
GUILELMO T’intendo, furbetta.
DORABELLA Che fai?
GUILELMO Non guardar.
DORABELLA (Nel petto un Vesuvio
d’avere mi par.)
GUILELMO (Ferrando meschino!
Possibil non par.)
GUILELMO L’occhietto a me gira.
DORABELLA Che brami?
GUILELMO Rimira
se meglio può andar.
DORABELLA, GUILELMO Oh cambio felice
di cori e d’affetti!
Che nuovi diletti,
che dolce penar!
SCENA 6
Ferrando, Fiordiligi
Recitativo
FERRANDO Barbara! Perché fuggi?
FIORDILIGI Ho visto un aspide,
un’idra, un basilisco!
FERRANDO Ah crudel, ti capisco!
L’aspide, l’idra, il basilisco, e quanto
i libici deserti han di più fiero,
in me solo tu vedi.
FIORDILIGI È vero, è vero.
Tu vuoi tormi la pace.
FERRANDO Ma per farti felice.
FIORDILIGI Cessa di molestarmi.
FERRANDO Non ti chiedo che un guardo.
FIORDILIGI Partiti.
FERRANDO Non sperarlo,
se pria gli occhi men fieri a me non giri.
Oh ciel! Ma tu mi guardi, e poi sospiri?
Aria
FERRANDO Ah lo veggio, quell’anima bella
al mio pianto resister non sa:
non è fatta per esser rubella
agli affetti di amica pietà.
In quel guardo, in quei cari sospiri
dolce raggio lampeggia al mio cor.
Già rispondi a’ miei caldi desiri,
già tu cedi al più tenero amor.
Ma tu fuggi, spietata, tu taci
ed invano mi senti languir?
Ah cessate, speranze fallaci,
la crudel mi condanna a morir.
SCENA 7
Fiordiligi
Recitativo
FIORDILIGI Si tolga ai sguardi miei l’infausto oggetto
della mia debolezza… A qual cimento
il barbaro mi pose! Un premio è questo
ben dovuto a mie colpe! In tale istante
dovea di nuovo amante
i sospiri ascoltar? L’altrui querele
dovea volger in gioco? Ah questo core
a ragione condanni, o giusto amore!
Io ardo, e l’ardor mio non è più effetto
di un amor virtuoso: è smania, affanno,
rimorso, pentimento,
leggerezza, perfidia e tradimento!
Rondò
FIORDILIGI Per pietà, ben mio, perdona
all’error d’un’alma amante;
fra quest’ombre e queste piante
sempre ascoso, oh dio, sarà!
Svenerà quest’empia voglia
l’ardir mio, la mia costanza;
perderà la rimembranza
che vergogna e orror mi fa.
A chi mai mancò di fede
questo vano, ingrato cor!
Si dovea miglior mercede,
caro bene, al tuo candor.
SCENA 8
Guilelmo, Ferrando
Recitativo
FERRANDO Amico, abbiamo vinto.
GUILELMO Un ambo o un terno?
FERRANDO Una cinquina, amico; Fiordiligi
è la modestia in carne.
GUILELMO Niente meno?
FERRANDO Nientissimo. Sta’ attento,
e ascolta come fu.
GUILELMO T’ascolto: di’ pur, su.
FERRANDO Pel giardinetto,
come eravam d’accordo,
a passeggiar mi metto;
le do il braccio, si parla
di mille cose indifferenti: alfine
viensi all’amor.
GUILELMO Avanti.
FERRANDO Fingo labbra tremanti,
fingo di pianger, fingo
di morir al suo piè…
GUILELMO Bravo assai, per mia fé!
Ed ella?
FERRANDO Ella da prima
ride, scherza, mi burla…
GUILELMO E poi?
FERRANDO E poi
finge d’impietosirsi…
GUILELMO Oh cospettaccio!
FERRANDO Alfin scoppia la bomba:
pura come colomba
al suo caro Guilelmo ella si serba,
mi discaccia superba,
mi maltratta, mi fugge,
testimonio rendendomi, e messaggio
che una femmina ell’è senza paraggio.
GUILELMO Bravo tu, bravo io,
brava la mia Penelope!
Lascia un po’ ch’io ti abbracci
per sì felice augurio,
o mio fido Mercurio.
FERRANDO E la mia Dorabella?
Come s’è diportata?
Oh non ci ho neppur dubbio. Assai conosco
quella sensibil alma.
GUILELMO Eppur un dubbio,
parlandoti a quattr’occhi,
non saria mal se tu l’avessi!
FERRANDO Come?
GUILELMO Dico così per dir! (Avrei piacere
d’indorargli la pillola.)
FERRANDO Stelle! Cesse ella forse
alle lusinghe tue? Ah s’io potessi
sospettarlo soltanto!
GUILELMO È sempre bene
il sospettare un poco in questo mondo.
FERRANDO Eterni Dei! Favella: a foco lento
non mi far qui morir… Ma no, tu vuoi
prenderti meco spasso: ella non ama,
non adora che me.
GUILELMO Certo! Anzi, in prova
di suo amor, di sua fede
questo bel ritrattino ella mi diede.
FERRANDO Il mio ritratto! Ah perfida!
GUILELMO Ove vai?
FERRANDO A trarle il cor dal scellerato petto,
e a vendicar il mio tradito affetto.
GUILELMO Fermati.
FERRANDO No, mi lascia.
GUILELMO Sei tu pazzo?
Vuoi tu precipitarti
per una donna che non val due soldi?
(Non vorrei che facesse
qualche corbelleria!)
FERRANDO Numi! Tante promesse
e lagrime, e sospiri, e giuramenti
in sì pochi momenti
come l’empia obliò?
GUILELMO Per Bacco, io non lo so!
FERRANDO Che fare or deggio?
A qual partito, a qual idea m’appiglio?
Abbi di me pietà, dammi consiglio.
GUILELMO Amico, non saprei
qual consiglio a te dar.
FERRANDO Barbara! Ingrata!
In un giorno! In poch’ore!
GUILELMO Certo un caso quest’è da far stupore!
Aria
GUILELMO Donne mie, la fate a tanti
che se il ver vi deggio dir,
se si lagnano gli amanti
li comincio a compatir.
Io vo’ bene al sesso vostro,
lo sapete, ognun lo sa,
ogni giorno ve lo mostro,
vi do marche d’amistà;
ma quel farla a tanti e tanti,
m’avvilisce in verità.
Mille volte il brando presi
per salvar il vostro onor,
mille volte vi difesi
colla bocca, e più col cor;
ma quel farla a tanti e tanti,
è un vizietto seccator.
Siete vaghe, siete amabili,
più tesori il ciel vi diè,
e le grazie vi circondano
dalla testa fino ai piè;
ma la fate a tanti, e tanti
che credibile non è;
ma la fate a tanti, e tanti
che se gridano gli amanti
hanno certo il lor perché.
SCENA 9
Ferrando, Don Alfonso, Guilelmo
Recitativo
FERRANDO In qual fiero contrasto, in qual disordine
di pensieri e di affetti io mi ritrovo?
Tanto insolito e novo è il caso mio,
che non altri, non io
bastò per consigliarmi…Alfonso, Alfonso,
quanto rider vorrai
della mia stupidezza!
Ma mi vendicherò, saprò dal seno
cancellar quell’iniqua…cancellarla?…
Troppo, oddio, questo cor per lei mi parla.
Cavatina
FERRANDO Tradito, schernito
dal perfido cor,
io sento che ancora
quest’alma l’adora,
io sento per essa
le voci d’amor.
Recitativo
DON ALFONSO Bravo! Questa è costanza.
FERRANDO Andate, o barbaro,
per voi misero sono.
DON ALFONSO Via, se sarete buono
vi tornerò l’antica calma; udite:
Fiordiligi a Guilelmo
si conserva fedel, e Dorabella
infedel a voi fu.
FERRANDO Per mia vergogna.
GUILELMO Caro amico, bisogna
far delle differenze in ogni cosa.
Ti pare che una sposa
mancar possa a un Guilelmo? Un picciol calcolo,
non parlo per lodarmi,
se facciamo tra noi… tu vedi, amico,
che un poco di più merto…
DON ALFONSO Eh anch’io lo dico!
GUILELMO Intanto mi darete
cinquanta zecchinetti.
DON ALFONSO Volentieri.
Pria però di pagar, vo’ che facciamo
qualche altra esperienza.
GUILELMO Come!
DON ALFONSO Abbiate pazienza, infin domani
siete entrambi miei schiavi: a me voi deste
parola da soldati
di far quel ch’io dirò. Venite; io spero
mostrarvi ben che folle è quel cervello
che sulla frasca ancor vende l’uccello.
SCENA 10
Despina, Dorabella, Fiordiligi
Recitativo
DESPINA Ora vedo che siete
una donna di garbo.
DORABELLA Invan, Despina,
di resister tentai: quel demonietto
ha un artifizio, un’eloquenza, un tratto
che ti fa cader giù se sei di sasso.
DESPINA Corpo di Satanasso,
questo vuol dir saper! Tanto di raro
noi povere ragazze
abbiamo un po’ di bene,
che bisogna pigliarlo allor ch’ei viene.
Ma ecco la sorella.
Che ceffo!
FIORDILIGI Sciagurate!
Ecco per colpa vostra
in che stato mi trovo!
DESPINA Cosa è nato,
cara madamigella?
DORABELLA Hai qualche mal, sorella?
FIORDILIGI Ho il diavolo che porti
me, te, lei, Don Alfonso, i forastieri
e quanti pazzi ha il mondo.
DORABELLA Hai perduto il giudizio?
FIORDILIGI Peggio, peggio…
Inorridisci; io amo! E l’amor mio
non è sol per Guilelmo.
DESPINA Meglio, meglio!
DORABELLA E che sì, che anche tu se’ innamorata
del galante biondino?
FIORDILIGI Ah purtroppo per noi.
DESPINA Mo brava!
DORABELLA Tieni
settanta mille baci:
tu il biondino, io ‘l brunetto,
eccoci entrambe spose!
FIORDILIGI Cosa dici!
Non pensi agli infelici
che stamane partir? Ai loro pianti,
alla lor fedeltà tu più non pensi?
Così barbari sensi
dove, dove apprendesti?
Sì diversa da te come ti festi?
DORABELLA Odimi: sei tu certa
che non muoiano in guerra
i nostri vecchi amanti? E allora entrambe
resterem colle man piene di mosche:
fra un ben certo e un incerto
c’è sempre gran divario!
FIORDILIGI E se poi torneranno?
DORABELLA Se torneran, lor danno!
Noi saremo allor mogli, noi saremo
lontane mille miglia.
FIORDILIGI Ma non so come mai
si può cangiar in un sol giorno un core.
DORABELLA Che domanda ridicola! Siam donne!
E poi tu com’hai fatto?
FIORDILIGI Io saprò vincermi.
DESPINA Voi non saprete nulla.
FIORDILIGI Farò che tu lo veda.
DORABELLA Credi, sorella, è meglio che tu ceda.
Aria
DORABELLA È Amore un ladroncello,
un serpentello è Amor.
Ei toglie e dà la pace
come gli piace ai cor.
Per gli occhi al seno appena
un varco aprir si fa,
che l’anima incatena
e toglie libertà.
Porta dolcezza e gusto
se tu lo lasci far,
ma t’empie di disgusto
se tenti di pugnar.
Se nel tuo petto ei siede,
s’egli ti becca qui,
fa’ tutto quel ch’ei chiede,
che anch’io farò così.
SCENA 11
Fiordiligi, Guilelmo, Don Alfonso, Despina
Recitativo
FIORDILIGI Come tutto congiura
a sedurre il mio cor! Ma no… si mora,
e non si ceda… Errai quando alla suora
io mi scopersi ed alla serva mia.
Esse a lui diran tutto, ed ei più audace
fia di tutto capace… Agli occhi miei
mai più non comparisca… A tutti i servi
minaccerò il congedo,
se lo lascian passar… Veder nol voglio,
quel seduttor.
GUILELMO Bravissima!
La mia casta Artemisia! La sentite?
FIORDILIGI Ma potria Dorabella
senza saputa mia… Piano… un pensiero
per la mente mi passa… in casa mia
restar molte uniformi
di Guilelmo e Ferrando… Ardir… Despina,
Despina…
DESPINA Cosa c’è?
FIORDILIGI Tieni un po’ questa chiave, e senza replica,
senza replica alcuna,
prendi nel guardaroba e qui mi porta
due spade, due cappelli e due vestiti
de’ nostri sposi.
DESPINA E che volete fare?
FIORDILIGI Vanne; non replicare.
DESPINA (Comanda in abregé, Donna Arroganza.)
FIORDILIGI Non c’è altro, ho speranza
che Dorabella stessa
seguirà il bell’esempio. Al campo, al campo!
Altra strada non resta
per serbarci innocenti.
DON ALFONSO (Ho capito abbastanza:
vanne pur, non temer.)
DESPINA Eccomi.
FIORDILIGI Vanne.
Sei cavalli di posta
voli un servo a ordinar… Di’ a Dorabella
che parlar le vorrei…
Sarà servita.
(Questa donna mi par di senno uscita.)
SCENA 12
Fiordiligi, Guilelmo, Ferrando, Don Alfonso
Recitativo
FIORDILIGI L’abito di Ferrando
sarà buono per me; può Dorabella
prender quel di Guilelmo; in questi arnesi
raggiungerem gli sposi nostri, al loro
fianco pugnar potremo
e morir se fa d’uopo. Ite in malora,
ornamenti fatali!… Io vi detesto.
GUILELMO (Si può dar un amor simile a questo?)
FIORDILIGI Di tornar non sperate alla mia fronte
pria ch’io qui torni col mio ben. In vostro
loco porrò questo cappello… Oh come
ei mi trasforma le sembianze e il viso!
Come appena io medesma or mi ravviso!
Duetto
FIORDILIGI Tra gli amplessi in pochi istanti
giungerò del fido sposo,
sconosciuta a lui davanti
in quest’abito verrò.
Oh che gioia il suo bel core
proverà nel ravvisarmi!
FERRANDO Ed intanto di dolore
meschinello io mi morrò.
FIORDILIGI Cosa veggio! Son tradita!
Deh partite…
FERRANDO Ah no, mia vita!
Con quel ferro di tua mano
questo cor tu ferirai,
e se forza, oddio, non hai
io la man ti reggerò.
FIORDILIGI Taci… ahimè! Son abbastanza
tormentata ed infelice!
FIORDILIGI, FERRANDO Ah che omai la mia costanza
a quei sguardi, a quel che dice
incomincia a vacillar.
FIORDILIGI Sorgi, sorgi…
FERRANDO Invan lo credi.
FIORDILIGI Per pietà, da me che chiedi?
FERRANDO Il tuo cor, o la mia morte.
FIORDILIGI Ah non son, non son più forte!
FERRANDO Cedi, cara…
FIORDILIGI Dei, consiglio!
FERRANDO Volgi a me pietoso il ciglio!
In me sol trovar tu puoi
sposo, amante e più, se vuoi.
Idol mio, più non tardar.
FIORDILIGI Giusto Ciel!… Crudel… hai vinto
fa’ di me quel che ti par.
FIORDILIGI, FERRANDO Abbracciamci, o caro bene,
e un conforto a tante pene
sia languir di dolce affetto,
di diletto sospirar.
SCENA 13
Guilelmo, Don Alfonso, Ferrando
Recitativo
GUILELMO Oh poveretto me! Cosa ho veduto!
Cosa ho sentito mai!
DON ALFONSO Per carità, silenzio!
GUILELMO Mi pelerei la barba!
Mi graffierei la pelle!
E darei colle corna entro le stelle!
Fu quella Fiordiligi! La Penelope,
l’Artemisia del secolo! Briccona!
Assassina… furfante… ladra… cagna…
DON ALFONSO Lasciamolo sfogar.
FERRANDO Ebben!
GUILELMO Dov’è?
FERRANDO Chi? La tua Fiordiligi?
GUILELMO La mia Fior… fior di diavolo che strozzi
lei prima, e dopo me.
FERRANDO Tu vedi bene:
v’han delle differenze in ogni cosa…
“Un poco di più merto…”
GUILELMO Ah cessa,
cessa di tormentarmi,
ed una via piuttosto
studiam di castigarle
sonoramente.
DON ALFONSO Io so qual è: sposarle.
GUILELMO Vorrei sposar piuttosto
la barca di Caronte.
FERRANDO La grotta di Vulcano.
GUILELMO La porta dell’inferno.
DON ALFONSO Dunque restate celibi in eterno.
FERRANDO Mancheran forse donne
ad uomin come noi?
DON ALFONSO Non c’è abbondanza d’altro.
Ma l’altre che faran se ciò fer queste?
In fondo voi le amate,
queste vostre cornacchie spennacchiate.
GUILELMO Ah purtroppo!
FERRANDO Purtroppo!
DON ALFONSO Ebben pigliatele
com’elle son. Natura non potea
fare l’eccezione, il privilegio
di creare due donne d’altra pasta
per i vostri bei musi; in ogni cosa
ci vuol filosofia. Venite meco;
di combinar le cose
studierem la maniera.
Vo’ che ancor questa sera
doppie nozze si facciano. Frattanto
un’ottava ascoltate:
felicissimi voi, se la imparate!
Aria
DON ALFONSO Tutti accusan le donne, ed io le scuso
se mille volte al dì cangiano amore,
altri un vizio lo chiama ed altri un uso,
ed a me par necessità del core.
L’amante che si trova alfin deluso
non condanni l’altrui, ma il proprio errore;
già che giovani, vecchie, e belle e brutte,
ripetetel con me: Co-sì fan tut-te.
GUILELMO, FERRANDO, DON ALFONSO Co-sì fan tut-te.
SCENA 14
Despina, Guilelmo, Don Alfonso, Ferrando
Recitativo
DESPINA Vittoria, padroncini!
A sposarvi disposte
son le care madame: a nome vostro
loro io promisi che in tre giorni circa
partiranno con voi; l’ordin mi diero
di trovar un Notaio
che stipuli il contratto; alla lor camera
attendendo vi stanno.
Siete così contenti?
GUILELMO, FERRANDO, DON ALFONSO Contentissimi.
DESPINA Non è mai senza effetto
quand’entra la Despina in un progetto.
SCENA 15
Despina, Don Alfonso, Coro
Finale
DESPINA Fate presto, o cari amici,
alle faci il foco date
e la mensa preparate
con ricchezza e nobiltà!
Delle nostre padroncine
gli imenei son già disposti.
E voi gite ai vostri posti
finché i sposi vengon qua.
CORO Facciam presto, o cari amici,
alle faci il foco diamo
e la mensa prepariamo
con ricchezza e nobiltà.
DON ALFONSO Bravi, bravi! Ottimamente!
Che abbondanza, che eleganza!
Una mancia conveniente
l’un e l’altro a voi darà.
Le due coppie omai si avanzano.
Fate plauso al loro arrivo,
lieto canto e suon giulivo
empia il ciel d’ilarità.
DESPINA, DON ALFONSO Una scena più piacevole
non s’è vista o si vedrà.
SCENA 16
Dorabella, Guilelmo, Fiordiligi, Ferrando
CORO Benedetti i doppi coniugi,
e le amabili sposine.
Splenda lor il ciel benefico,
ed a guisa di galline
sien di figli ognor prolifiche
che le agguaglino in beltà.
FIORDILIGI, DORABELLA, GUILELMO, FERRANDO Come par che qui prometta
tutto gioia e tutto amore!
Della cara Despinetta
certo il merito sarà.
Raddoppiate il lieto suono,
replicate il dolce canto,
e noi qui seggiamo intanto,
in maggior giovialità.
GUILELMO, FERRANDO Tutto tutto, o vita mia,
al mio foco or ben risponde!
FIORDILIGI, DORABELLA Pel mio sangue l’allegria
cresce, cresce, e si diffonde!
GUILELMO, FERRANDO Sei pur bella!
FIORDILIGI, DORABELLA Sei pur vago!
GUILELMO, FERRANDO Che bei rai!
FIORDILIGI, DORABELLA Che bella bocca!
GUILELMO, FERRANDO Tocca e bevi.
FIORDILIGI, DORABELLA Bevi e tocca.
FIORDILIGI, DORABELLA, FERRANDO E nel tuo, nel mio bicchiero
si sommerga ogni pensiero
e non resti più memoria
del passato ai nostri cor.
GUILELMO (Ah bevessero del tossico
queste volpi senza onor!)
E non resti più memoria
del passato ai nostri cor.
SCENA 17
Tutti
DON ALFONSO Miei signori, tutto è fatto.
Col contratto nuziale
il notaio è sulle scale
e ipso fatto qui verrà.
FIORDILIGI, DORABELLA, FERRANDO, GUILELMO Bravo, bravo! Passi subito.
DON ALFONSO Vo a chiamarlo… Eccolo qua.
DESPINA Augurandovi ogni bene
il notaio Beccavivi
coll’usata a voi sen viene
notariale dignità!
E il contratto stipulato
colle regole ordinarie
nelle forme giudiziarie,
pria tossendo, poi sedendo,
clara voce leggerà.
TUTTI Bravo, bravo, in verità!
DESPINA Per contratto da me fatto
si congiunge in matrimonio
Fiordiligi con Sempronio,
e con Tizio Dorabella,
sua legittima sorella,
quelle dame ferraresi,
questi, nobili albanesi.
E per dote e contra dote…
FIORDILIGI, DORABELLA, FERRANDO, GUILELMO Cose note, cose note,
vi crediamo, ci fidiamo,
soscriviam, date pur qua.
DESPINA, DON ALFONSO Bravi, bravi, in verità!
CORO Bella vita militar!
Ogni dì si cangia loco,
oggi molto, doman poco,
ora in terra ed or sul mar.
TUTTI Che romor! Che canto è questo?
DON ALFONSO State cheti. Io vo a guardar.
Misericordia!
Numi del cielo!
Che caso orribile!
Io tremo, io gelo!
Gli sposi vostri…
FIORDILIGI, DORABELLA Lo sposo mio…
DON ALFONSO In questo istante
tornano, oh Dio!
Ed alla riva
sbarcano già.
FIORDILIGI, DORABELLA, FERRANDO, GUILELMO Cosa mai sento!
Barbare stelle!
In tal momento
che si farà?
FIORDILIGI, DORABELLA Presto, partite.
GUILELMO, FERRANDO Ma se ci veggono?
DESPINA, DON ALFONSO Ma se li veggono?
FIORDILIGI, DORABELLA Presto, fuggite.
GUILELMO, FERRANDO Ma se ci incontrano?
DESPINA, DON ALFONSO Ma se li incontrano?
FIORDILIGI, DORABELLA Là, là celatevi,
per carità.
Numi, soccorso!
DON ALFONSO Rasserenatevi.
FIORDILIGI, DORABELLA Numi, consiglio!
DON ALFONSO Ritranquillatevi.
FIORDILIGI, DORABELLA Chi dal periglio
ci salverà?
DON ALFONSO In me fidatevi,
ben tutto andrà.
FIORDILIGI, DORABELLA Mille barbari pensieri
tormentando il cor mi vanno;
se discoprono l’inganno,
ah di noi che mai sarà.
SCENA ULTIMA
Tutti
GUILELMO, FERRANDO Sani e salvi agli amplessi amorosi
delle nostre fidissime amanti
ritorniamo di gioia esultanti
per dar premio alla lor fedeltà.
DON ALFONSO Giusti Numi! Guilelmo, Ferrando!
Oh che giubilo! Qui, come e quando?
GUILELMO, FERRANDO Richiamati da regio contrordine,
pieni il cor di contento e di gaudio,
ritorniamo alle spose adorabili,
ritorniamo alla vostra amistà.
GUILELMO Ma cos’è quel pallor, quel silenzio?
FERRANDO L’idol mio perché mesto si sta?
DON ALFONSO Dal diletto confuse ed attonite,
mute mute si restano là.
FIORDILIGI, DORABELLA (Ah che al labbro le voci mi mancano;
se non moro un prodigio sarà.)
GUILELMO Permettete che sia posto
quel baul in quella stanza.
Dei, che veggio! Un uom nascosto?
Un notaio? Qui che fa?
DESPINA Non signor, non è un notaio;
è Despina mascherata,
che dal ballo or è tornata
e a spogliarsi venne qua.
GUILELMO, FERRANDO Una furba uguale a questa
dove mai si troverà!
DESPINA Una furba che m’agguagli
dove mai si troverà!
FIORDILIGI, DORABELLA La Despina! La Despina!
Non capisco come va.
DON ALFONSO Già cader lasciai le carte,
raccoglietele con arte.
FERRANDO Ma che carte sono queste?
GUILELMO Un contratto nuziale?
GUILELMO, FERRANDO Giusto Ciel! Voi qui scriveste:
contraddirci omai non vale;
tradimento, tradimento!
Ah si faccia il scoprimento,
e a torrenti, a fiumi, a mari
indi il sangue scorrerà.
FIORDILIGI, DORABELLA Ah Signor, son rea di morte
e la morte io sol vi chiedo.
Il mio fallo tardi vedo,
con quel ferro un sen ferite
che non merita pietà.
GUILELMO, FERRANDO Cosa fu?
FIORDILIGI Per noi favelli
il crudel, la seduttrice.
DON ALFONSO Troppo vero è quel che dice,
e la prova è chiusa lì.
FIORDILIGI, DORABELLA Dal timor io gelo, io palpito:
perché mai li discoprì!
FERRANDO A voi s’inchina,
bella damina,
il cavaliere
dell’Albania.
GUILELMO Il ritrattino
pel coricino
ecco io le rendo,
signora mia.
GUILELMO, FERRANDO Ed al magnetico
signor dottore
rendo l’onore
che meritò
FIORDILIGI, DORABELLA, DESPINA Stelle, che veggo!
GUILELMO, FERRANDO, DON ALFONSO Son stupefatte!
FIORDILIGI, DORABELLA, DESPINA Al duol non reggo!
GUILELMO, FERRANDO, DON ALFONSO Son mezze matte.
FIORDILIGI, DORABELLA Ecco là il barbaro
che c’ingannò.
DON ALFONSO V’ingannai, ma fu l’inganno
disinganno ai vostri amanti,
che più saggi omai saranno,
che faran quel ch’io vorrò.
Qua le destre: siete sposi.
abbracciatevi e tacete.
Tutti quattro ora ridete,
ch’io già risi e riderò.
FIORDILIGI, DORABELLA Idol mio, se questo è vero,
colla fede, e coll’amore
compensar saprò il tuo core,
adorarti ognor saprò.
GUILELMO, FERRANDO Te lo credo, gioia bella,
ma la prova io far non vo’.
DESPINA Io non so se veglio o sogno:
mi confondo, mi vergogno.
Manco mal, se a me l’han fatta,
che a molt’altri anch’io la fo.
TUTTI Fortunato l’uom che prende
ogni cosa pel buon verso,
e tra i casi e le vicende
da ragion guidar si fa.
Quel che suole altrui far piangere
fia per lui cagion di riso,
e del mondo in mezzo i turbini
bella calma troverà.