ILIA – Idomeneo – Mozart

ILIA

IDOMENEO
Libretto by Giovanni Battista Varesco for Wolfgang Amadeus Mozart

 

 

Album price: 7,00

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SCENA I
Recitativo
Quando avran fine ormai
l’aspre sventure mie? Ilia infelice,
di tempesta crudel misero avanzo,
del genitor e de’ germani priva,
del barbaro nemico
misto col sangue il sangue
vittime generose,
a qual sorte più rea
ti riserbano i Numi?
Pur vendicaste voi
di Priamo e di Troia i danni e l’onte.
Perì la flotta argiva e Idomeneo
pasto forse sarà d’orca vorace.
Ma, che mi giova, oh ciel, se al primo aspetto
di quel prode Idamante,
che all’onde mi rapì, l’odio deposi,
e pria fu schiavo il cor che m’accorgessi
d’essere prigioniera.
Ah qual contrasto, oh Dio, d’opposti affetti
mi destate nel sen, odio ed amore!
Vendetta deggio a chi mi diè la vita,
gratitudine a chi vita mi rende.
Oh Ilia, oh genitor, oh prence, oh sorte!
oh vita sventurata, oh dolce morte!
Ma che? M’ama Idamante?… Ah no, l’ingrato
per Elettra sospira, e quell’Elettra,
meschina principessa, esule d’Argo,
d’Oreste alle sciagure a queste arene
fuggitiva, raminga, è mia rivale.
Quanti mi siete intorno
carnefici spietati? Orsù, sbranate,
vendetta, gelosia, odio ed amore,
sbranate, sì, quest’infelice core!
               Aria
Padre, germani, addio!
Voi foste, io vi perdei.
Grecia, cagion tu sei,
e un greco adorerò?
D’ingrata al sangue mio
so che la colpa avrei,
ma quel sembiante, oh dei,
odiare ancor non so.
Recitativo
Ecco, Idamante, ahimè!
Ten vien. Misero core,
tu palpiti e paventi.
Deh cessate per poco, o miei tormenti!
SCENA 2
Non temer: difesa
da Minerva è la Grecia, e tutta ormai
scoppiò sovra i troian l’ira de’ Numi.
Signor, che ascolto? Saziaro ancora
g’implacabili Dei l’odio, lo sdegno,
d’Ilio le gloriose,
or diroccate mura, ah non più mura,
ma vasto e piano suol? A eterno pianto
dannate son le nostre egre pupille?
Che dici?
In questi accenti
mal soffro un temerario ardir. Deh pensa,
pensa, Idamante, oh Dio!
il padre tuo qual è, qual era il mio.
Ecco il misero resto de’ Troiani,
da nemico furor salvi.
SCENA 5
Dell’Asia i danni ancora
troppo risento, e pur d’un grand’eroe
al nome, al caso, il cor parmi commosso,
e negargli i sospir, ah no, non posso.

 

SCENA 2
Recitativo
Se mai pomposo apparse
su l’achivo orizzonte il Dio di Delo,
eccolo in questo giorno, o Sire, in cui
l’augusta tua presenza i tuoi diletti
sudditi torna in vita, e lor pupille,
che ti piansero estinto, or rasserena.
Son certa, e un dubbio in me colpa saria.
Aria
Se il padre perdei,
la patria, il riposo,
tu padre mi sei,
soggiorno amoroso
è Creta per me.
Or più non rammento
le angosce, gl’affanni.
Or gioia, e contento,
compenso a’ miei danni,
il cielo mi diè.

 

SCENA 1
Recitativo
Solitudini amiche, aure amorose,
Piante fiorite, e fiori vaghi! Udite
D’una infelice amante
I lamenti, che a voi lassa confido.
Quanto il tacer presso al mio vincitore,
Quanto il finger ti costa afflitto core!
Aria
Zeffiretti lusinghieri,
Deli volate al mio tesoro:
E gli dite, ch’io l’adoro,
Che mi serbi il cor fedel.
E voi piante, e fior sinceri,
Che ora innaffia il pianto amaro,
Dite a lui, che amor più raro
Mai vedeste sotto al ciel.
Recitativo
Ei stesso vien … oh Dei! … mi spiego, o taccio?…
Resto? …parto? … o m’ascondo? …
Ah risolver non posso, ah mi confondo!
SCENA 2
Recitativo
Morir? tu, prence?
Ma qual cagione morte a cercar t’induce?
Calma, oh prence, un trasporto sì funesto:
Rammenta, che tu sei d’un grand’impero
l’unica speme.
Misera me! … deh serba i giorni tuoi.
Vivi … Ilia te’l chiede.
Il cor turbato a te mal custodì la debolezza mia:
pur troppo amore e tema indivisi ho nel sen.
Ah perché pria non arsi, che scoprir la mia fiamma?
mille io sento rimorsi all’alma! il sacro mio dovere,
la mia gloria, la patria, il sangue de’ miei ancor fumante,
oh quanto al core rimproverano il mio ribelle amore!
… ma alfin che fo? – Già che in periglio estremo ti vedo,
oh caro, e trarti sola io posso, odimi, io te’l ridico:
t’amo, t’adoro, e se morir tu vuoi, pria,
che m’uccida il duol morir non puoi.
Duetto
Non più duol, non più lamenti;
Io ti son costante a fida:
Tu sei il solo mio tesor.
Qual tu mi vuoi.
Lo sposo mio sarai tu,
Lo dica amor.
Ah il gioir sorpassa in noi
Il sofferto affanno rio:
Tutto vince il nostro ardor.
SCENA 3
Ah siam scoperti, oh caro.
(Io tremo.)
(Oh Dio!)
Ahimè! Pietosa principessa, ah mi conforta!
O seguirti, o morir, mio ben, vogl’io.
Quartetto
M’avrai compagna al duolo,
Dove sarai, e dove
Tu moia, io morirò.
Serena il ciglio irato.
Ah il cor mi si divide!
Soffrir più non si può.
Peggio è di morte
Sì gran dolore.
Più fiera sorte,
Pena maggiore
Nissun provò!
SCENA 10
Recitativo
Ferma, oh sire, che fai?
Invano quella scure altro petto tenta ferir.
Eccoti, sire, il mio, la vittima io son.
Innocente è Idamante, è figlio tuo,
e del regno è la speme.
Tiranni i Dei non son,
fallaci siete interpreti voi tutti
del divino voler.
Vuol sgombra il cielo de’ nemici la Grecia,
e non de’ figli.
Benché innocente anch’io, benché ora amica,
di Priamo son figlia,
e Frigia io nacqui per natura nemica
al greco nome. Orsù mi svena.
(s’inginocchia avanti al Gran Sacerdote)
Idamante, udisti?