Mozart – Idomeneo

IDOMENEO

Dramma per musica

Music: Wolfgang Amadeus Mozart
Libretto: Giovanni Battista Varesco
First performance: 1781, Munich
Consulted source: Printed libretto, Vienna, 1790
Reference copy: Library of Congress, Washington
Image: Detail of roman fresco, Villa della Farnesina, Roma

 

 

 

SCENA I
Ilia
Recitativo
ILIA Quando avran fine ormai
l’aspre sventure mie? Ilia infelice,
di tempesta crudel misero avanzo,
del genitor e de’ germani priva,
del barbaro nemico
misto col sangue il sangue
vittime generose,
a qual sorte più rea
ti riserbano i Numi?
Pur vendicaste voi
di Priamo e di Troia i danni e l’onte.
Perì la flotta argiva e Idomeneo
pasto forse sarà d’orca vorace.
Ma, che mi giova, oh ciel, se al primo aspetto
di quel prode Idamante,
che all’onde mi rapì, l’odio deposi,
e pria fu schiavo il cor che m’accorgessi
d’essere prigioniera.
Ah qual contrasto, oh Dio, d’opposti affetti
mi destate nel sen, odio ed amore!
Vendetta deggio a chi mi diè la vita,
gratitudine a chi vita mi rende.
Oh Ilia, oh genitor, oh prence, oh sorte!
oh vita sventurata, oh dolce morte!
Ma che? M’ama Idamante?… Ah no, l’ingrato
per Elettra sospira, e quell’Elettra,
meschina principessa, esule d’Argo,
d’Oreste alle sciagure a queste arene
fuggitiva, raminga, è mia rivale.
Quanti mi siete intorno
carnefici spietati? Orsù, sbranate,
vendetta, gelosia, odio ed amore,
sbranate, sì, quest’infelice core!
Aria
ILIA Padre, germani, addio!
Voi foste, io vi perdei.
Grecia, cagion tu sei,
e un greco adorerò?
D’ingrata al sangue mio
so che la colpa avrei,
ma quel sembiante, oh dei,
odiare ancor non so.
Recitativo
ILIA Ecco, Idamante, ahimè!
Ten vien. Misero core,
tu palpiti e paventi.
Deh cessate per poco, o miei tormenti!
SCENA II
Idamante, Ilia
Recitativo
IDAMANTE Radunate i Troiani, ite, e la corte
sia pronta questo giorno a celebrar.
Di dolce speme a un raggio
scema il mio duol. Minerva, della Grecia
protettrice, involò al furor dell’onde
il padre mio. In mar di qui non lunge
comparser le sue navi. Indaga, Arbace,
il sito, che a noi toglie
l’augusto aspetto.
ILIA Non temer: difesa
da Minerva è la Grecia, e tutta ormai
scoppiò sovra i troian l’ira de’ Numi.
IDAMANTE Del fato de’ troian più non dolerti.
Farà il figlio per lor quanto farebbe
il genitor e ogn’altro
vincitor generoso. Ecco: abbian fine,
principessa, i lor guai.
Rendo lor libertade, e ormai fra noi
sol prigioniero fia, sol fia, che porte
chi tua beltà legò care ritorte.
ILIA Signor, che ascolto? Saziaro ancora
g’implacabili Dei l’odio, lo sdegno,
d’Ilio le gloriose,
or diroccate mura, ah non più mura,
ma vasto e piano suol? A eterno pianto
dannate son le nostre egre pupille?
IDAMANTE Venere noi punì, di noi trionfa.
Quanto il mio genitor, ahi rimembranza,
soffrì de’ flutti in sen? Agamennone,
vittima in Argo alfin, a caro prezzo
comprò que’ suoi trofei, e non contenta
di tante stragi ancor la dea nemica,
che fe’? Il mio cor trafisse,
Ilia, co’ tuoi bei lumi
più possenti de’ suoi,
e in me vendica adesso i danni tuoi.
ILIA Che dici?
IDAMANTE Sì, di Citerea il figlio
incogniti tormenti
stillommi in petto. A te, pianto e scompiglio
Marte portò, cercò vendetta, Amore,
in me de’ mali tuoi, quei vaghi rai,
quei tuoi vezzi adoprò… Ma, all’amor mio,
d’ira e rossor tu avvampi?
ILIA In questi accenti
mal soffro un temerario ardir. Deh pensa,
pensa, Idamante, oh Dio!
il padre tuo qual è, qual era il mio.
Aria
IDAMANTE Non ho colpa, e mi condanni,
idol mio, perché t’adoro.
Colpa è vostra, o Dei tiranni,
se di pena afflitto io moro
d’un error che mio non è.
Se tu il brami, al tuo impero
aprirommi questo seno.
Ne’ tuoi lumi, il leggo, è vero,
ma mel dica il labbro almeno,
e non chiedo altra mercé.
Recitativo
ILIA Ecco il misero resto de’ Troiani,
da nemico furor salvi.
IDAMANTE Or quei ceppi
io romperò, vuo’ consolarli adesso.
(Ahi, perché tanto far non so a me stesso?)
SCENA III
Idamante, Coro
Recitativo
IDAMANTE Scingete le catene, ed oggi il mondo,
o fedele Sidon suddita nostra,
vegga due glorìosi
popoli, in dolce nodo avvinti e stretti,
di perfetta amistà.
Elena armò la Grecia e l’Asia, ed ora,
disarma e riunisce ed Asia e Grecia,
eroina novella,
principessa più amabile, e più bella.
CORO Godiam la pace,
trionfi Amore.
Ora ogni core
giubilerà.
DUE CRETESI Grazie a chi estinse
face di guerra,
or sì la terra
riposo avrà.
DUE TROIANI A voi dobbiamo,
pietosi Numi,
e a quei bei lumi
la libertà.
SCENA IV
Idamante, Elettra
Recitativo
ELETTRA Prence, Signor, tutta la Grecia oltraggi.
Tu proteggi il nemico.
IDAMANTE Veder basti alla Grecia
vinto il nemico. Opra di me più degna
a mirar s’apparecchi, o Principessa:
vegga il vinto felice.
SCENA V
Idamante, Ilia, Arbace
Recitativo
IDAMANTE Arbace viene.
Ma quel pianto, ch’annunzia?
ARBACE Mio signore,
de’ mali il più terribil…
IDAMANTE Più non vive
il genitor?
ARBACE Non vive: quel che Marte
far non poté finor, fece Nettuno,
l’inesorabil Nume,
e, degl’eroi il più degno, ora il riseppi,
presso a straniera sponda
affogato morì.
IDAMANTE Ilia, de’ viventi
eccoti il più meschin. Or sì dal cielo
soddisfatta sarai… Barbaro fato!
Corrasi al lido… ahimè, son disperato!
ILIA Dell’Asia i danni ancora
troppo risento, e pur d’un grand’eroe
al nome, al caso, il cor parmi commosso,
e negargli i sospir, ah no, non posso.
SCENA VI
Elettra
Recitativo
ELETTRA Estinto è Idomeneo?… Tutto a’ miei danni,
tutto congiura il ciel. Può, a suo talento,
Idamante disporre
d’un impero, e del cor, e a me non resta
ombra di speme?… A mio dispetto, ahi lassa,
vedrò, vedrà la Grecia a suo gran scorno
una schiava troiana di quel soglio
e del talamo a parte… Invano, Elettra,
ami l’ingrato… e soffre
una figlia d’un re, ch’ha re vassalli,
che una vil schiava aspiri al grande acquisto?
Oh sdegno, oh smanie, oh duol!…Più non resisto.
Aria
ELETTRA Tutte nel cor vi sento,
Furie del crudo Averno,
lunge a sì gran tormento
amor, mercé, pietà.
Chi mi rubò quel core,
quel che tradito ha il mio,
provin dal mio furore
vendetta, e crudeltà.
SCENA VII
Coro
TUTTI Pietà, Numi, pietà!
Aiuto, o giusti Numi!
A noi volgete i lumi…
I CORO Pietà, numi, pietà!
Il ciel, il mare, il vento
ci opprimon di spavento…
II CORO Pietà, numi, pietà!
In braccio a cruda morte
ci spinge l’empia sorte…
TUTTI Pietà, numi, pietà!
SCENA VIII
Pantomima
SCENA IX
Idomeneo
Recitativo
IDOMENEO Eccoci salvi alfin. O voi, di Marte
e di Nettuno all’ire,
alle vittorie, ai stenti,
fidi seguaci miei,
lasciatemi per poco
qui solo respirar, e al ciel natio
confidar il passato affanno mio.
SCENA X
Idomeneo
Recitativo
IDOMENEO Tranquillo è il mar, aura soave spira
di dolce calma, e le cerulee sponde
il biondo Dio indora. Ovunque io miro,
tutto di pace in sen riposa, e gode.
Io sol, io sol su queste aride spiagge,
d’affanno e da disagio estenuato,
quella calma, o Nettuno, in me non provo,
che al tuo regno impetrai.
Oh voto insano, atroce!
Giuramento crudel! Ah qual de’ Numi
mi serba ancor in vita,
o qual di voi mi porge almen aita?
Aria
IDOMENEO Vedrommi intorno
l’ombra dolente,
che notte e giorno:
sono innocente,
m’accennerà.
Nel sen trafitto,
nel corpo esangue
il mio delitto,
lo sparso sangue
m’additerà.
Qual spavento!
Qual dolore!
Di tormento
questo core
quante volte morirà!
Recitativo
IDOMENEO Cieli! Che veggo? Ecco, la sventurata
vittima, ahimè, s’appressa…
E queste mani
le ministre saran?… Mani esecrande!
Barbari, ingiusti Numi! Are nefande!
SCENA XI
Idamante, Idomeneo
Recitativo
IDAMANTE Spiagge romite, e voi scoscese rupi,
testimoni al mio duol siate, e cortesi
di questo vostro albergo
a un agitato cor… quanto spiegate
di mia sorte il rigor, solinghi orrori!…
Vedo fra quegli avanzi
di fracassate navi su quel lido
sconosciuto guerrier… Voglio ascoltarlo,
vuo’ confortarlo, e voglio
in letizia cangiar quel suo cordoglio.
Sgombra, o guerrier, qual tu ti sia, il timore.
Eccoti pronto a tuo soccorso quello,
che in questo clima offrir tel può.
IDOMENEO (Più il guardo,
più mi strugge il dolor.) De’ giorni miei
il resto a te dovrò. Tu quale avrai
premio da me?
IDAMANTE Premio al mio cor sarà
l’esser pago d’averti
sollevato, difeso: ahi troppo, amico,
dalle miserie mie instrutto io fui
a intenerirmi alle miserie altrui.
IDOMENEO (Qual voce, qual pietà il mio sen trafigge!)
Misero tu? Che dici?… Ti son conte
le tue sventure appien?
IDAMANTE Dell’amor mio,
ciel, il più caro oggetto.
In quegli abissi spinto
giace l’eroe Idomeneo estinto.
Ma tu sospiri e piangi?
T’è noto Idomeneo?
IDOMENEO Uom più di questo
deplorabil non v’è, non v’è chi plachi
il fato suo austero.
IDAMANTE Che favelli?
Vive egli ancor? (Oh Dei! Torno a sperar.)
Ah dimmi, amico, dimmi:
dov’è? Dove quel dolce aspetto
vita mi renderà?
IDOMENEO Ma d’onde nasce
questa, che per lui nutri
tenerezza d’amor?
IDAMANTE Ah, ch’egli è il padre…
IDOMENEO Oh Dio!
Parla: di chi è egli il padre?
IDAMANTE È il padre mio.
IDOMENEO (Spietatissimi Dei!)
IDAMANTE Meco compiangi
del padre mio il destin?
IDOMENEO Ah figlio!
IDAMANTE Ah padre! Ah Numi!
Dove son io?… Oh qual trasporto!… Soffri,
genitor adorato, che al tuo seno…
E che un amplesso… ahimè! Perché ti sdegni?
Disperato mi fuggi?… Ah dove, ah dove?
IDOMENEO Non mi seguir, tel vieto.
Meglio per te saria il non avermi
veduto or qui. Paventa il rivedermi.
IDAMANTE Ah qual gelido orror m’ingombra i sensi!
Lo vedo appena, il riconosco, e a’ miei
teneri accenti in un balen s’invola.
Misero! In che l’offesi, e come mai
quel sdegno io meritai, quelle minacce?
Vuo’ seguirlo e veder, oh sorte dura,
qual mi sovrasti ancor più rea sventura.
Aria
IDAMANTE Il padre adorato
ritrovo, e lo perdo.
Mi fugge sdegnato,
fremendo d’orror.
Morire credei
di gioia e d’amore.
Or, barbari Dei
m’uccide il dolor.
INTERMEZZO
Coro
TUTTI Nettuno s’onori,
quel nome risuoni,
quel Nume s’adori
sovrano del mar.
Con danze e con suoni
convien festeggiar.
PARTE DEL CORO Da lunge ei mira
di Giove l’ira,
e in un baleno
va all’Eghe in seno,
da regal sede
tosto provede.
Fa i generosi
destrier squamosi
ratto accoppiar.
PARTE DEL CORO Dall’onde fuore,
suonan sonore,
Tritoni Araldi
robusti e baldi
buccine intorno.
Già riede il giorno,
che il gran Tridente
il mar furente
seppe domar.
TUTTI Nettuno s’onori…
PARTE DEL CORO Su conca d’oro
regio decoro
spira Nettuno
scherza Portuno,
ancor bambino
col suo delfino,
con Anfitrite.
Or noi di Dite
fe’ trionfar.
Nereidi amabili,
Ninfe adorabili,
che alla gran Dea
con Galatea
corteggio fate,
deh ringraziate
per noi quei Numi,
che i nostri lumi
fero asciugar.
TUTTI Nettuno s’onori,
quel nome risuoni,
quel Nume s’adori
sovrano del Mar.
Con danze e con suoni
convien festeggiar.
Or suonino le trombe,
solenne ecatombe
andiam preparar.
SCENA I
Idomeneo, Arbace
Recitativo
ARBACE Tutto m’è noto.
IDOMENEO Gonfio di tante imprese
al varco alfin m’attese il fier Nettuno.
ARBACE E so che a’ danni tuoi
ad Eolo unito, e a Giove
il suo regno sconvolse.
IDOMENEO Sì, che m’estorse in voto
umana vittima.
ARBACE Di chi?
IDOMENEO Del primo
che sulla spiaggia incauto a me s’appressi.
ARBACE Oh voto strano!
IDOMENEO E pure
l’accolse, m’esaudì Nettun, ed io
accompierlo dovrò?
ARBACE Male s’usurpa
un re, suddito a’ Numi, il lor diritto
d’esiger, di punir, se al loro esempio
giusto non è, fedele a sue promesse.
IDOMENEO Intendo, Arbace, intendo: il ciel da me
vuol fedeltà, l’esempio il mondo.
Ma tu la piaga mia più inasprisci.
ARBACE Medica man la piaga
premendo salda: il ciel gradì il tuo voto,
virtù dal cielo attendi.
IDOMENEO ll voto è ingiusto.
ARBACE Perdona: a noi non lice
chieder ragione ai Numi.
D’un monarca la vita non rifletti
quanto apprezzin gli Dei? Certo, la tua
un prezzo inestimabile costò.
IDOMENEO Ecco l’arcano.
ARBACE Or dimmi: chi primo tu incontrasti?
IDOMENEO Inorridisci…
Il mio figlio.
ARBACE Idamante! Io vengo meno!
IDOMENEO Dammi, Arbace, il consiglio,
salvami, per pietà, salvami il figlio.
ARBACE Trovisi in altro clima altro soggiorno.
Purché al popol si celi.
Per altra via intanto
Nettun si placherà, qualche altro Nume
di lui cura n’avrà.
IDOMENEO Ben dici, è vero…
Ilia s’appressa, ahimè!
In Argo ei vada, e sul paterno soglio
rimetta Elettra. Or vanne a lei, e al figlio.
Fa’ che sian pronti. Il tutto
sollecito disponi.
Custodisci l’arcano. A te mi fido.
A te dovranno, o caro, o fido Arbace,
la vita il figlio e il genitor la pace.
Aria
ARBACE Se il tuo duol, se il mio disio
sen volassero del pari,
a ubbidirti qual son io,
saria il duol pronto a fuggir.
Quali al trono sian compagni,
chi l’ambisce or veda, e impari.
Stia lontan, o non si lagni
se non trova che martir.
SCENA II
Idomeneo, Ilia
Recitativo
ILIA Se mai pomposo apparse
su l’achivo orizzonte il Dio di Delo,
eccolo in questo giorno, o Sire, in cui
l’augusta tua presenza i tuoi diletti
sudditi torna in vita, e lor pupille,
che ti piansero estinto, or rasserena.
IDOMENEO Principessa gentil, il bel sereno
anche alle tue pupille ormai ritorni.
Il lungo duol dilegua.
Di me, de’ miei tesori,
Ilia, disponi, e mia cura sarà
dartene chiare prove
dell’amicizia mia.
ILIA Son certa, e un dubbio in me colpa saria.
Aria
ILIA Se il padre perdei,
la patria, il riposo,
tu padre mi sei,
soggiorno amoroso
è Creta per me.
Or più non rammento
le angosce, gl’affanni.
Or gioia, e contento,
compenso a’ miei danni,
il cielo mi diè.
SCENA III
Idomeneo
Recitativo
IDOMENEO Qual mi conturba i sensi
equivoca favella? Ne’ suoi casi,
qual mostra a un tratto intempestiva gioia
la frigia principessa?… E quei ch’esprime
teneri sentimenti per il prence
sarebber forse… ahimè…
sentimenti d’amor, gioia di speme?
Non m’inganno. Reciproco è l’amore.
Troppo, Idamante, a scior quelle ritorte
sollecito tu fosti… Ecco il delitto
che in te punisce il ciel… Sì, sì, a Nettuno
il figlio, il padre ed Ilia
tre vittime saran su l’ara istessa,
da egual dolor afflitte,
una dal ferro e due dal duol trafitte.
Aria
IDOMENEO Fuor del mar ho un mar in seno,
che del primo è più funesto,
e Nettuno ancor in questo
mai non cessa minacciar.
Fiero Nume! Dimmi almeno:
se al naufragio è sì vicino
il mio cor, qual rio destino
or gli vieta il naufragar?
Recitativo
IDOMENEO Frettolosa e giuliva
Elettra vien. S’ascolti.
SCENA IV
Elettra
Recitativo
ELETTRA Parto, e l’unico oggetto
che amo ed adoro, oh Dei,
meco sen vien? Ah troppo,
troppo angusto è il mio cor a tanta gioia!
Lunge della rivale
farò ben io con vezzi, e con lusinghe,
che quel foco, che pria
spegnere non potei,
a quei lumi s’estingua e avvampi ai miei.
Aria
ELETTRA Idol mio, se ritroso
altra amante a me ti rende,
non m’offende
rigoroso,
più m’alletta austero amor.
Scaccerà vicino ardore
dal tuo sen l’ardor lontano.
Più la mano
può d’amore
s’è vicin l’amante cor.
Recitativo
ELETTRA Odo da lunge armonioso suono,
che all’imbarco mi chiama. Orsù, si vada.
SCENA V
Elettra, coro
Recitativo
ELETTRA Ecco, lo stuolo argivo impaziente
alle navi m’attende.
Sidonie sponde! Oh voi
per me di pianto, e duol, d’amor nemico
crudo ricetto, or, che astro più clemente
a voi mi toglie, io vi perdono, e in pace
al lieto partir mio
al fin vi lascio, e dò l’estremo addio!
Coro
TUTTI Placido è il mar, andiamo.
Tutto ci rassicura.
Felice avrem ventura,
su, su, partiamo or or.
ELETTRA Soavi Zeffiri,
soli spirate,
del freddo Borea
l’ira calmate,
d’aura piacevole
cortesi siate,
se da voi spargesi
per tutto amor.
TUTTI Placido è il Mar…
ELETTRA Nel cor amante
tu sei quel fomite,
onde costante
Amor ravvivasi,
né può sue piante
altrove volgere.
TUTTI Placido è il Mar…
ELETTRA Fiore gratissimo
è la speranza,
che frutto portaci,
con la costanza,
d’amor propizio
sì, dolce stanza,
nel cor degl’uomini,
conservi ognor.
TUTTI Placido è il Mar…
SCENA VI
Idomeneo, Idamante, Elettra
Recitativo
IDOMENEO Vattene, Prence!
IDAMANTE Oh ciel!
IDOMENEO Troppo t’arresti.
Parti, e non dubbia fama
di mille eroiche imprese il tuo ritorno
prevenga. Di regnare,
se l’arte apprender vuoi, ora incomincia
a renderti de’ miseri il sostegno,
del padre, e di te stesso, ognor più degno.
Terzetto
IDAMANTE Pria di partir, oh Dio,
soffri che un bacio imprima
su la paterna man.
ELETTRA Soffri che un grato addio
sul labbro il cor esprima.
Addio, degno sovran!
IDOMENEO Vanne, sarai felice.
Figlio, tua sorte è questa.
Seconda i voti, o ciel!
ELETTRA Quanto sperar mi lice!
IDAMANTE Vado, (e il mio cor qui resta.)
Addio!
IDOMENEO, IDAMANTE Destin crudel!
IDAMANTE Oh Ilia!
IDOMENEO Oh figlio!
IDAMANTE Oh padre! Oh partenza!
ELETTRA Oh Dei! Che sarà?
IDOMENEO, IDAMANTE, ELETTRA Deh cessi il scompiglio.
Del ciel la clemenza
sua man porgerà.
CORO Qual nuovo terrore!
Qual rauco muggito!
De’ Numi il furore
ha il mare infierito.
Nettuno, mercé.
Qual odio, qual ira
Nettuno ci mostra!
Se il cielo s’adira,
qual colpa è la nostra?
Il reo qual è?
IDOMENEO Eccoti in me, barbaro Nume, il reo.
Io solo errai, me sol punisci, e cada
sopra di me il tuo sdegno. La mia morte
ti sazi al fin; ma s’altra aver pretendi
vittima al fallo mio, una innocente
darti io non posso, e se pur tu la vuoi,
ingiusto sei, pretenderla non puoi.
CORO Corriamo, fuggiamo
quel mostro spietato.
Corriamo, fuggiamo,
ah preda già siamo!
Chi, perfido fato,
più crudo è di te?
SCENA I
Ilia
Recitativo
ILIA Solitudini amiche, aure amorose,
piante fiorite e fiori vaghi! Udite
d’una infelice amante
i lamenti, che a voi lassa confido.
Quanto il tacer presso al mio vincitore,
quanto il finger ti costa, afflitto core!
Aria
ILIA Zeffiretti lusinghieri,
deh volate al mio tesoro
e gli dite ch’io l’adoro,
che mi serbi il cor fedel.
E voi piante e fior sinceri,
che ora innaffia il pianto amaro,
dite a lui che amor più raro
mai vedeste sotto al ciel.
Recitativo
ILIA Ei stesso vien… oh Dei!… mi spiego o taccio?…
Resto?… parto?… o m’ascondo?
Ah risolver non posso, ah mi confondo!
SCENA II
Ilia, Idamante
Recitativo
IDAMANTE Principessa, a’ tuoi sguardi
se offrirmi ardisco ancor, più non mi guida
un temerario affetto. Altro or non cerco,
che appagarti e morir.
ILIA Morir? Tu, prence?
IDAMANTE Più teco io resto, più di te m’accendo
e s’aggrava mia colpa. A ché il castigo
più a lungo differir?
ILIA Ma qual cagione
morte a cercar t’induce?
IDAMANTE Il genitore,
pien di smania, e furore,
torvo mi guarda, e fugge,
e il motivo mi cela.
Da tue catene avvinto, il tuo rigore
a nuovi guai m’espone. Un fiero mostro
fa dappertutto orrida strage. Or questo
a combatter si vada,
e vincerlo si tenti,
o finisca la morte i miei tormenti.
ILIA Calma, o prence, un trasporto sì funesto.
Rammenta, che tu sei d’un grand’impero
l’unica speme.
IDAMANTE Privo del tuo amore,
privo, Ilia, di te, nulla mi cale.
ILIA Misera me!… Deh serba i giorni tuoi.
IDAMANTE Il mio fato crudel seguir degg’io.
ILIA Vivi. Ilia tel chiede.
IDAMANTE Oh Dei! Che ascolto?
Principessa adorata!…
ILIA Il cor turbato
a te mal custodì
la debolezza mia;
purtroppo amore, e tema
indivisi ho nel sen.
IDAMANTE Odo? O sol quel che brama
finge l’udito, oppure il grand’ardore
m’agita i sensi e il cor lusinga oppresso
un dolce sogno?
ILIA Ah! perché pria non arsi,
che scoprir la mia fiamma? Mille io sento
rimorsi all’alma. Il sacro mio dovere,
la mia gloria, la patria, il sangue
de’ miei ancor fumante, ah quanto al core
rimproverano il mio ribelle amore!
Ma al fin, che fo? Già che in periglio estremo
ti vedo, o caro, e trarti sola io posso,
odimi, io tel ridico:
T’amo, t’adoro, e se morir tu vuoi,
pria che m’uccida il duol morir non puoi.
Duetto
IDAMANTE S’io non moro a questi accenti,
non è ver che Amor uccida,
che la gioia opprima un cor.
ILIA Non più duol, non più lamenti.
Io ti son costante e fida,
tu sei il solo mio tesor.
IDAMANTE Tu sarai…
ILIA Qual tu mi vuoi.
IDAMANTE La mia sposa…
ILIA Lo sposo mio
sarai tu?
IDAMANTE, ILIA Lo dica Amor.
Ah! il gioir sorpassa in noi
il sofferto affanno rio,
tutto vince il nostro ardor!
SCENA III
Idomeneo, Elettra, Ilia, Idamante
Recitativo
IDOMENEO Cieli! Che vedo?
ILIA Ah siam scoperti, o caro.
IDAMANTE Non temer, idol mio.
ELETTRA Ecco l’ingrato.
IDOMENEO Io ben m’apposi al ver. Ah crudo fato!
IDAMANTE Signor, già più non oso
padre chiamarti, a un suddito infelice,
deh questa almen concedi
unica grazia.
IDOMENEO Parla.
ELETTRA (Che dirà?)
IDAMANTE In che t’offesi mai? Perché mi fuggi?…
M’odi e aborrisci?
ILIA Io tremo.
ELETTRA Io tel direi.
IDOMENEO Figlio, contro di me Nettuno irato
gelommi il cor. Ogni tua tenerezza
l’affanno mio raddoppia, il tuo dolore
tutto sul cor mi piomba, e rimirarti
senza ribrezzo e orror non posso.
ILIA Oh Dio!
IDAMANTE Forse per colpa mia Nettun sdegnossi?
Ma la colpa qual è?
IDOMENEO Ah placarlo potessi
senza di te!
ELETTRA Potessi i torti miei
or vendicar!
IDOMENEO Parti, te lo comando.
Fuggi il paterno lido e cerca altrove
sicuro asilo.
ILIA Ahimè!
Pietosa principessa, ah mi conforta!
ELETTRA Ch’io ti conforti? e come?…(Ancor m’insulta
l’indegna.)
IDAMANTE Dunque io me n’andrò… ma dove?…
Oh Ilia!… Oh genitor!
ILIA O seguirti, o morir, mio ben, vogl’io.
IDAMANTE Deh resta, o cara, e vivi in pace… Addio!
Quartetto
IDAMANTE Andrò ramingo, e solo,
morte cercando altrove
fin che la incontrerò.
ILIA M’avrai compagna al duolo
dove sarai, e dove
tu moia, io morirò.
IDAMANTE Ah no…
IDOMENEO Nettun spietato!
Chi per pietà m’uccide?
ELETTRA Quando vendetta avrò?
IDAMANTE, ILIA Serena il ciglio irato.
IDAMANTE, ILIA, IDOMENEO Ah il cor mi si divide!
IDAMANTE, ILIA, IDOMENEO, ELETTRA Soffrir più non si può.
Peggio è di morte
sì gran dolore.
Più fiera sorte,
pena maggiore
nissun provò!
SCENA IV
Arbace, Idomeneo, Ilia, Elettra
Recitativo
ARBACE Sire, alla reggia tua immensa turba
di popolo affollato ad alta voce
parlarti chiede.
ILIA A qualche nuovo affanno,
preparati mio cor.
IDOMENEO Perduto è il figlio.
ARBACE Del Dio de’ Mari il sommo sacerdote
la guida.
IDOMENEO Ahi, troppo disperato è il caso!
Intesi, Arbace.
ELETTRA Qual nuovo disastro!
ILIA Il popol sollevato?
IDOMENEO Or vado ad ascoltarla.
ELETTRA Ti seguirò.
ILIA Voglio seguirti anch’io.
SCENA V
Arbace
Recitativo
ARBACE Sventurata Sidon! In te quai miro
di morte, stragi e orror lugubri aspetti?
Ah Sidon più non sei.
Sei la città del pianto, e questa reggia
quella del duol! Dunque è per noi dal cielo
sbandita ogni pietà?
Chi sa?… Io spero ancora,
che qualche Nume amico
si plachi a tanto sangue; un Nume solo
basta tutti a piegar; alla clemenza
il rigor cederà… ma ancor non scorgo
qual ci miri pietoso… Ah sordo è il cielo!
Finir sua gloria sotto alte rovine!
No, sue miserie pria non avran fine.
Aria
ARBACE Se là su ne’ fati è scritto,
Creta, o Dei s’è rea, or cada.
Paghi il fio del suo delitto,
ma salvate il prence, il re.
Deh d’un sol vi plachi il sangue!
Ecco il mio, se il mio v’aggrada,
e il bel regno che già langue,
giusti Dei, abbia mercé.
SCENA VI
Gran Sacerdote, Idomeneo, coro
Recitativo
GRAN SACERDOTE Volgi intorno lo sguardo, o Sire, e vedi
qual strage orrenda nel tuo nobil regno
fa il crudo mostro. Ah mira
allagate di sangue
quelle pubbliche vie, ad ogni passo
vedrai chi geme, e l’alma
gonfio d’atro velen dal corpo esala.
Mille, e mille in quell’ampio e sozzo ventre,
pria sepolti che morti,
perire io stesso vidi.
Sempre di sangue lorde
son quelle fauci, e son sempre più ingorde.
Da te solo dipende
il ripiego, da morte trar tu puoi
il resto del tuo popolo, ch’esclama
sbigottito, e da te l’aiuto implora.
E indugi ancor? Al tempio, Sire, al tempio!
Qual è, dov’è la vittima? A Nettuno
rendi quello ch’è suo.
IDOMENEO Non più. Sacro Ministro
e voi popoli, udite:
la vittima è Idamante, e or or vedrete,
oh Numi, con qual ciglio
svenar il genitor il proprio figlio.
Coro
POPOLO Oh voto tremendo!
Spettacolo orrendo!
Già regna la morte,
d’abisso le porte
spalanca crudel.
GRAN SACERDOTE Oh cielo clemente!
Il figlio è innocente,
il voto è inumano.
Arresta la mano
del padre fedel.
SCENA VII
Idomeneo, Sacerdoti, coro
IDOMENEO Accogli, o Re del Mar, i nostri voti,
placa lo sdegno tuo, il tuo rigor!
SACERDOTI Accogli, o Re del Mar, i nostri voti,
placa lo sdegno tuo, il tuo rigor!
IDOMENEO Tornino a lor spelonche gl’Euri, i Noti,
torni Zeffiro al mar, cessi il furor!
Il pentimento e il cor de’ tuoi devoti
accetta e a noi concedi il tuo favor!
CORO Stupenda vittoria!
Eterna è tua gloria,
trionfa, o Signor.
Recitativo
IDOMENEO Qual risuona qui intorno
applauso di vittoria?
SCENA VIII
Arbace, Idomeneo
Recitativo
ARBACE Sire, il Prence,
Idamante l’eroe, di morte in traccia,
disperato correndo
il trionfo trovò. Su l’empio mostro
scagliossi furibondo, il vinse, e uccise.
Eccoci salvi alfin.
IDOMENEO Ahimè! Nettuno
di nuovo sdegno acceso
sarà contro di noi… or or, Arbace,
con tuo dolor vedrai,
che Idamante trovò quel che cercava,
e di morte egli stesso
il trionfo sarà.
ARBACE Che vedo? Oh Numi!
SCENA IX
Idomeneo, Idamante
Recitativo
IDAMANTE Padre, mio caro padre, ah dolce nome!
Eccomi a’ piedi tuoi. In questo estremo
periodo fatal, su questa destra,
che il varco al sangue tuo nelle mie vene
aprir dovrà, gl’ultimi baci accetta.
Ora comprendo, che il tuo turbamento
sdegno non era già, ma amor paterno.
Oh mille volte e mille
fortunato Idamante,
se chi vita ti diè vita ti toglie,
e togliendola a te la rende al cielo,
e dal cielo la sua in cambio impetra,
ed impetra costante a’ suoi la pace
e de’ Numi l’amor sacro e verace!
IDOMENEO O figlio! O caro figlio!
Perdona: il crudo uffizio
in me scelta non è, pena è del Fato.
Barbaro, iniquo Fato! Ah no, non posso
contro un figlio innocente
alzar l’aspra bipenne… da ogni fibra
già sen fuggon le forze, e gl’occhi miei
torbida notte ingombra… Oh figlio!
IDAMANTE Oh padre!
Ah non t’arresti inutile pietà,
né vana ti lusinghi
tenerezza d’amor. Deh vibra un colpo,
che ambi tolga d’affanno.
IDOMENEO Ah che natura
mel contrasta e ripugna.
IDAMANTE Ceda natura al suo Autor: di Giove
questo è l’alto voler.
Rammenta il tuo dover. Se un figlio perdi,
cento avrai Numi amici. Figli tuoi
i tuoi popoli sono…
Ma se in mia vece brami
chi t’ubbidisca, ed ami,
chi ti sia accanto, e di tue cure il peso
teco ne porti,… Ilia ti raccomando…
Deh un figlio tu esaudisci,
che moribondo supplica, e consiglia:
s’ella sposa non m’è, deh siati figlia.
Aria
IDAMANTE No, la morte io non pavento,
se alla patria, al genitore
frutta, o numi, il vostro amore
e di pace il bel seren.
Agl’Elisi andrò contento,
e riposo avrà quest’alma,
se in lasciare la mia salma
vita e pace avrà il mio ben.
Recitativo
IDAMANTE Ma che più tardi? Eccomi pronto, adempi
il sacrifizio, il voto.
IDOMENEO Oh qual mi sento
In ogni vena insolito vigor?
Or l’ultimo amplesso
Ricevi… e mori.
IDAMANTE Oh padre!
IDOMENEO Oh figlio!
IDAMANTE, IDOMENEO Oh Dio!
IDAMANTE Oh Ilia… ahimè… Vivi felice.
IDAMANTE, IDOMENEO Addio!
SCENA X
Ilia, Idomeneo, Idamante, Elettra, Gran Sacerdote, Arbace, Voce
Recitativo
ILIA Ferma, o Sire, che fai?
IDOMENEO La vittima io sveno,
che promisi a Nettun.
IDAMANTE Ilia, t’accheta.
GRAN SACERDOTE Deh non turbar il sacrifizio.
ILIA In vano
quella scure altro petto
tenta ferir. Eccoti, Sire, il mio:
la vittima io son.
ELETTRA Oh qual contrasto!
ILIA Idamante è innocente, è figlio tuo,
e del Regno è la speme.
Tiranni i Dei non son. Fallaci siete
interpreti voi tutti
del divino voler. Vuol sgombra il cielo
de’ nemici la Grecia, e non de’ figli.
Benché innocente anch’io, benché ora amica,
di Priamo son figlia e frigia io nacqui,
per natura nemica al greco nome.
Orsù, mi svena…
IDAMANTE Ah troppo
Ilia, sei generosa.
Vittima sì preziosa il genitore
non promise a Nettun, me scelse il Fato.
La frigia in te ancor vive:
chi sa a qual fine il ciel ti serba in vita,
e della Grecia in sen?
ILIA In van m’alletti.
IDAMANTE In van morir presumi.
IDOMENEO Ah ch’io son fuor di me. Soccorso, o Numi!
ARBACE Oh ciel! Che fia?… Mi scoppia il cor…
ELETTRA In petto
quai moti ardenti io sento
di rabbia e di furor!
GRAN SACERDOTE Sire, risolvi omai.
ILIA Eccomi all’ara.
IDOMENEO Ma quella tu non sei…
ILIA Sempre più grata è a’ dei
vittima volontaria.
IDAMANTE Idolo mio!
Deh dammi del tuo amor l’ultimo pegno.
ILIA Ecco il mio sangue.
IDAMANTE Ah no, la gloria in pace
lasciami di morire
per la mia patria.
ILIA A me s’aspetta.
IDAMANTE Oh Dio!
ILIA Gratitudine è in me.
IDAMANTE In me è dover.
ILIA Ma ti dispensa Amore.
Nettun! Eccoti il cambio.
IDAMANTE Oh vivi, e parti,
o insiem noi moriremo.
ILIA No, sola io vuo’ varcare il guado estremo.
A te, sacro Ministro…
VOCE Ha vinto Amore…
A Idomeneo perdona
il gran trascorso il ciel… ma non al Re.
A lui mancar non lice a sue promesse…
Cessi esser Re… lo sia Idamante… ed Ilia
a lui sia sposa, e fia pago Nettuno,
contento il ciel, premiata l’innocenza.
La pace renderà di Creta al Regno
stabilito nel ciel nodo sì degno.
IDOMENEO Oh ciel pietoso!
IDAMANTE Ilia…
ILIA Idamante, udisti?
ARBACE Oh gioia, oh Amor, oh Numi!
ELETTRA Oh smanie! Oh Furie!
Oh disperata Elettra!
Addio, amor, addio, speme! Ah il cor nel seno
già m’ardono l’Eumenidi spietate.
Misera! A che m’arresto?
Sarò in queste contrade
della gioia e trionfi
spettatrice dolente?
Vedrò Idamante alla rivale in braccio,
e dall’uno e dall’altra
mostrarmi a dito? Ah no, il germano Oreste
ne’ cupi abissi io vuo’ seguir. Ombra infelice!
Lo spirto mio accogli, or or compagna
m’avrai là nell’Inferno
a’ sempiterni guai, al pianto eterno.
Aria
ELETTRA D’Oreste, d’Ajace
ho in seno i tormenti.
D’Aletto la face
già morte mi dà.
Squarciatemi il core,
ceraste, serpenti,
o un ferro il dolore
in me finirà.
SCENA ULTIMA
Idomeneo, Coro
Recitativo
IDOMENEO Popoli, a voi l’ultima legge impone
Idomeneo qual Re. Pace v’annunzio.
Compiuto è il sacrifizio e sciolto il voto.
Nettuno e tutti i Numi a questo Regno
amici son. Resta che al cenno loro
Idomeneo ora ubbidisca. Oh quanto,
O sommi Dei, quanto m’è grato il cenno!
Eccovi un altro Re, un altro me stesso:
a Idamante mio figlio, al caro figlio
cedo il soglio di Creta e tutto insieme
il sovrano poter. I suoi comandi
rispettate, eseguite ubbidienti,
come i miei eseguiste e rispettaste,
onde grato io vi son: questa è la Legge.
Eccovi la real sposa. Mirate
in questa bella coppia un don del cielo
serbato a voi. Quanto a sperar vi lice!
Oh Creta fortunata! Oh me felice!
Aria
IDOMENEO Sazio è il destino al fine,
mostrami lieto aspetto.
Spirto novello il petto
vienmi a rinvigorir.
Tal serpe in fra le spine
lascia le antiche spoglie,
e vinte l’aspre doglie
torna a ringiovenir.
CORO Scenda Amor, scenda Imeneo,
e Giunone ai Regi Sposi.
D’alma pace ormai li posi
la Dea pronuba nel sen!