Idomeneo (char.)-Mozart

IDOMENEO ( character)

from: Idomeneo

Libretto by Lorenzo da Ponte for Wolfgang Amadeus Mozart

 

 

 

SCENA 9
RECITATIVO
Oh voi, di Marte,
e di Nettuno all’ire,
alle vittorie, ai stenti
fidi seguaci miei,
lasciatemi per poco
qui solo respirar, e al ciel natio
confidar il passato affanno mio.
Tranquillo è il mar, aura soave spira
di dolce calma, e le cerulee sponde
il biondo Dio indora, ovunque io miro,
tutto di pace in seri riposa, e gode.
Io sol, io sol su queste aride spiagge
d’affanno, e da disagio estenuato
quella calma, oh Nettuno, in me non provo,
che al tuo regno impetrai.
Oh voto insano, atroce!
giuramento crudel! ah qual de’ Numi
mi serba ancora in vita,
oh qual di voi mi porge almen aita?
ARIA
Vedrommi intorno
L’ombra dolente,
Che notte, e giorno:
Sono innocente
M’accennerà.
Nel seri trafitto,
nel corpo esangue
il mio delitto,
lo sparso sangue
m’additerà.
Qual spavento,
qual dolore!
Di tormento
questo core
quante volte
morirà!
RECITATIVO
Cieli! che veggo? Ecco, la sventurata
vittima, ahimè! s’appressa… e queste mani
le ministre saran?… mani escerande,
barbari, ingiusti, Numi! are nefande!
SCENA 10
Più il guardo,
più mi strugge il dolor.
De’ giorni miei
il resto a te dovrò. Tu quale avrai
premio da me?
Qual voce, qual pietà il mio sen trafigge!
Misero tu? che dici? ti son conte
le tue sventure appien?
Uom più di questo
deplorabil non v’è, non v’è chi plachi
il fato suo austero.
Ma d’onde nasce
Questa, che per lui nutri
Tenerezza d’amor?
Oh Dio!
Parla: di chi è egli padre?
Spietatissimi Dei!
Ah figlio!
Non mi seguir, te ‘l vieto:
Meglio per te saria il non avermi
Veduto or qui. Paventa il rivedermi.

 

SCENA 1
RECITATIVO
Gonfio di tante imprese
al varco al fin m’attese il fier Nettuno …
Sì, che m’estorse in voto
umana vittima.
Del primo,
che sulla spiaggia incauto
a me s’appressi.
Inorridisci:
il mio figlio…
Dammi Arbace il consiglio,
salvami per pietà, salvami il figlio.
Ben dici, è vero…
Ilia s’apressa, ahimè!
Resta un poco pensoso e poi decide
in Argo ci vada, e sul paterno soglio
rimetta Elettra… or vanne a lei, e al figlio,
fa che sian pronti; il tutto
sollecito disponi.
Custodisci l’arcano. A te mi fido,
a te dovranno, oh caro, oh fido Arbace,
la vita il figlio, e il genitor la pace.
SCENA 2
RECITATVO
Principessa gentil, il bel sereno
anche alle tue pupille omai ritorni.
il lungo duol dilegua.
Di me, de’ miei tesori
ilia, disponi, e mia cura sarà
dartene chiare prove
dell’amicizia mia.
SCENA 3
RECITATIVO
Qual mi conturba i sensi
equivoca favella? Ne’ suoi casi,
qual mostra a un tratto intempestiva gioia
la frigia principessa?… E quei ch’esprime
teneri sentimenti per il prence
sarebber forse… ahimè…
sentimenti d’amor, gioia di speme?
Non m’inganno. Reciproco è l’amore.
Troppo, Idamante, a scior quelle ritorte
sollecito tu fosti… Ecco il delitto
che in te punisce il ciel… Sì, sì, a Nettuno
il figlio, il padre ed Ilia
tre vittime saran su l’ara istessa,
da egual dolor afflitte,
una dal ferro e due dal duol trafitte.
ARIA
Fuor del mar ho un mar in seno,
che del primo è più funesto,
e Nettuno ancor in questo
mai non cessa minacciar.
Fiero Nume! Dimmi almeno:
se al naufragio è sì vicino
il mio cor, qual rio destino
or gli vieta il naufragar?
RECITATIVO
Frettolosa e giuliva
Elettra vien. S’ascolti.
SCENA 6
RECITATIVO
Vattene prence.
Troppo t’arresti.
Parti, e non dubbia fama,
di mille eroiche imprese
il tuo ritorno prevenga.
Di regnare se l’arte apprender vuoi,
ora incomincia a renderti
de’ miseri il sostegno,
del padre e di te stesso ognor più degno.
TERZETTO
Vanne, sarai felice,
Figlio! tua sorte è questa.
Seconda i voti oh ciel!
Addio!
(Destin crudel!)
(Oh figlio!)
Deh cessi il scompiglio;
Del ciel la clemenza
Sua man porgerà.
RECITATIVO
Eccoti in me, barbaro Nume! il reo!
Io solo errai, me sol punisci,
e cada, cada sopra di me il tuo sdegno.
La mia morte ti sazi alfin;
ma se altra aver pretendi vittima
al fallo mio, una innocente darti io non posso,
e se pur tu la vuoi …
ingiusto sei, pretenderla non puoi.

 

SCENA 3
RECITATIVO
(Cieli! Che vedo!)
(Io ben m’apposi al ver. Ah crudo fato!)
Parla.
Figlio: contro di me Nettuno irato gelommi il cor,
ogni tua tenerezza l’affanno mio raddoppia,
il tuo dolore tutto sul cor mi piomba,
e rimirarti senza ribrezzo, orror non posso.
Ah placarlo potessi senza di te!
Parti, te lo commando,
fuggi il paterno lido,
e cerca altrove sicuro asilo.
QUARTETTO
Nettun spietato!
Chi per pietà m’uccide?
Ah il cor mi si divide!
Soffrir più non si può.
Peggio è di morte
sì gran dolore.
Più fiera sorte,
pena maggiore
nissun provò!
SCENA 4
(Perduto è il figlio.)
(Ahi troppo disperato è il caso!)
intesi Arbace.
Or vado ad ascoltarla.
SCENA 6
Non più… sacro ministro; e voi popoli udite:
la vittima è Idamante, e or vedrete, ah Numi!
con qual ciglio? Svenar il genitor il proprio figlio.
SCENA 7
Accogli, oh re del mar, i nostri voti,
Placa lo sdegno tuo, il tuo rigor!
Tornino a lor spelonche gl’Euri, e i Noti,
Torni Zeffiro al mar, cessi il furor.
Il pentimento, e il cor de’ tuoi devoti
Accetta, e a noi concedi il tuo favor!
Qual risuona qui intorno
Applauso di vittoria?
SCENA 8
Ahimè! Nettuno
di nuovo sdegno acceso
sarà contro di noi… or or, Arbace,
con tuo dolor vedrai,
che Idamante trovò quel che cercava,
e di morte egli stesso
il trionfo sarà.
SCENA 9
Oh figlio! oh caro figlio!
Perdona; il crudo uffizio
in me scelta non è, pena è del fato…
Barbaro, iniquo fato! … Ah no, non posso
contro un figlio innocente
alzar l’aspra bipenne… da ogni fibra
già se’n fuggon le forze, e gl’occhi miei
Ttorbida notte ingombra… oh figlio! …
Oh qual mi sento
in ogni vena insolito vigor?
Or risoluto io son… l’ultimo amplesso
ricevi… e mori.
Oh Dio!
Addio.
SCENA 10
La vittima io sveno,
Che promisi a Nettuno.
Oh ciel pietoso!
SCENA ULTIMA
Popoli, a voi l’ultima legge impone
Idomeneo, qual re. Pace v’annunzio,
Compiuto è il sacrifizio, e sciolto il voto,
Nettuno, e tutti Numi a questo regno
Amici son. Resta, che al cenno loro
Idomeneo ora ubbidisca. Oh quanto,
Oh sommi Dei, quanto m’è grato il cenno!
Eccovi un altro re, un altro me stesso:
A Idamante mio figlio, al caro figlio
Cedo il soglio di Creta, e tutto insieme
Il sovrano poter. I suoi comandi
Rispettate, eseguite ubbidienti,
Come i miei eseguiste, e rispettaste;
Onde grato io vi son: questa è la legge.
Eccovi la real sposa. Mirate
In questa bella coppia un don del cielo
Serbato a voi. Quanto a sperar vi lice!
Oh Creta fortunata! Oh me felice!
ARIA
Torna la pace al core,
torna lo spento ardore;
fiorisce in me l’età.
Tal la stagion di Flora
l’albero annoso infiora,
nuovo vigor gli dà.