FIGARO (character)- Le nozze di Figaro – Mozart

FIGARO

LE NOZZE DI FIGARO
Libretto by Lorenzo da Ponte for Wolfgang Amadeus Mozart

 

 

 

SCENA 1
Duettino
Cinque… dieci… venti… trenta…
trenta sei… quaranta tre…
Sì, mio core, or è più bello:
sembra fatto inver per te.
Ah il mattino alle nozze vicino
quanto è dolce al tuo tenero sposo
questo bel cappellino vezzoso
che Susanna ella stessa si fe’.
Recitativo
Io guardo se quel letto
che ci destina il Conte
farà buona figura in questo loco.
Certo, a noi la cede
generoso il padrone.
E la ragione?
Perché non puoi
far che passi un po’ qui?
Ma non capisco
perché tanto ti spiace
la più comoda stanza del palazzo.
Grazie, non tanti elogi. Osserva un poco
se potriasi star meglio in altro loco.
Duettino
Se a caso Madama
la notte ti chiama:
din din: in due passi
da quella puoi gir.
Vien poi l’occasione
che vuolmi il padrone,
don don, in tre salti
lo vado a servir.
Susanna, pian pian.
Fa’ presto…
Udir bramo il resto:
i dubbi, i sospetti
gelare mi fan.
Recitativo
Parla, che c’è di nuovo?
E di chi dunque?
Di te?
Bravo! Tiriamo avanti.
Oh guarda un po’ che carità pelosa!
Chi? Basilio? Oh birbante!
Me n’era lusingato.
Come! Ne’ feudi suoi
non l’ha il Conte abolito?
Bravo! Mi piace:
che caro signor Conte!
Ci vogliam divertir: trovato avete…
Chi suona? La Contessa.
Coraggio, mio tesoro.
SCENA 2
Recitativo
Bravo, signor padrone! ora incomincio
a capir il mistero… e a veder schietto
tutto il vostro progetto: a Londra, è vero?…
Voi Ministro, io Corriero, e la Susanna…
secreta ambasciatrice.
Non sarà, non sarà. Figaro il dice.
Cavatina
Se vuol ballare,
signor Contino,
il chitarrino
le suonerò.
Se vuol venire
nella mia scuola
la capriola
le insegnerò.
Saprò… ma piano…
meglio ogni arcano
dissimulando
scoprir potrò.
L’arte schermendo,
l’arte adoprando,
di qua pungendo,
di là scherzando,
tutte le macchine
rovescerò.
Se vuol ballare,
signor Contino,
il chitarrino
le suonerò.
SCENA 8
Recitativo
(Eccoci in danza,
secondami, cor mio.)
Signor, non isdegnate
questo del nostro affetto
meritato tributo: or che aboliste
un diritto sì ingrato a chi ben ama…
De la vostra saggezza il primo frutto
oggi noi coglierem: le nostre nozze
si son già stabilite; or a voi tocca
costei che un vostro dono
illibata serbò, coprir di questa,
simbolo d’onestà, candida vesta.
Che giustizia!
Evviva!
Ah in un giorno sì bello!
Quando ognuno v’ammira!
Ah fin domani sol…
Ehi capitano,
a me pure la mano; (io vo’ parlarti
pria che tu parta.) addio,
picciolo Cherubino:
come cangia in un punto il tuo destino!
Aria
Non più andrai, farfallone amoroso,
notte e giorno d’intorno girando,
de le belle turbando il riposo,
Narcisetto, Adoncino d’amor.
Non più avrai questi bei pennacchini,
quel cappello leggero e galante,
quella chioma, quell’aria brillante,
quel vermiglio, donnesco color.
Tra guerrieri, poffar Bacco!
Gran mustacchi, stretto sacco,
schioppo in spalla, sciabla al fianco,
collo dritto, muso franco,
un gran casco, o un gran turbante,
molto onor, poco contante,
ed invece del fandango
una marcia per il fango,
per montagne, per valloni
con le nevi e i sollioni
al concerto di tromboni,
di bombarde, di cannoni,
che le palle in tutti i tuoni
a l’orecchio fan fischiar.
Cherubino, alla vittoria,
alla gloria militar!

 

SCENA 1
A voi non tocca
stare in pena per questo.
Alfin di che si tratta? Al signor Conte
piace la sposa mia,
indi segretamente
ricuperar vorria
il diritto feudale.
Possibile è la cosa, e naturale.
Naturalissima.
E se Susanna vuol, possibilissima.
Ho già finito.
Quindi prese il partito
di sceglier me corriero, e la Susanna
consigliera segreta d’ambasciata.
E perch’ella ostinata ognor rifiuta
il diploma d’onor ch’ei le destina,
minaccia di protegger Marcellina.
Questo è tutto l’affare.
Non vi basta
che scherzando io ci pensi? Ecco il progetto:
per Basilio un biglietto
io gli fo capitar che l’avvertisca
di certo appuntamento
che per l’ora del ballo
a un amante voi deste.
Ancora meglio.
Così potrem più presto imbarazzarlo,
confonderlo, imbrogliarlo,
rovesciargli i progetti,
empierlo di sospetti, e porgli in testa
che la moderna festa
ch’ei di fare a me tenta, altri a lui faccia;
onde qua perda il tempo, ivi la traccia;
così, quasi ex abrupto, e senza ch’abbia
fatto per frastornarci alcun disegno,
vien l’ora delle nozze, e in faccia a lei
non fia ch’osi d’opporsi ai voti miei.
Aspetta: al Conte
farai subito dir che verso sera
attendati in giardino;
il picciol Cherubino,
per mio consiglio non ancora partito,
da femmina vestito,
faremo che in tua vece ivi sen vada.
Questa è l’unica strada
onde Monsù, sorpreso da Madama,
sia costretto a far poi quel che si brama.
Ito è il Conte a la caccia, e per qualch’ora
non sarà di ritorno: io vado e tosto
Cherubino vi mando; lascio a voi
la cura di vestirlo.
E poi…
Se vuol ballare,
signor Contino,
il chitarrino
le suonerò.
SCENA 9
Signori, di fuori
son già i suonatori.
Le trombe sentite,
i piffari udite;
tra canti, tra balli
de’ nostri vassalli
corriamo, voliamo
le nozze a compir.
La turba m’aspetta.
La cosa è scabrosa,
com’ha da finir!
Nol conosco… nol conosco…
No, no, no.
Oibò, oibò.
Io non lo so.
Mente il ceffo, io già non mento.
Niente, niente.
Non accordo.
Per finirla lietamente,
e a l’usanza teatrale,
un’azion matrimoniale
le faremo ora seguir.
Deh Signor, nol contrastate,
Consolate i miei desir.
SCENA 10
Cosa dici, cos’hai, cosa è nato?
Via, parla, di’, su.
Costui ci sconcerta.
Quel briaco, che viene a far qui?
So tutto, lo vidi.
Tu sei cotto dal sorger del dì.
Ma Signore, se in lui parla il vino!
Via, piangione, sta’ zitto una volta,
per tre soldi far tanto tumulto.
Giacché il fatto non può star occulto,
sono io stesso saltato di lì.
Che stupori!
A chi salta succede così.
Esso appunto,
da Siviglia a cavallo qui giunto,
da Siviglia ov’ei forse sarà.
Saltai giù.
Il timor…
Là rinchiuso,
aspettando quel caro visetto…
tippe tappe un sussurro fuor d’uso…
Voi gridaste… lo scritto biglietto…
Saltai giù dal terrore confuso…
e stravolto m’ho un nervo del piè.
Sono in trappola.
Tosto… tosto… ne ho tanti… aspettate.
No, la lista degl’osti.
Lasciami.
Vanne, vanne, non temo di te….
Uh che testa! Questa è la patente,
che pocanzi il fanciullo mi diè.
Vi manca…
È l’usanza…
È l’usanza di porvi il suggello.
È l’usanza di porvi il suggello.
SCENA 11
Son venuti a sconcertarmi,
qual rimedio ritrovar?
Son tre stolidi, tre pazzi,
cosa mai vengono a far?
Come! Come!
Un birbante!
Son confuso, son stordito,
disperato, sbalordito,
certo un diavol dell’inferno
qui li ha fatti capitar.

 

SCENA 4
Recitativo
Ed io moro.
Eccellenza, m’appello…
In che superba?
Io non la sposerò.
Son gentiluomo, e senza
l’assenso de’ miei nobili parenti…
Lasciate ancor cercarli:
dopo dieci anni io spero di trovarli.
No, perduto, dottor, anzi rubato.
L’oro, le gemme e i ricamati panni
che ne’ più teneri anni
mi ritrovaro addosso i masnadieri
sono gl’indizi veri
di mia nascita illustre, e soprattutto
questo al mio braccio impresso geroglifico…
E a voi chi ‘l disse?
È ver, son io.
Presso un castello.
Balia…
Cosa sento!
Sestetto
Padre mio, fate lo stesso,
non mi fate più arrossir.
No, t’arresta.
Senti, o cara…
È un effetto di bon core,
tutto amore è quel che fa.
Sua madre.
E quello è mio padre
che a te lo dirà.
Suo padre.
E quella è mia madre
che a te lo dirà.
Al dolce diletto
che m’agita il petto
quest’anima appena
resistere or sa.
SCENA 5
Bravi, gittate pur ch’io piglio ognora.
E schiatti il signor Conte al gusto mio.
SCENA 12
Recitativo
Signor… se trattenete
tutte queste ragazze,
addio festa… addio danza…
Eh non mi duol più molto.
Andiam, belle fanciulle…
Senza fallo.
Andiamo, dunque, andiamo.
Di galoppo o di passo… buon viaggio.
Venite, o belle giovani.
Certamente,
che razza di domande!
Che diamin canta?
Ei lo dice!… Sarà… se ho saltato io
si può dare ch’anch’esso
abbia fatto lo stesso.
SCENA 14
Un biglietto amoroso
che gli diè nel passar qualche galante
ed era sigillato d’una spilla,
ond’ei si punse il dito.
Il Narciso or la cerca: oh che stordito!

 

 

SCENA 1
Recitativo
Barbarina, cos’hai?
Cosa?
A Susanna?… La spilla?
E così tenerella
il mestiero già sai…
di far tutto sì ben quel che tu fai?
E non vedi ch’io scherzo? Osserva… questa
è la spilla che il Conte
da recare ti diede a la Susanna,
e servia di sigillo a un bigliettino.
Vedi s’io sono istrutto.
Avea gusto d’udir come il padrone
ti diè la commissione.
Ah ah, de’ pini!
Sicuramente.
Oh niente, niente.
SCENA 2
Recitativo
Madre!
Son morto.
Son morto, dico.
Ah quella spilla, o madre, è quella stessa
che poc’anzi ei raccolse.
All’erta dunque: il loco del congresso
so dov’è stabilito…
A vendicar tutti i mariti: addio!
SCENA 5
Recitativo
È Barbarina… chi va là?
Lo vedrete tra poco.
In questo stesso loco
celebrerem la festa
de la mia sposa onesta,
e del feudal Signor…
Voi da questi contorni
non vi scostate, intanto
io vado a dar certi ordini
e torno in pochi istanti:
a un fischio mio correte tutti quanti.
SCENA 7
Recitativo
Tutto è disposto: l’ora
dovrebbe esser vicina; io sento gente…
È dessa… non è alcun… buia è la notte…
ed io comincio omai
a fare il scimunito
mestiero di marito…
Ingrata! Nel momento
de la mia cerimonia…
ei godeva leggendo, e nel vederlo
io rideva di me senza saperlo.
O Susanna, Susanna,
quanta pena mi costi!
con quell’ingenua faccia…
con quegli occhi innocenti…
chi creduto l’avria!
Ah che il fidarsi a donna è ognor follia!
Aria
Aprite un po’ quegl’occhi,
uomini incauti e sciocchi,
guardate queste femmine,
guardate cosa son.
Queste chiamate Dee
dagli ingannati sensi,
a cui tributa incensi
la debole ragion.
Son streghe che incantano
per farci penar,
sirene che cantano
per farci affogar,
civette che allettano
per trarci le piume,
comete che brillano
per toglierci il lume.
Son rose spinose,
son volpi vezzose,
son orse benigne,
colombe maligne,
maestre d’inganni,
amiche d’affanni,
che fingono, mentono,
che amore non sentono,
non senton pietà.
Il resto nol dico,
già ognuno lo sa.
SCENA 9
(Eccoci de la crisi al grande istante.)
(Il fresco, il fresco!)
SCENA 10
Perfida! E in quella forma
meco mentia? Non so s’io vegli o dorma.
SCENA 11
Ecco qui l’uccellatore.
Ah nel sen mi batte il core!
Un altr’uom con lei si sta.
Alla voce è quegli il paggio.
Temerario!
Se il ribaldo ancor sta saldo
la faccenda guasterà.
Vo’ veder cosa fan là.
Ah ci ho fatto un bel guadagno
con la mia curiosità.
SCENA 12
Che compiacente femmina!
Che sposa di bon cor!
Carina!
La cieca prevenzione
delude la ragione,
inganna i sensi ognor.
Va tutto a maraviglia!
Ma il meglio manca ancor.
Mariti scimuniti,
venite ad imparar.
La perfida lo seguita,
è vano il dubitar.
Passa gente.
SCENA 13
Tutto è tranquillo e placido.
Entrò la bella Venere
col vago Marte prendere
nuovo Vulcan del secolo,
in rete la potrò.
Oh questa è la Contessa..
A tempo qui giungete…
Vedrete là voi stessa…
il Conte e la mia sposa…
Di propria man la cosa
toccar io vi farò.
(Susanna!) Vendicarsi?
Come potria farsi?
La volpe vuol sorprendermi
e secondar la vo’.
Ah se Madama il vuole!
Eccomi a’ vostri piedi…
Ho pieno il cor di foco…
Esaminate il loco…
pensate al traditor.
(Come il polmon mi s’altera!
Che smania! che calor!)
(Come il polmon mi s’altera!
Che smania! che calor!)
Che schiaffo!
Non batter così presto.
Oh schiaffi graziosissimi,
oh mio felice amor!
SCENA 14
Pace, pace, mio dolce tesoro!
Io conobbi la voce che adoro
e che impressa ognor serbo nel cor.
La voce che adoro.
Pace, pace, mio dolce tesoro,
pace, pace, mio tenero amor.
Questi è il Conte, a la voce il conosco.
Chi?
Madama?
La commedia, idol mio, terminiamo,
consoliamo il bizzarro amator.
Sì, Madama, voi siete il ben mio.
Un ristoro al mio cor concedete.
Corriamo, mio bene;
e le pene compensi il piacer.
Il Padrone! son perduto!
SCENA ULTIMA
O che scena di goder!
Mia madre!
Madama!
Perdono, perdono.
Ah tutti contenti
saremo così.
Questo giorno di tormenti,
di capricci e di follia
in contenti e in allegria
solo amor può terminar.
Sposi, amici, al ballo, al gioco,
alle mine date foco,
ed al suon di lieta marcia
andiam tutti a festeggiar!