DONNA ELVIRA – Don Giovanni – Mozart

DONNA ELVIRA

Don Giovanni
Libretto by Lorenzo da Ponte for Wolfgang Amadeus Mozart

 

 

 

 

Album price: 7,00

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SCENA 5
Aria
Ah chi mi dice mai
quel barbaro dov’è,
che per mio scorno amai,
che mi mancò di fé?
Ah se ritrovo l’empio,
e a me non torna ancor,
vo farne orrendo scempio,
gli vo cavare il cor.
Recitativo
Chi è là?
Don Giovanni!
Sei qui mostro, fellon, nido d’inganni.
Cosa puoi dire
dopo azion sì nera? In casa mia
entri furtivamente, a forza d’arte,
di giuramenti e di lusinghe arrivi
a sedurre il cor mio;
m’innamori, o crudele,
mi dichiari tua sposa, e poi, mancando
della terra e del cielo al santo dritto,
con enorme delitto
dopo tre dì da Burgos t’allontani,
m’abbandoni, mi fuggi e lasci in preda
al rimorso ed al pianto,
per pena forse che t’amai cotanto.
E quali sono,
se non la tua perfidia,
la leggerezza tua? Ma il giusto Cielo
volle ch’io ti trovassi
per far le sue, le mie vendette.
Ebben, fa presto…
Sciagurato!
così del mio dolor gioco ti prendi?
Ah voi… Stelle! L’iniquo
fuggì! Misera me! Dove, in qual parte…
Il scellerato
m’ingannò, mi tradì!
SCENA 6
In questa forma dunque
mi tradì il scellerato? È questo il premio
che quel barbaro rende all’amor mio?
Ah vendicar vogl’io
l’ingannato mio cor: pria ch’ei mi fugga…
Si ricorra… si vada… Io sento in petto
sol vendetta parlar, rabbia e dispetto.
SCENA 10
Recitativo
Fermati, scellerato: il Ciel mi fece
udir le tue perfidie; io sono a tempo
di salvar questa misera innocente
dal tuo barbaro artiglio.
Divertirti,
è vero! Divertirti! Io so, crudele,
come tu ti diverti.
Aria
Ah fuggi il traditor,
non lo lasciar più dir:
il labbro è mentitor,
fallace il ciglio.
Da’ miei tormenti impara
a creder a quel cor,
e nasca il tuo timor
dal mio periglio.
SCENA 12
Ah, ti ritrovo ancor, perfido mostro!
Ah, ti ritrovo ancor, perfido mostro!
Ah non credete al perfido!
Restate, oh Dei, restate!
Sdegno, rabbia, dispetto, tormento
dentro l’alma girare mi sento
che mi dice di quel traditore,
cento cose che intender non sa.
Da quel ceffo si dovria
la ner’alma giudicar.
È un traditore.
Mentitore!
Non sperarlo, o scellerato,
ho perduta la prudenza;
le tue colpe ed il mio stato
voglio a tutti palesar.
SCENA 19
Bisogna aver coraggio,
o cari amici miei,
e i suoi misfatti rei
scoprir potremo allor.
Al volto ed alla voce
si scopre il traditore.
Via, rispondete.
Vendichi il giusto cielo
Il mio tradito amor.
SCENA 20
Siam grati a tanti segni
di generosità!
Viva la libertà!
(Quella è la contadina.)
(Fingete, per pietà.)
L’iniquo da sé stesso
nel laccio se ne va.
Soccorriamo l’innocente.
Ora grida da quel lato.
Ah, gittiamo giù la porta!
Siam qui noi per tua difesa.
L’empio crede con tal frode
di nasconder l’empietà.
Sì, malvagio!
Traditore!
Tutto, tutto già si sa.
Trema, trema, o scellerato!
Saprà tosto il mondo intero
il misfatto orrendo e nero,
la tua fiera crudeltà.
Odi il tuon della vendetta,
che ti fischia intorno intorno;
sul tuo capo in questo giorno
il suo fulmine cadrà!

 

SCENA 14
L’ultima prova
dell’amor mio
ancor vogl’io
fare con te.
Più non rammento
gl’inganni tuoi,
pietade io sento…
Da te non chiede
quest’alma oppressa
della sua fede
qualche mercé.
Ah non deridere
gli affanni miei!
Che vita cangi.
Cor perfido!
Restati, barbaro,
nel lezzo immondo,
esempio orribile
d’iniquità!
SCENA ULTIMA
Ah dove è il perfido,
dov’è l’indegno?
Tutto il mio sdegno
sfogar io vo.
Cos’è, favella…
Via, presto, sbrigati…
Stelle! che sento!
Ah certo è l’ombra
che s’incontrò!
Io men vado in un ritiro
A finir la vita mia.
Resti dunque quel birbon
con Proserpina e Pluton;
e noi tutti, o buona gente,
ripetiam allegramente
l’antichissima canzon.
Questo è il fin di chi fa mal:
e de’ perfidi la morte
alla vita è sempre ugual.