DON BASILIO – Le nozze di Figaro – Mozart

BASILIO

LE NOZZE DI FIGARO

Libretto by Lorenzo da Ponte for Wolfgang Amadeus Mozart

 

 

 

SCENA 6
È uscito poco fa.
Da Madama ei sarà, vado a cercarlo.
SCENA 7
Recitativo
Susanna, il ciel vi salvi: avreste a caso
veduto il Conte?
Aspettate, sentite,
Figaro di lui cerca.
Io non ho mai ne la moral sentito
ch’uno ch’ama la moglie odi il marito.
Per dir che il Conte v’ama…
Non c’è alcun male.
Ha ciascun i suoi gusti: io mi credea
che preferir doveste per amante,
come fan tutte quante,
un signor liberal, prudente e saggio
a un giovinastro, a un paggio…
A Cherubino! A Cherubin d’amore
ch’oggi sul far del giorno
passeggiava qui d’intorno,
per entrar…
È un maligno con voi chi ha gli occhi in testa.
E quella canzonetta?
Ditemi in confidenza, io sono amico,
ed altrui nulla dico:
è per voi, per Madama…
A proposito, figlia,
istruitelo meglio; egli la guarda
a tavola sì spesso
e con tale immodestia,
che se il Conte s’accorge… che su tal punto,
sapete, egli è una bestia.
Io! Che ingiustizia! Quel che compro io vendo.
A quel che tutti dicono
io non ci aggiungo un pelo.
Oh bella!
Terzetto
In mal punto son qui giunto,
perdonate, o mio signor.
Ah già svien la poverina!
Come, oddio, le batte il cor!
Pian pianin su questo seggio.
Siamo qui per aiutarvi,
è sicuro il vostro onor.
È un’insidia, una perfidia,
non credete a l’impostor.
Poverino!
Che!
Ah meglio ancora!
Così fan tutte le belle;
non c’è alcuna novità.

 

SCENA V
Son quelli
che invitasti a venir.
Ah buono, buono!
Capisco come ell’è.
(Accordati si son senza di me.)
SCENA VI
Recitativo
Ha i diavoli nel corpo.
Nulla:
Susanna piace al Conte; ella d’accordo
gli diè un appuntamento
che a Figaro non piace.
Quel che soffrono tanti
ei soffrir non potrebbe? E poi sentite,
che guadagno può far? Nel mondo, amico,
l’accozzarla co’ grandi
fu pericolo ognora:
dan novanta per cento e han vinto ancora.
Aria
In quegl’anni in cui val poco
la mal pratica ragion,
ebbi anch’io lo stesso foco,
fui quel pazzo ch’or non son.
Ché col tempo e coi perigli
Donna Flemma capitò,
e i capricci ed i puntigli
da la testa mi cavò.
Presso un picciolo abituro
seco lei mi trasse un giorno,
e togliendo giù dal muro
del pacifico soggiorno
una pelle di somaro,
Prendi, disse, “o figlio caro!”
Poi disparve e mi lasciò.
Mentre ancor tacito
guardo quel dono,
il ciel s’annuvola,
rimbomba il tuono,
mista a la grandine
scroscia la piova,
ecco le membra
coprir mi giova
col manto d’asino
che mi donò.
Finisce il turbine,
né fo due passi,
che fiera orribile
dianzi a me fassi.
Già già mi tocca
l’ingorda bocca,
già di difendermi
speme non ho.
Ma il fiuto ignobile
del mio vestito
tolse alla belva
sì l’appetito
che disprezzandomi
si rinselvò.
Così conoscere
mi fe’ la sorte
ch’onte, pericoli,
vergogna e morte
col cuoio d’asino
fuggir si può.
SCENA ULTIMA
Cosa avvenne?
Fuor di senno è il pover uomo
non mi par che ciò sia ver.
Madama!
Perdono, perdono.
Ah tutti contenti
saremo così.
Questo giorno di tormenti,
di capricci e di follia
in contenti e in allegria
solo amor può terminar.
Sposi, amici, al ballo, al gioco,
alle mine date foco,
ed al suon di lieta marcia
andiam tutti a festeggiar!