CONTE D’ALMAVIVA – Le nozze di Figaro – Mozart

CONTE D’ALMAVIVA

LE NOZZE DI FIGARO

Libretto by Lorenzo da Ponte for Wolfgang Amadeus Mozart

 

 

Album price: 8,00

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SCENA 6
Susanna, tu mi sembri
agitata e confusa.
Un momento e ti lascio.
Odi.
Due parole. Tu sai
che ambasciatore a Londra
il re mi dichiarò; di condur meco
Figaro destinai…
Parla, parla, mia cara, e con quel dritto
ch’oggi prendi su me finché tu vivi,
chiedi, imponi, prescrivi.
Ah no, Susanna, io ti vo’ far felice!
Tu ben sai quanto io t’amo: a te Basilio
tutto già disse; or senti,
se per pochi momenti
meco in giardin sull’imbrunir del giorno…
Ah per questo favore io pagherei…
Chi parla?
Esci, e alcun non entri.
Qui dietro mi porrò.
Taci, e cerca ch’ei parta.
SCENA 7
Recitativo
(Veggiam come mi serve.)
Come, che dicon tutti!
Terzetto
Cosa sento! Tosto andate
e scacciate il seduttor.
Ah già svien la poverina!
Come, oddio, le batte il cor!
Siamo qui per aiutarti,
non turbarti, o mio tesor.
Parta, parta il damerino!
Poverino!
Ma da me sorpreso ancor.
Da tua cugina
l’uscio ier trovai rinchiuso;
picchio, m’apre Barbarina
paurosa fuor dell’uso.
Io dal muso insospettito,
guardo, cerco in ogni sito,
ed alzando pian pianino
il tappeto al tavolino,
vedo il paggio…
Ah cosa veggio!
Onestissima signora!
Or capisco come va.
Recitativo
Basilio, in traccia tosto
di Figaro volate:
io vo’ ch’ei veda…
Restate: che baldanza! E quale scusa,
se la colpa è evidente?
Ma costui quando venne?
Ma s’io stesso m’assisi
quando in camera entrai!
Oh Ciel! Dunque ha sentito
quello ch’io ti dicea!
O perfidia!
E voi restate qui, picciol serpente!
SCENA 8
Cos’è questa Comedia?
Quel dritto or non v’è più; cosa si brama?
(Diabolica astuzia!
Ma fingere convien) son grato, amici,
ad un senso sì onesto,
ma non merto per questo
né tributi né lodi, e un dritto ingiusto
ne’ miei feudi abolendo,
a natura, al dover lor dritti io rendo.
A voi prometto
compier la cerimonia.
Chiedo sol breve indugio: io voglio in faccia
de’ miei più fidi, e con più ricca pompa,
rendervi appien felici.
(Marcellina si trovi!) andate, amici.
Nol meritate.
Men di quel che tu credi.
Ben ben; io vi perdono.
Anzi farò di più: vacante è un posto
d’uffizial nel reggimento mio;
io scelgo voi; partite tosto: addio.
No, parta tosto.
Via, per l’ultima volta
la Susanna abbracciate.
(Inaspettato è il colpo.)

 

SCENA 2
Perché chiusa?
Cosa indugiate?
E a chi parlate?
SCENA 3
Recitativo
Che novità! Non fu mai vostra usanza
di rinchiudervi in stanza!
Via, mettendo…
Ad ogni modo
Voi non siete tranquilla.
Guardate questo foglio.
Cos’è codesto strepito!
In gabinetto
qualche cosa è caduto.
Convien che abbiate i gran pensieri in mente.
Là v’è qualcuno.
Lo chiedo a voi.
Io vengo in questo punto.
Che passò, mi diceste, alla sua stanza!
Susanna! E donde viene
che siete sì turbata?
Io non so nulla,
ma turbata senz’altro.
È vero, è vero, e lo vedrete adesso.
Terzetto
Susanna or via sortite,
sortite, io così vo’.
E chi vietarlo or osa?
Chiarissima è la cosa,
l’amante qui sarà.
Dunque parlate almeno,
Susanna, se qui siete…
Consorte mia giudizio.
Un scandalo, un disordine
schiviam per carità.
Recitativo
Dunque voi non aprite?
Ebben, lasciate.
L’aprirem senza chiavi, ehi gente…
È vero, io sbaglio:
posso senza romore,
senza scandalo alcun di nostra gente
andare io stesso a prender l’occorrente.
Attendete pur qui… ma perché in tutto
sia il mio dubbio distrutto anco le porte
io prima chiuderò.
Voi la condiscendenza
di venir meco avrete.
Madama, eccovi il braccio, andiamo.
Susanna starà qui finché torniamo.
SCENA 5
Tutto è come il lasciai; volete dunque
aprir voi stessa, o deggio…
Come vi piace.
Entro quel gabinetto
chi v’è chiuso vedrò.
Non è dunque Susanna!
Chi è dunque! Dite…
L’ucciderò.
Parlate.
Un fanciul!…
(E mi farà il destino
ritrovar questo paggio in ogni loco!)
Come? Non è partito? Scellerati!
Ecco i dubbi spiegati, ecco l’imbroglio,
ecco il raggiro onde m’avverte il foglio.
SCENA 6
Esci omai, garzon malnato,
sciagurato, non tardar.
E d’opporvi ancor osate?
Via, parlate.
Nudo il petto… seguitate.
Ah comprendo, indegna moglie,
mi vo’ tosto vendicar.
Qua la chiave!
Non so niente.
Va’ lontan dagl’occhi miei,
un’infida, un’empia sei,
e mi cerchi d’infamar.
Non ascolto.
Vel leggo in volto.
Mora, mora e più non sia
ria cagion del mio penar.
SCENA 7
Susanna!
Che scola! La testa
girando mi va.
Guardiamo;
qui ascoso sarà.
Sei sola?
SCENA 8
Che sbaglio mai presi!
Appena lo credo;
se a torto v’offesi
perdono vi chiedo,
ma far burla simile
è poi crudeltà.
Io v’amo.
Vel giuro.
Quell’ira, Susanna,
m’aita a calmar.
Rosina…
Confuso, pentito,
son troppo punito,
abbiate pietà.
Ma il paggio rinchiuso?
Ma i tremiti, i palpiti?
Ma un foglio sì barbaro?
Ah perfidi! io voglio…
Ebben, se vi piace
comune è la pace;
Rosina inflessibile
con me non sarà.
Guardatemi…
Ho torto, e mi pento.
Da questo momento
quest’alma a conoscervi
apprender potrà.
SCENA 9
Pian piano, men fretta.
Un dubbio toglietemi
in pria di partir.
Con arte le carte
convien qui scoprir.
Conoscete, Signor Figaro,
questo foglio chi vergò?
Nol conosci?
Già capisci…
Cerchi invan difesa e scusa,
il tuo ceffo già t’accusa,
vedo ben che vuoi mentir.
Che rispondi?
Dunque accordi?
Marcellina, Marcellina,
Quanto tardi a comparir!
SCENA 10
Cosa è stato?…
Cosa dici, cos’hai, cosa è nato?
Via, parla, di’, su.
Dal balcone?
In giardino?
Cosa sento!
Dunque un uom… ma dov’è, dov’è gito?
Taci là.
Or ripetimi: un uom dal balcone…
In giardino…
Segui pure: né in volto il vedesti?
Chi? Voi stesso?
No, creder nol posso.
No, creder nol posso.
Cherubin!
Che pazienza! finiam questo ballo!
Dunque tu…
Ma perché?
Che timor?
Olà, porgile a me.
Dite un po’ questo foglio cos’è?
Parlate.
Dunque?…
Coraggio!
Per che fare?
Vi manca?
Rispondi.
Su via, ti confondi?
(Questo birbo mi toglie il cervello;
tutto, tutto è un mistero per me.)
SCENA 11
Son venuti a vendicarmi,
io mi sento consolar.
Pian pianin, senza schiamazzi
dica ognun quel che gli par.
Olà, silenzio:
Io son qui per giudicar.
Che bel colpo, che bel caso,
è cresciuto a tutti il naso;
qualche Nume a noi propizio
qui li ha fatti capitar.
Lo vedremo:
il contratto leggeremo,
tutto in ordin deve andar.

 

SCENA 1
Che imbarazzo è mai questo! Un foglio anonimo…
la cameriera in gabinetto chiusa…
la padrona confusa… un uom che salta
dal balcone in giardino… un altro appresso
che dice esser quel desso…
Non so cosa pensar: potrebbe forse
qualcun de’ miei vassalli… a simil razza
è comune l’ardir… ma la Contessa…
Ah che un dubbio l’offende… ella rispetta
troppo se stessa; e l’onor mio… l’onore…
dove diamin l’ha posto umano errore!
SCENA 2
Recitativo
Saprò se Cherubino
era giunto a Siviglia: a tale oggetto
ho mandato Basilio…
Avanti sera
dovrebbe ritornar…
E Susanna? Chi sa ch’ella tradito
abbia il segreto mio… oh, se ha parlato
gli fo sposar la vecchia…
Cosa bramate?
Volete qualche cosa?
Prendete.
Eh no, potete
ritenerlo per voi.
Un’amante che perde il caro sposo
sul punto d’ottenerlo…
Ch’io vi promisi? quando?
Sì, se voluto aveste
intender me voi stessa.
Crudel! Perché finora
farmi languir così?
Dunque in giardin verrai?
E non mi mancherai?
Mi sento dal contento
pieno di gioia il cor.
E perché fosti meco
stamattina sì austera?
Ed a Basilio
che per me ti parlò?…
È vero, è vero.
E mi prometti poi…
Se tu manchi, o cor mio… ma la Contessa
attenderà il fiaschetto.
Carissima!
(È mia senz’altro.)
SCENA 3
Recitativo
Hai già vinta la causa! cosa sento.
In qual laccio io cadea! Perfidi, io voglio
di tal modo punirvi!… A piacer mio
la sentenza sarà… Ma s’ei pagasse
la vecchia pretendente?
Pagarla!… in qual maniera?… E poi v’è Antonio
che a un incognito Figaro ricusa
di dare una nipote in matrimonio.
Coltivando l’orgoglio
di questo mentecatto…
Tutto giova a un raggiro… il colpo è fatto.
Aria
Vedrò, mentre io sospiro,
felice un servo mio?
E un ben che invan desio
ei posseder dovrà?
Vedrò per man d’amore
unita a un vile oggetto
chi in me destò un affetto
che per me poi non ha?
Ah no, lasciarti in pace,
non vo’ questo contento;
tu non nascesti, audace,
per dare a me tormento;
e forse ancor per ridere
di mia infelicità.
Già la speranza sola
de le vendette mie
quest’anima consola,
e giubilar mi fa.
SCENA 4
Recitativo
È giusta la sentenza.
O pagar o sposar. Bravo, Don Curzio.
Dove sono? Chi sono?
Come?
Chi?
Sua madre!
Sestetto
Son smarrito, son stordito;
meglio è assai di qua partir.
Non sappiam com’è la cosa,
osservate un poco là.
Fremo, smanio dal furore,
il destino me la fa.
Sua madre.
Suo padre.
A l’ira, al dispetto
che m’agita il petto
quest’anima appena
resistere or sa.
SCENA 8
Ma come, se a quest’ora
esser giunto a Siviglia egli dovria.
Perfidi!
SCENA 11
Ebben! Madama…
Ma stamane?
E perché non partiste?
Saprò punire
la tua disobbedienza.
Io dissi questo?
(Non so qual uom, qual demone, qual Dio
rivolga tutto quanto a torto mio.)
SCENA 12
E che, vorresti
ballar col piè stravolto?
Per buona sorte
i vasi eran di creta.
E a te la sua patente
era in tasca rimasta…
Non canta, no, ma dice
ch’egli saltò stamane in sui garofani…
Anch’esso?
Temerari.
SCENA 13
Contessa…
Seggiamo (e meditiam vendetta).
SCENA 14
Eh già, solita usanza!
Le donne ficcan gli aghi in ogni loco…
Ah ah, capisco il gioco.
Andate amici, e sia per questa sera
disposto l’apparato nuziale
con la più ricca pompa: io vo’ che sia
magnifica la festa, e canti e fochi,
e gran ballo e gran cena; e ognuno impari
com’io tratto color che a me son cari.

 

SCENA 11
Ecco qui la mia Susanna.
Ah nel sen mi batte il core!
Un altr’uom con lei si sta.
Alla voce è quegli il paggio.
Temerario!
Se il ribaldo ancor sta saldo
la faccenda guasterà.
Perché voi nol ripetete,
ricevete questo qua.
Ah ci ha fatto un bel guadagno
con la sua temerità.
SCENA XII
Partito è alfin l’audace.
Accostati, ben mio.
Porgimi la manina.
Carina!
Che dita tenerelle!
Che delicata pelle!
Mi pizzica, mi stuzzica,
m’empie di un nuovo ardor.
Oltre la dote, o cara,
ricevi anco un brillante
che a te porge un amante
in pegno del suo amor.
Va tutto a maraviglia!
Ma il meglio manca ancor.
Entriam, mia bella Venere,
andiamoci a celar.
È quello che voglio io:
tu sai che là per leggere
io non desio d’entrar.
Andate, io poi verrò.
SCENA 14
Non la trovo, e girai tutto il bosco.
Ehi Susanna… sei sorda… sei muta?
La mia sposa!… ah senz’arme son io.
Ah ribaldi!
Gente, gente, a l’armi, a l’armi!
Gente, gente, aiuto, aiuto!
SCENA ULTIMA
Il scellerato!
M’ha tradito, m’ha infamato,
e con chi state a veder.
Invan resistete,
uscite, Madama,
il premio or avrete
di vostra onestà.
Il paggio!
Madama!
No no, non sperarlo.
No no, non vo’ darlo.
Oh cielo! che veggio!
Deliro! vaneggio!
Che creder non so.
Contessa, perdono!
Ah tutti contenti
saremo così.
Questo giorno di tormenti,
di capricci e di follia
in contenti e in allegria
solo amor può terminar.
Sposi, amici, al ballo, al gioco,
alle mine date foco,
ed al suon di lieta marcia
andiam tutti a festeggiar!