ARBACE – Idomeneo – Mozart

ARBACE

IDOMENEO
Libretto by Giovanni Battista Varesco for Wolfgang Amadeus Mozart

 

 

Album price: 4,00

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SCENA 5
Mio Signore,
de’ mali il più terribil…
Non vive: quel che Marte
far non poté finor, fece Nettuno,
l’inesorabil nume,
e degl’eroi il più degno, ora il riseppi,
presso a straniera sponda
affogato morì.

 

SCENA 1
Recitativo
Tutto m’è noto.
E so che a’ danni tuoi
ad Eolo unito e a Giove
il suo regno sconvolse…
Di chi?
Oh voto strano!
Male s’usurpa
un re, suddito a’ numi, il lor diritto
d’esiger, di punir, se al loro esempio
giusto non è, fedele a sue promesse.
Medica man la piaga
premendo salda: il ciel gradì il tuo voto,
virtù dal cielo attendi.
Perdona: a noi non lice
chieder ragione ai numi.
D’un monarca la vita non rifletti
quanto apprezzin li dèi? Certo, la tua
un prezzo inestimabile costò!
Or dimmi:
chi primo tu incontrasti?
Idamante!
Io vengo meno!
Trovisi in altro clima altro soggiorno.
Purché al popol si celi.
Per altra via intanto
Nettun si placherà, qualche altro nume
di lui cura n’avrà.
Aria
Se il tuo duol, se il mio desio
se n’ volassero del pari,
a ubbidirti qual son io,
saria il duol pronto a fuggir.
Quali al trono sian compagni,
chi l’ambisce or veda e impari:
stia lontan, o non si lagni,
se non trova che martir.

 

SCENA 4
Sire, alla reggia tua immensa turba
di popolo affollato ad alta voce
parlar ti chiede.
Del dio de’ mari il sommo sacerdote
lo guida.
SCENA 5
Sventurata Sidon! in te quai miro
di morte, stragi e orror lugubri aspetti?
Ah Sidon più non sei,
sei la città del pianto, e questa reggia
quella del duol. Dunque è per noi dal cielo
sbandita ogni pietà?…
chi sa?… io spero ancora…
che qualche nume amico
si plachi a tanto sangue; un nume solo
basta tutti a piegar… alla clemenza
il rigor cederà… ma ancor non scorgo
qual ci miri pietoso… Ah sordo è il cielo!
Ah Creta tutta io vedo
finir sua gloria sotto alte rovine!
No, sue miserie pria non avran fine.
Aria
Se colà ne’ fati è scritto,
Creta, oo dei, s’è rea, or cada.
Paghi il fio del suo delitto,
ma salvate il prence, il re.
Deh d’un sol vi plachi il sangue,
ecco il mio, se il mio v’aggrada,
e il bel regno che già langue,
giusti dei! abbia mercé.
SCENA 8
Sire, il prence, Idamante
l’eroe, di morte in traccia
disperato correndo
il trionfo trovò. Su l’empio mostro
scagliossi furibondo, il vinse, e uccise.
Eccoci salvi al fin.
Che vedo?… oh numi!