Händel – Rinaldo

RINALDO

Dramma per musica

Music: George Frideric Händel
Libretto: Giacomo Rossi
First performance: London, 1711
Consulted source: Printed libretto, London, 1711
Reference copy: British Library, London
Image: Giambattista Tiepolo, Rinaldo and Alcina in her Garden, 1755, Art Institute of Chicago

 

Album price: 10,00

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ATTO I
SCENA I
Goffredo, Rinaldo, Almirena, Eustazio
Recitativo
GOFFREDO Delle nostre fatiche
siam prossimi alla meta, o gran Rinaldo.
Là in quel campo di palme
omai solo ne resta
coglier l’estrema messe.
E già da’ lidi eoi
spunta più chiaro il sole,
per illustrar co’ rai d’eterna gloria
l’ultima di Sion nostra vittoria.
Aria
GOFFREDO Sovra balze scoscesi, e pungenti
il suo tempio la gloria sol ha.
Né fra gioie, piaceri e contenti,
i bei voti ad apprender si va.
Recitativo
RINALDO Signor, già dal tuo senno,
e dal valor di questo braccio armato,
piange l’Asia rubelle
nell’estrem’agonia l’ultimo fato;
onde al suono ammirando
del glorioso tuo nome
caderan quelle mura oppresse e dome.
Né fia d’uopo con brando
onorar di quegl’empi
l’ultime sue rovine.
Ciò che solo mi resta, o prence invitto,
è cogli alti imenei
della bella Almirena
render a questo cor più lieta sorte,
che unita la virtù sempre è più forte.
GOFFREDO Chi non cura il nemico,
i precipizi affretta, o forte eroe.
Sul sentier della gloria
tu non devi arrestar il piè nel corso.
Vinta Sion, prendi da me la fede,
Almirena ti fia bella mercede.
ALMIRENA Rinaldo, amato sposo, deh, ti sovvenga,
ch’ogni ritardo è inciampo
nella bella carriera
della gloria guerriera.
Va’, pugna ardito in campo,
sì, che Sïon scuota quel giogo indegno.
Ché la face d’amore
spesso gela nel sen marziale ardore.
Aria
ALMIRENA Combatti da forte, che fermo, il mio sen
piacer ti prepara, contenti d’ognor.
Con face di gloria bell’iri seren
adesso risplenda nell’alto tuo cor.
Recitativo
EUSTAZIO Questi saggi consigli
accogli nel tuo sen, prode guerriero.
RINALDO Quanto possente sei, bendato Arciero!
Aria
RINALDO Ogn’indugio d’un amante
è una pena acerba e ria.
Il timor sempre lo sferza,
la speranza seco scherza,
or lo prova l’alma mia.
SCENA II
Araldo, Goffredo, Eustazio
Recitativo
ARALDO Signor, che delle stelle
emuli i pregi, a te salute invia
l’eccelso mio monarca; e da te chiede
in un libero varco,
esporti i sensi suoi con franca fede.
GOFFREDO Venga il tuo re a suo grado,
che, in di lui sicurtà, l’onore impegno.
EUSTAZIO Quivi lo spinge alta cagion di regno.
Aria
EUSTAZIO Sulla ruota di Fortuna
va girando la Speranza.
Ma se un cor virtute aduna,
gl’è sol base la Costanza.
SCENA III
Argante, Goffredo
Aria
ARGANTE Sibillar gli angui d’Aletto,
e latrar vorace Scilla,
parmi udir d’intorno a me.
Rio velen mi serpe in petto,
né ancor languida favilla
di timor, pena mi diè.
Recitativo
ARGANTE Goffredo, se t’arrise
sin qui Fortuna, ella incostante sempre
può ben cangiar sue tempre.
E se saggio tu sei,
ascolta i detti miei.
Per ristorar in parte
i scambievoli oltraggi,
chiedo, che si sospenda,
sol per tre giorni, il marzïal furore.
Tanto devi a tuo prò, tanto al mio onore.
GOFFREDO Chi su base del giusto
appoggia l’alte imprese,
non teme della sorte i crudi eventi.
Tu, con superbi accenti,
grazie richiedi, e pur ti fian concesse,
che d’un anima grande
leggerai con rossor i pregi in esse.
Aria
GOFFREDO No, no, che quest’alma
scontenti non dà.
Con placida calma
giovare sol sa.
Ch’è grande il diletto
d’un nobile petto,
ch’a gloria sen va.
SCENA IV
Argante
Recitativo
ARGANTE Infra dubbi di Marte
resta sospeso il core.
Ma più vaneggia oppresso
ne’ pensieri d’Armida,
ch’amante in un e mia compagna fida,
de’ marziali eventi
nelle zifre del fato
corse a spiar gli arcani
per render di nemici i moti vani.
Aria
ARGANTE Vieni, o cara, a consolarmi
con un sguardo tuo seren.
Il tuo volto può bearmi
e scacciar il duol dal sen.
SCENA V
Armida, Argante
Aria
ARMIDA Furie terribili,
circondatemi,
seguitatemi
con faci orribili.
Recitativo
ARGANTE Come a tempo giungesti,
cara, per consolar l’alma smarrita.
Io che alla tua partita
frettoloso anelai; impaziente
il tuo ritorno attesi,
e a quel tiran richiesi
breve tregua nel campo,
all’Asia per saper se v’è più scampo.
ARMIDA Signor, sebben confusi
son gli enigmi del Fato,
io con note tremende
pur forzai quell’abisso
a scior, in chiaro suon, distinti accenti.
Ed a mie brame ardenti
rispose in tuono amico:
“Se dal campo nemico
svelto fia di Rinaldo il gran sostegno,
speri pur d’Asia il desolato regno.”
ARGANTE Corro a spegner quel empio.
ARMIDA T’arresta, o caro; e sol di me fia cura
l’allontanar quel forte
dalle squadre nemiche.
Nel mio poter t’affida.
ARGANTE Parto, e in te sol l’anima mia confida.
Aria
ARMIDA Molto voglio, molto spero,
nulla devo dubitar.
Di mia forza all’alto impero
saprò il mondo assoggettar.
SCENA VI
Almirena, Rinaldo
Aria
ALMIRENA Augelletti, che cantate,
zeffiretti che spirate,
aure dolci intorno a me,
il mio ben dite dov’è?
Recitativo
ALMIRENA Adorato mio sposo,
vieni a bear quest’alma.
RINALDO Al suon di quel bel labbro
corron festosi a te gli affetti miei.
L’idolo mio tu sei,
e quella fiamma illustre,
ch’in me vieppiù si accende
da’ tuoi bei lumi, o cara,
prende il gran foco ad avamparmi il core.
ALMIRENA Bella stella d’amore,
nelle pupille tue folgora il lume.
RINALDO Per te sola, o mio nume,
ardon le faci mie, fuman gl’incensi
di fervidi sospiri.
ALMIRENA Tu solo a miei martiri
porgi placida calma.
RINALDO In te vive il mio cor, si strugge l’alma.
Duetto
ALMIRENA Scherzano sul tuo volto
le grazie vezzosette.
A mille, a mille.
RINALDO Ridono sul tuo labbro
i pargoletti amori.
A mille, a mille.
RINALDO, ALMIRENA Nel bel fuoco di quel guardo
amor giunge al forte dardo
care faville.
SCENA VII
Almirena, Rinaldo, Armida
Recitativo
ARMIDA Al valor del mio brando
cedi la nobil preda.
ALMIRENA Oh! Dei, che fia!
RINALDO Non cederò Almirena,
se col fulmine in mano
la chiedesse il Tonante.
ARMIDA Tanto ardisci, arrogante?
Aria
RINALDO Cara sposa, amante cara,
dove sei?
Deh, ritorna a’ pianti miei.
Del vostr’Erebo sull’ara
colla face del mio sdegno
io vi sfido, o spirti rei.
SCENA VIII
Goffredo, Eustazio, Rinaldo
Recitativo
GOFFREDO Che insolito stupore
lega i sensi tuoi, prode campione?
EUSTAZIO Quale, a quell’alma forte,
meraviglia fatal scuote l’ardire?
Tu, che con braccio armato
vibri fulmini in campo,
abbagliato cadrai
di funesti pensieri ad un sol lampo?
RINALDO Tale stupor m’occupa i sensi, e tale
è il dolor che m’accora,
che posso a pena articolar gli accenti.
Qui con note innocenti
stavo spiegando del mio cor gli affetti
alla bella Almirena,
quando (oh cieli, che pena!)
amazzone corsara
tentò rapir a me gioia sì rara.
Aria
RINALDO Cor ingrato, ti rimembri,
E non scoppi di dolor?
Ma se stupido rassembri,
Ti risvegli il mio furor.
Recitativo
RINALDO Io all’ora impugno il brando
a prò del mio tesoro;
quando tartareo coro
m’involò in un istante
la nemica, e l’amante.
Forse fu error, ch’alla beltà divina,
credé Pluton, che fosse Proserpìna.
GOFFREDO Un mio giusto dolor l’anima ingombra.
EUSTAZIO Insoliti portenti!
Ma tra sì fieri eventi
ti consola, german; Rinaldo, spera;
ch’a piè d’un monte in cavernoso sasso
giace uom, che delle stelle
spiar sa il corso, e qual virtute alligna
nelle pietre, nell’erbe.
Questi m’è noto ed ivi
pronti n’andrem a ricercar consiglio.
Almirena per trar dal grave esiglio.
GOFFREDO Il mio core ne freme.
EUSTAZIO Lieta scorta ne sia una bella speme.
Aria
EUSTAZIO Col valor, colla virtù
or si vada a trionfar.
Dall’indegna servitù
l’alta prole io vo’ rittrar.
SCENA IX
Rinaldo
Recitativo
RINALDO Di speranza un bel raggio
ritorni a consolar l’alma smarrita.
Sì, adorata mia vita,
corro veloce ad oppugnar gl’inganni.
Amor, sol per pietà, dammi i tuoi vanni!
Aria
RINALDO Venti, turbini, prestate
le vostre ali a questo piè.
Cieli, numi, il braccio armate
contro chi pena mi diè.
SCENA I
Eustazio
Aria
EUSTAZIO Siam prossimi al porto,
per prender conforto
al nostro penar.
Ch’il cor si consoli,
il duolo s’involi
da chi sa sperar.
SCENA II
Rinaldo, Goffredo, Eustazio
Recitativo
RINALDO A quel sasso bramato,
da cui fra l’ombre del mio cieco duolo,
spero trar di pietà liete faville,
quanto ne resta?
GOFFREDO E quando
la soglia bacerem del mago amico?
EUSTAZIO Da questo lido aprico,
di quel fatale albergo
non distano i confini, e tra momenti
dell’alto affar iscoprirem gli eventi.
SCENA III
Donna, Sirene, Rinaldo, Goffredo, Eustazio
Recitativo
DONNA Per raccor d’Almirena
i più doci sospiri,
entra, Rinaldo, in questo angusto pino.
Ella quivi mi spinse, ella t’attende
colà in spiaggia romita,
mesta, sola, e tradita.
Tanto importi le piacque,
di portar il tuo foco in mezzo all’acque.
Aria
SIRENE Il vostro maggio
de’ bei verdi anni,
o cori amanti,
sempre costanti
sfiorate in amore.
Né un falso raggio
d’onor v’affanni,
ch’è sol beato
chi amante amato
possede un bel core.
Recitativo
RINALDO Qual incognita forza
mi spinge ad eseguir l’alto comando!
Sì, Almirena mia vita,
a te ne vengo.
GOFFREDO O gran guerrier, t’arresta,
Ferma l’incauto piede.
EUSTAZIO Qual ignobil cimento?
RINALDO Spero, temo, confido e in un, pavento.
DONNA Rinaldo, affretta i passi.
RINALDO Sì, Almirena, a te corro.
GOFFREDO La tua gloria?
RINALDO Ne freme.
EUSTAZIO Il tuo senno?
RINALDO Languisce.
GOFFREDO Frena l’ardir.
RINALDO Non devo.
EUSTAZIO Pensa a’ casi funesti.
RINALDO Il cor non pave.
GOFFREDO Sion ti chiama.
RINALDO Ed il mio ben m’invita.
EUSTAZIO L’Erebo ti delude.
GOFFREDO Stige ti prende a scherno.
RINALDO Pugnerò per quel bel, sin coll’Inferno.
Aria
RINALDO Il Tricerbero umiliato
al mio brando renderò.
E d’Alcide l’alto fato
colà giù rinnoverò.
Recitativo
EUSTAZIO Signor, strano ardimento!
Sui vortici dell’onde,
all’aure di lusinghe,
fidar la propria gloria?
GOFFREDO Ciò fu indegna vittoria
del barbaro Acheronte;
ma di tal duolo a fronte
non paventi il mio core.
La figlia, oh Dio, è smarrita!
l’eroe sen fugge a volo!
Speme, virtù, non mi lasciate solo.
Aria
GOFFREDO Mio cor, che mi sai dir?
O vincer, o morir,
sì, sì, t’intendo.
Se la mia gloria freme,
sol da una bella speme
io pace attendo.
SCENA IV
Almirena, Argante
Recitativo
ALMIRENA Armida dispietata!
Colla forza d’abisso
rapirmi al caro ciel de’ miei contenti,
e qui con duolo eterno
viva mi tieni in tormentoso inferno?
ARGANTE Non funestar, o bella,
di due luci divine il dolce raggio;
ché per pietà mi sento il cor a frangere.
ALMIRENA Signor, deh per pietà, lasciami piangere!
Aria
ALMIRENA Lascia ch’io pianga
mia cruda sorte,
e che sospiri
la libertà.
Il duolo infranga
queste ritorte,
de’ miei martiri
sol per pietà.
Recitativo
ARGANTE Tu del mio cor reina,
con dispotico impero,
puoi dar legge a quest’alma.
ALMIRENA Ah! Non è vero.
ARGANTE Vuoi che questo mio brando
t’apra il varco a quel centro
ove il mio cor trapassi?
ALMIRENA Ah no, tanto non chiedo. Eh! se m’amassi!
ARGANTE Della mia fedeltate
qual fia un pegno sicur?
ALMIRENA La libertate
ARGANTE Malagevol comando.
ALMIRENA Amor mentito!
ARGANTE E se ad Armida, o cara,
nel procurar al tuo bel piè lo scampo,
note fien quelle fiamme,
che per te, mio tesor, struggono il core?
Scopo saremo entrambi
d’amor geloso e d’infernal furore.
ALMIRENA Dunque lasciami piangere.
ARGANTE Ti consola, mia vita,
che l’indegno tuo laccio io vo’ pur frangere.
Aria
ARGANTE Basta che sol tu chieda,
per ottener da me,
bocca amorosa.
Solo ch’il cor ti veda,
tutto si perde in te,
guancia vezzosa.
SCENA V
Armida
Recitativo
ARMIDA Cingetemi d’alloro
le trionfali chiome.
Rinaldo, il più possente
terror dell’armi assire,
in umile olocausto
sull’altar del mio sdegno,
cadrà svenato al suolo.
Conducetelo quivi, o spirti, a volo.
SCENA VI
Armida, Rinaldo
Recitativo
RINALDO Perfida, un core illustre
ha ben forza bastante
per disprezzar l’Inferno.
O rendimi Almirena,
o pagherai con questo acciar la pena.
ARMIDA D’Armida a fronte sì superbi accenti?
RINALDO A fronte ancor de’ più crudel tormenti.
ARMIDA Mio prigionier tu sei.
RINALDO Sin nell’alma non giunge il mio servaggio.
ARMIDA È in mia balia la vita.
RINALDO La morte non paventa un’alma ardita.
ARMIDA (Splende su quel bel volto
un non so che, ch’il cor mi rasserena.)
RINALDO Omai rendi Almirena.
ARMIDA (Con incognito affetto
mi serpe al cor un’amorosa pena.)
RINALDO Rendimi, sì, crudel, rendi Almirena.
ARMIDA (Ma d’un nemico atroce
sarà trofeo il mio core?)
RINALDO Ha forza il mio furore,
per atterrar il tuo infernal drapello.
ARMIDA (Son vinta, sì; non lo credea sì bello.)
Rinaldo, in questa spiaggia
ogn’aura spira amore;
l’onda, l’augello, il fiore
t’invitan solo ad amorosi amplessi.
Depon quell’ira infida,
vinto non più, ma vincitor d’Armida.
T’amo, o caro.
RINALDO Io t’aborro.
ARMIDA Prendi questo mio cor.
RINALDO Per lacerarlo.
ARMIDA Mille gioie t’appresto.
RINALDO Io mille pene.
ARMIDA T’ammolliscano i prieghi.
RINALDO Io gli detesto.
ARMIDA Abbian forza i sospir.
RINALDO D’accender l’ira.
ARMIDA M’obbedisce l’Inferno.
RINALDO Io ti disprezzo.
ARMIDA Pensa ch’io son…
RINALDO Tiranna.
ARMIDA Risolvi.
RINALDO La vendetta.
ARMIDA Per pietade.
RINALDO A te corro, o mia diletta.
Duetto
ARMIDA Fermati!
RINALDO No, crudel.
ARMIDA Armida son fedel.
RINALDO Spietata, infida.
ARMIDA Lasciami!
ARMIDA Pria morir.
RINALDO Non posso più soffrir.
ARMIDA Vuoi ch’io m’uccida?
SCENA VII
Armida, Rinaldo
Recitativo
ARMIDA Crudel, tu, ch’involasti
al mio core la calma,
un sol guardo mi nieghi a tante pene?
RINALDO Che veggio! Idolo mio! Sei tu, mio bene?
Deh, vieni a consolar l’alma smarrita.
ARMIDA Quivi con molle vita
vai fomentando una novella brama;
e lasci sì chi t’ama?
RINALDO No, cara, che tu sei
la sospirata meta; e in questo loco
sol d’Armida crudel vidi il sembiante.
ARMIDA Stringimi dunque al sen.
RINALDO Beato amante!
Sfinge, un penoso orrore
arrechi nel mio core.
Giove, lancia il tuo telo:
non avrà per costei fulmini il cielo?
ARMIDA Corri fra queste braccia!
RINALDO Idolo mio!
Ma che tenti, Rinaldo!
Forse sotto quel viso
v’è l’Inferno con un vel di Paradiso.
Aria
RINALDO Abbrucio, avvampo e fremo
di sdegno e di furor.
Spero, ma sempre temo
d’un infernal error.
SCENA VIII
Armida
Recitativo
ARMIDA Dunque i lacci d’un volto,
tante gioie promesse,
li spaventi d’Inferno,
forza n’avran per arrestar quel crudo?
E tu ‘l segui, o mio core!
Fatto trofeo d’un infelice amore!
No, si svegli ‘l furore,
si raggiunga l’ingrato,
cada a’ miei piè svenato. Ohimè! Che fia!
Uccider l’alma mia?
Ah, debole mio petto,
a un traditor, anco puoi dar ricetto?
Su, Furie, ritrovate
nova sorte di pena, e di flagello.
S’uccida, sì! Eh, no, ch’è troppo bello!
Aria
ARMIDA Ah, crudel,
il pianto mio,
deh, ti mova per pietà.
O infedel
al mio desio
proverai la crudeltà.
SCENA IX
Armida, Argante
Recitativo
ARMIDA Riprendiam d’Almirena
il mentito sembiante in questo loco,
che forse qual farfalla
ritornerà Rinaldo al suo bel foco.
ARGANTE Adorata Almirena,
ogni breve dimora,
che dal tuo bello fa l’anima mia,
è pena acerba e ria.
Tu con rai luminosi
fai splender quelle stelle,
che mi promiser sì felici influssi?
Anima mia, ti rasserena omai,
che della cruda Armida
in breve ti trarrò da’ lacci indegni.
Deh, non tener l’animo tuo perplesso.
S’impegna di cotanto
la mia fé, la mia forza, e questo amplesso.
ARMIDA Traditor, dimmi, è questa
del mio amor la mercede?
ARGANTE Oh Dei, che miro?
ARMIDA Io, ch’il mio cor ti spiego
con affetti?
ARGANTE Nol niego.
ARMIDA Io, che l’Inferno altero
slego a tuo prò?
ARGANTE Egli è vero.
ARMIDA Tradirmi!
ARGANTE Scusa un lampo
d’intempestivo amore.
ARMIDA I fulmini vedrai del mio furore.
ARGANTE T’acqueta.
ARMIDA No.
ARGANTE Rossore
sia una rigida pena.
ARMIDA No.
ARGANTE Sì, superba, amo Almirena.
ARMIDA Stige ritiro.
ARGANTE Fa’ ciò che t’aggrada.
Senza i demoni tuoi basta mia spada.
Aria
ARMIDA Vo’ far guerra, e vincer voglio
collo sdegno chi m’offende,
vendicar i torti miei.
Per abbatter quell’orgoglio,
ch’il gran foco in sen m’accende,
saran meco i stessi Dei.
SCENA I
Eustazio, Goffredo
Recitativo
EUSTAZIO Quivi par, che rubelle,
la terra s’alzi a guerreggiar le stelle.
GOFFREDO Germano, è questi il segno
delle nostre fatiche?
EUSTAZIO Ecco del saggio
il sospirato albergo.
GOFFREDO Omai t’accosta.
EUSTAZIO Tu, a cui vien concesso
sin delle stelle il penetrar gli arcani,
degli eventi più strani
fermar il corso, e grazie ognor dispensi,
d’un alto affar, vengo a cercarti i sensi.
SCENA II
Mago, Eustazio, Goffredo
Recitativo
MAGO La causa che vi spinge
in sì remota parte
nota m’è già. Rinaldo ed Almirena
colà sull’alte cime
di quell’orrido sasso in lacci indegni
della perfida Armida
giacciono avvinti. Il varco
impossibile fora
senza un poter prefisso,
ché i mostri suoi colà vuotò l’abisso.
GOFFREDO L’aprirò colla spada.
EUSTAZIO Andiam, che la virtù ne farà strada.
GOFFREDO Seguitemi, o miei fidi.
EUSTAZIO Io vi precedo.
MAGO Arrestatevi, o forti,
che nel mar del terror sarete assorti.
GOFFREDO Qui vomita Cocito
tutta sua nera peste.
EUSTAZIO D’Acheronte proviam qui le tempeste.
MAGO Prodi Campioni, non giunge
il terreno valore
a sormontar quell’infernal furore.
Queste verghe fatali, ch’ora vi porgo,
faran fuggir quei mostri.
Ite con piè sicuro,
che potrian dare il corso al pigro Arturo.
GOFFREDO German, all’opra.
EUSTAZIO Impaziente anelo,
ch’ai forti al fin darà vittoria il cielo.
Aria
MAGO Andate, o forti,
fra stragi e morti
senza timore
or colà su.
Ch’omai v’è guida
compagna fida,
fra quell’orrore
fatal virtù.
Recitativo
MAGO O di bella virtù saper eterno,
che Stige prende a scherno.
SCENA III
Armida, Rinaldo, Almirena
Recitativo
ARMIDA Mori svenata.
ALMIRENA O Numi!
RINALDO T’arresta per pietà!
ARMIDA Ho d’Aspe il core.
Poiché le fiamme mie sprezzasti, indegno,
cada costei trafitta,
olocausto d’amor, vittima al sdegno.
RINALDO Il mio pianto!
ARMIDA Dell’ira accresce i flutti.
RINALDO L’innocenza!
ARMIDA Il suo volto il fallo accusa.
RINALDO Per il fuoco onde ardesti!
ARMIDA È in tutto spento.
RINALDO Pria questo sen trapassa!
ARMIDA Il duol lo sveni.
RINALDO Versa un fulmine, o ciel!
ARMIDA Io pria il suo sangue.
RINALDO Al mio braccio cadrai, perfida, esangue!
SCENA IV
Armida, Rinaldo, Almirena, Eustazio, Goffredo
Recitativo
ARMIDA Nella guardata soglia
come osaste portar sicuro il piede?
Furie, pronte accorrete, e da sotterra
venga contro costor l’Inferno in guerra.
GOFFREDO Prode Rinaldo!
RINALDO Glorioso Prence!
EUSTAZIO Lascia ch’al sen ti stringa.
RINALDO Io pur t’annodi.
ALMIRENA Chi mi soccorre? Aita!
RINALDO Ancor tenti, crudel, tormi la vita?
GOFFREDO Figlia!
ALMIRENA Padre!
EUSTAZIO Mia cara!
RINALDO Idolo mio!
GOFFREDO Fugga il duol.
ALMIRENA Ritorni il piacer.
EUSTAZIO, RINALDO E svanisca ogni tormento.
TUTTI Al contento, al contento!
GOFFREDO Vinto il furor d’inferno
il terreno furor vincer ne resta.
Quando là in oriente
Febo risorge ad indorare il mondo,
german, le squadre appresta,
perché Sione cada.
E tu Rinaldo, dei,
contaminato da tuoi molli amori,
col sangue del rubel purgar la spada.
Aria
GOFFREDO Sorge nel petto
caro diletto
che bella calma
promette al cor.
Sarà il contento,
dopo gran stento
coglier la palma
del nostro valor.
Recitativo
EUSTAZIO Mi fia legge il tuo cenno.
RINALDO Affretto il corso.
Mi stimolan l’amor, gloria e rimorso.
GOFFREDO, EUSTAZIO Se ne vanno.
Aria
RINALDO È un incendio fra due venti,
tra due fiamme questo core.
Ha di gloria gl’alimenti,
lo nodrisce un fermo amore.
SCENA V
Argante
Recitativo
ARGANTE Chiuso fra quelle mura
langue il comun valore, o forti eroi.
Quindi sian noti a voi
gli ultimi sensi nostri;
ch’oggi ogn’un si dimostri
non sol di fer, ma di coraggio armato,
perché l’oste nemica
cada al nostro valor, ceda al suo fato.
SCENA VI
Armida, Argante
Recitativo
ARMIDA Per fomentar lo sdegno
a fronte d’un sleal anco mi trovo?
ARGANTE Io pur l’ira rinovo
al tuo superbo aspetto.
ARMIDA È l’offeso mio amor per te un Aletto.
ARGANTE L’affetto tuo non curo.
ARMIDA Io i sdegni tuoi.
ARGANTE Or è tempo di palme,
va, e non tentar d’effeminar gli eroi.
ARMIDA Ho un cor virile in petto,
che sa emular la gloria.
ARGANTE Abbian sensi sì grandi al fin vittoria.
Cara, perdon ti chiedo.
ARMIDA Io nol rifiuto.
ARGANTE Accuso la mia colpa.
ARMIDA Egli m’è grato.
ARGANTE Fu importuno l’amor.
ARMIDA Io pure errai.
ARGANTE Solo per momenti.
ARMIDA Anch’io Rinaldo amai.
ARGANTE, ARMIDA Dunque mi sia concesso
di purgar il mio error con questo amplesso.
ARGANTE Or preparianne ad una estrema sorte.
ARMIDA E coi spenti nemici
un gran trofeo alla morte.
ARGANTE Olà, cogli Oricalchi
si destino a battaglia i stessi venti.
ARMIDA E sian nostri campioni
Macone in ciel, l’Inferno, e gli Elementi.
Recitativo
ARGANTE In quel bosco di strali
ne’ lacci caderan que’ indegni mostri.
ARMIDA E in un mare di sangue
spenti saranno i giusti sdegni nostri.
Duetto
ARGANTE, ARMIDA Al trionfo del nostro furore
or corriamo que’ mostri a legar.
ARMIDA Che poi, caro, questo core
dolce premio ti vuol dar.
ARGANTE Che poi, cara, questo core
dolce premio ti vuol dar.
SCENA VII
Goffredo, Almirena, Rinaldo
Recitativo
GOFFREDO Di quei strani accidenti
se la serie ripiglio,
per dolor, per stupor, s’inarca il ciglio.
ALMIRENA A sì crudel eventi
ancor non so se dormi, o se sia desta.
RINALDO Cessata la tempesta,
godiam, cara, la calma!
ALMIRENA Dell’aure dolci della tua bell’alma.
Aria
ALMIRENA Bel piacere
è godere
fido amor;
questo fa contento il cor.
La fermezza
sol apprezza
lo splendor,
che provien d’un grato cor.
SCENA VIII
Eustazio, Goffredo, Almirena, Rinaldo
Recitativo
EUSTAZIO Signor, l’oste nemica
con barbari ululati
s’avvicina alle tende;
e già ne’ nostri accende
desir di gloria ardenti.
Tu quegli alti ardimenti
raffrena con gran senno,
ch’ognun fia pronto a venerarne il cenno.
GOFFREDO Ecco il glorioso giorno,
che ne chiama al trionfo.
RINALDO Ecco le palme,
che spuntano nel campo.
ALMIRENA Ecco ne’ tuoi bei lumi
che di gloria e d’amor folgora un lampo.
GOFFREDO German, le nostre tende
il custodir ti sia nobile incarco;
colà il nemico affrena,
e da eventi marzial serba Almirena!
RINALDO Raccomando al tuo zel l’alto tesoro.
EUSTAZIO German, Rinaldo, i tuoi comandi adoro.
Aria
EUSTAZIO Di Sion nell’alta sede
la virtute ed il valore
oggi solo si vedrà.
Ch’alfin nobile mercede
d’alma grande, nobil core,
è una bella felicità.
SCENA IX
Rinaldo, Goffredo
Recitativo
RINALDO Se ciò t’è in grado, o prence,
tu le falangi armate
in campo aperto spingi.
Io per obliquo calle
vo’ che Sione oggi umiliata cada
del tuo nome in virtù, colla mia spada.
GOFFREDO Degna è sol di grand’alma
malagevole impresa.
Approvo il tuo consiglio;
io ti precedo in tanto.
RINALDO Brilla l’anima mia sul lieto ciglio.
Aria
RINALDO Or la tromba in suon festante
mi richiama a trionfar.
Qual guerriero e qual amante,
gloria, e amor mi vuol bear.
SCENA X
Argante
Recitativo
ARGANTE Miei fidi, ecco là un campo
colmo di mille furti,
più famoso che forte.
Quello benigna sorte
or vi presenta; sù, prodi, pugnate,
abbattete, atterrate!
Per ong’un di quegli empi,
sian le rapine lor nostro tributo,
e l’alme lor un olocausto a Pluto.
SCENA XI
Goffredo
Recitativo
GOFFREDO Magnanimi campioni,
ecco l’ultimo giorno
delle vostre fatiche,
quel che tanto bramaste.
Quivi una selva d’aste
il nemico ha congiunto;
perché vinciam più guerre in un sol punto.
Combattete qual forti, e a monti estinti
vadan color sossopra,
perché solo un bel fin corona l’opra.
Aria
GOFFREDO Solo dal brando,
dal senno solo
della vittoria
nasce il piacer.
Ma un core amando
ferma il suo volo,
né della gloria
cura il pensier.
SCENA XII
Goffredo, Rinaldo, Argante
Recitativo
RINALDO Goffredo, ecco il superbo in lacci avvolto.
ARGANTE Argante è vinto, e non il cor d’Argante,
che, ragion sovra d’esso,
gli astri non han.
GOFFREDO Rinaldo,
s’ascriva al tuo valor l’alto successo.
SCENA ULTIMA
Eustazio, Argante, Almirena, Armida, Rinaldo, Goffredo
Recitativo
EUSTAZIO Ecco, german, la cruda,
che, mentre volle all’alte nostre tende
recar gli ultimi danni,
cadde ne’ ceppi, e negli estremi affanni.
ARGANTE Numi, che veggio!
ARMIDA Sommi Dei, che miro!
RINALDO Cara, questa è la meta.
ALMIRENA A cui sospiro.
GOFFREDO Or ne’ sponsali eccelsi
a quel alto valore.
EUSTAZIO, GOFFREDO Sia pronuba la gioia al vostro amore.
RINALDO, ALMIRENA Sia pronuba la gioia al nostro amore.
ARMIDA D’un nume il più possente
han la scorta costor.
ARGANTE Varia la sorte.
RINALDO, ALMIRENA In te sol l’alma mia si riconforta.
ARMIDA No, forse ch’al ciel piacque,
ch’io spegna al fin pentita
il mio foco infernal colle sacre acque.
Verga indegna, ti spezzo.
ARGANTE Il tuo consiglio
seguo, mia cara.
ARMIDA Il vostro rito io piglio.
RINALDO O clemenza del ciel!
ALMIRENA Beata sorte!
EUSTAZIO Trionfo alter!
GOFFREDO La libertà vi dono.
ARGANTE Cara, ti stringo.
ARMIDA Vien sposo al mio trono.
Coro
TUTTI Vinto è sol dalla virtù
degli affetti il reo livor.
E felice è sol qua giù
chi dà meta a un vano cor.