Donizetti – Don Pasquale

DON PASQUALE

Opera buffa in tre atti
Music: Gaetano Donizetti
Libretto: Donizetti – Ruffini
Source: Archivio Storico Ricordi, Milan
Publisher: Lange Levy et Comp., Paris, 1842

 

 

 

 

SCENA 1
Don Pasquale, Dottore
DON PASQUALE Son nov’ore; di ritorno
il Dottore esser dovria.
Zitto!… Parmi… è fantasia…
forse il vento che passò.
Che boccon di pillolina,
nipotino, vi preparo!
Vo’ chiamarmi don Somaro
se veder non ve la fo.
DOTTORE È permesso?
DON PASQUALE Avanti, avanti.
SCENA II
Don Pasquale, Dottore
DON PASQUALE Dunque?
DOTTORE Zitto, con prudenza.
DON PASQUALE Io mi struggo d’impazienza.
La sposina?
DOTTORE Si trovò.
DON PASQUALE Benedetto!
DOTTORE (Che babbione!)
Proprio quella che ci vuole.
Ascoltate, in due parole
il ritratto ve ne fo.
DON PASQUALE Son tutt’ occhi, tutto orecchie,
muto, attento a udir vi sto.
DOTTORE Bella siccome un angelo
in terra pellegrino,
fresca siccome il giglio
che s’apre in sul mattino,
occhio che parla e ride,
sguardo che i cor conquide,
chioma che vince l’ebano,
sorriso incantator.
DON PASQUALE Sposa simile! Oh giubilo!
Non cape in petto il cor.
DOTTORE Alma innocente e candida,
che sè medesma ignora,
modestia impareggiabile,
dolcezza che innamora.
Ai miseri pietosa,
gentil, buona, amorosa,
il ciel l’ha fatta nascere
per far beato un cor.
DON PASQUALE Famiglia?
DOTTORE Agiata, onesta.
DON PASQUALE Casato?
DOTTORE Malatesta.
DON PASQUALE Sarà vostra parente?
DOTTORE Alla lontana un po’.
È mia sorella.
DON PASQUALE Oh gioia!
Di più bramar non so.
E quando di vederla,
quando mi fia concesso?
DOTTORE Domani sul crepuscolo.
DON PASQUALE Domani? adesso, adesso.
Per carità, dottore!
DOTTORE Frenate il vostro ardore,
quetatevi, calmatevi,
fra poco qui verrà.
DON PASQUALE Da vero?
DOTTORE Preparatevi,
e ve la porto qua.
DON PASQUALE Oh caro!
Or tosto a prenderla …
DOTTORE Ma udite …
DON PASQUALE Non fiatate …
DOTTORE Ma…
DON PASQUALE Non c’è ma, volate,
o casco morto qua.
Un foco insolito
mi sento addosso,
omai resistere
io più non posso.
Dell’età vecchia
scordo i malanni,
mi sento giovine
come a vent’anni.
Deh! cara, affrettati,
vieni sposina!
Ecco di bamboli
mezza dozzina
già veggo nascere,
già veggo crescere,
a me d’intorno
veggo scherzar.
Son rinato. Or si parli al nipotino:
a fare il cervellino
veda che si guadagna.
Eccolo appunto.
SCENA 3
Don Pasquale, Ernesto
DON PASQUALE Giungete a tempo. Stavo
per mandarvi a chiamare. Favorite.
ERNESTO Sono ai vostri comandi.
DON PASQUALE Non vo’ farvi un sermone,
vi domando un minuto d’attenzione.
È vero o non è vero che, saranno due mesi,
io v’offersi la man d’una zitella
nobile, ricca e bella?
ERNESTO È vero.
DON PASQUALE Promettendovi per giunta
un buon assegnamento, e alla mia morte
quanto possiedo?
ERNESTO È vero.
DON PASQUALE Minacciando,
in caso di rifiuto,
diseredarvi, e a torvi ogni speranza,
ammogliarmi, se è d’uopo?
ERNESTO È vero.
DON PASQUALE Or bene,
la sposa che v’offersi or son tre mesi,
ve l’offro ancor.
ERNESTO Non posso; amo Norina,
la mia fede è impegnata…
DON PASQUALE Sì, con una spiantata,
con una vedovella civettina…
ERNESTO Rispettate una giovane
povera, ma onorata e virtuosa
DON PASQUALE Siete proprio deciso?
ERNESTO Irrevocabilmente.
DON PASQUALE Or ben, pensate
a trovarvi un alloggio.
ERNESTO Così mi discacciate?
DON PASQUALE La vostra ostinatezza
d’ogni impegno mi scioglie.
Fate di provvedervi. Io prendo moglie.
ERNESTO Prender moglie?
DON PASQUALE Sì, signore.
ERNESTO Voi?
DON PASQUALE Quel desso in carne e in ossa.
ERNESTO Perdonate lo stupore…
La sorpresa… (oh questa è grossa!)
Voi?
DON PASQUALE L’ho detto e lo ripeto.
Io Pasquale da Sorneto,
possidente, qui presente,
qui presente, in carne ed ossa,
d’annunziarvi ho l’alto onore
che mi vado ad ammogliar.
ERNESTO Voi scherzate.
DON PASQUALE Scherzo un corno.
Lo vedrete al nuovo giorno.
Sono, è vero, stagionato,
ma ben molto conservato,
e per forza e vigoria
me ne sento da prestar.
Voi frattanto, signorino
preparatevi a sfrattar.
ERNESTO (Ci volea questa mania
i miei piani a rovesciar!)
Sogno soave e casto
de’ miei prim’anni, addio.
Bramai ricchezze e fasto
solo per te, ben mio:
povero, abbandonato,
caduto in basso stato,
pria che vederti misera,
cara, rinunzio a te.)
DON PASQUALE Ma veh, che originale!
Che tanghero ostinato!
Adesso, manco male,
mi par capacitato.
Ben so dove gli duole,
ma è desso che lo vuole,
altri che sé medesimo
egli incolpar non può!)
ERNESTO Due parole ancor di volo.
DON PASQUALE Son qui tutto ad ascoltarvi.
ERNESTO Ingannar si puote un solo:
ben fareste a consigliarvi.
Il dottore Malatesta
è persona grave, onesta.
DON PASQUALE L’ho per tale.
ERNESTO Consultatelo.
DON PASQUALE È già bello e consultato.
ERNESTO Vi sconsiglia?
DON PASQUALE Anzi al contrario,
mi felicita, è incantato.
ERNESTO Come? come? oh questa poi…
DON PASQUALE Anzi, a dirla qui fra noi,
la… capite?… Ia zitella,
ma… silenzio… è sua sorella.
ERNESTO Sua sorella! che mai sento?
Del Dottore?
DON PASQUALE Del Dottor.
ERNESTO (Oh che nero tradimento!
Ahi, Dottore senza cor!
Mi fa il destin mendico,
perdo colei che adoro,
in chi credevo amico
discopro un traditor!
D’ogni conforto privo,
misero! a che pur vivo?
Ah! non si dà martoro
eguale al mio martor?)
DON PASQUALE (L’amico è bello e cotto,
in sasso par cangiato;
non fiata non fa motto,
I’affoga il crepacuor.
Si roda, gli sta bene,
ha quel che gli conviene.
Impari lo sventato
a fare il bello umor.)
SCENA 4
Norina
NORINA “E tutto era in quel guardo
sapor di paradiso,
che il cavalier Ricciardo,
tutto d’amor conquiso,
al piè le cadde, e a lei
eterno amor giurò!”
So anch’io la virtù magica
d’un guardo a tempo e loco,
so anch’io come si bruciano
i cori a lento foco;
d’un breve sorrisetto
conosco anch’io l’effetto,
d’una furtiva lagrima,
d’un subito languor.
Conosco i mille modi
dell’amorose frodi,
i vezzi e l’arti facili
onde s’adesca un cor.
Ho testa balzana,
son d’indol vivace,
scherzare mi piace,
mi piace brillar.
Se vien la mattana
di rado sto al segno,
ma in riso lo sdegno
fo presto a cambiar.
E il Dottor non si vede! Oh, che impazienza!
Del romanzetto ordito
a gabbar Don Pasquale,
ond’ei toccommi in fretta,
poco o nulla ho capito, ed or l’aspetto…
La man d’Ernesto… io tremo.
Oh me meschina!
SCENA 5
Dottore, Norina
DOTTORE Buone nuove, Norina,
il nostro stratagemma…
NORINA Me ne lavo le mani.
DOTTORE Come? che fu?
NORINA Leggete.
DOTTORE “Mia Norina; vi scrivo
colla morte nel cor”. Lo farem vivo.
“Don Pasquale aggirato
da quel furfante…” Grazie!
“da, quella faccia doppia del dottore,
sposa una sua sorella,
mi scaccia di sua casa,
mi disereda infine. Amor m’impone
di rinunziare a voi.
Lascio Roma oggi stesso, e quanto prima
l’Europa. Addio. Siate felice. Questo
è l’ardente mio voto. Il vostro Ernesto.”
Le solite pazzie!
NORINA Ma s’egli parte!
DOTTORE Non partirà, v’ accerto. In quattro salti
son da lui, della nostra
trama lo metto a parte, ed ei rimane,
e con tanto di cor.
NORINA Ma questa trama
si può saper qual sia?
DOTTORE A punire il nipote,
che opponsi alle sue voglie,
Don Pasqual s’è deciso a prender moglie.
NORINA Già mel diceste.
DOTTORE Or ben, io suo dottore,
vistolo così fermo nel proposto,
cambio tattica, e tosto
nell’interesse vostro, e in quel d’Ernesto,
mi pongo a secondarlo. Don Pasquale
sa ch’io tengo al convento una sorella,
vi fo passar per quella,
egli non vi conosce, e vi presento
pria ch’altri mi prevenga;
vi vede e resta cotto.
NORINA Va benissimo.
DOTTORE Caldo caldo vi sposa.
Carlotto mio cugino
ci farà da Notaro. Al resto poi
tocca pensare a voi.
Lo fate disperar: il vecchio impazza,
I’abbiamo a discrezione…
Allor…
NORINA Basta. Ho capito.
DOTTORE Va benone.
NORINA Pronta son; purch’io non manchi
all’amor del caro bene:
farò imbrogli, farò scene,
so ben io quel ch’ho da far.
DOTTORE Voi sapete se d’Ernesto
sono amico, e ben gli voglio,
solo tende il nostro imbroglio
Don Pasquale a corbellar.
NORINA Siamo intesi. Or prendo impegno.
DOTTORE Io la parte ecco v’insegno.
NORINA Mi volete fiera, o mesta?
DOTTORE Ma la parte non è questa.
NORINA Ho da piangere, gridar?
DOTTORE State un poco ad ascoltar.
Convien far la semplicetta.
NORINA Posso in questo dar lezione.
Mi vergogno, son zitella,
grazie, serva, signor sì.
DOTTORE, NORINA Brava, brava, bricconcella!
Va benissimo così.
NORINA Collo torto.
DOTTORE Bocca stretta.
NORINA Mi vergogno
DOTTORE Oh, benedetta!
Va benissimo così.
NORINA, DOTTORE Che bel gioco! quel che resta
or si vada a combinar.
A quel vecchio, affè, la testa
questa volta ha da girar.
NORINA Già l’idea del gran cimento
mi raddoppia l’ardimento,
già pensando alla vendetta
mi comincio a vendicar.
DOTTORE Una voglia avara e cruda
i miei voti invan contrasta.
Io l’ho detto e tanto basta,
la saprò, la vo’ spuntar.
Poco pensa don Pasquale
che boccon di temporale
si prepari in questo punto
sul suo capo a rovinar.
Urla e fischia la bufera,
vedo il lampo, il tuono ascolto;
la saetta fra non molto
sentiremo ad iscoppiar.
SCENA 1
Ernesto
ERNESTO Povero Ernesto! Oh come in un sol punto
mi veggo al colmo giunto
d’ogni miseria! Dallo zio cacciato,
da tutti abbandonato,
mi restava un amico
e un coperto nemico
chiarisco in lui, che a’ danni miei congiura.
Ah, meglio, o Malatesta,
io mertava da te! Ma non è questa
la mia più gran sventura.
Perder Norina, oh Dio,
questo è il sommo dei mali! E con che core
offrirle un’esistenza,
meco unita, di pene e d’indigenza?
Ah no. Ben feci a lei
d’esprimere in un foglio sensi miei.
Ora in altra contrada
i giorni grami a terminar si vada.
Cercherò lontana terra
dove gemer sconosciuto,
là vivrò col cuore in guerra
deplorando il ben perduto.
Ma né sorte a me nemica,
né frapposti i monti e i mar,
ti potranno, o dolce amica,
dal mio seno cancellar.
E se fia che ad altro oggetto
tu rivolga un giorno il core,
se mai fia che un nuovo affetto
spenga in te l’antico ardore,
non temer che un infelice
te spergiura accusi al ciel;
se tu sei, ben mio, felice,
morrà pago il tuo fedel.
Ecco lo zio; non vegga
il turbamento mio; per or s’eviti.
SCENA 2
Don Pasquale
DON PASQUALE Quando avrete introdotto
il dottor Malatesta e chi è con lui,
ricordatevi bene,
nessuno ha più da entrar: guai se lasciate
rompere la consegna! Adesso andate.
Per un uom sui settanta
(zitto, che non mi senta la sposina )
convien dir che son lesto e ben portante.
Con questo boccon poi
di toilette… Alcun viene…
Eccoli. A te mi raccomando, Imene.
SCENA 3
Dottore, Norina, Don Pasquale
DOTTORE Via, da brava.
NORINA Reggo appena.
Tremo tutta.
DOTTORE V’innoltrate.
NORINA Ah fratel, non mi lasciate!
DOTTORE Non temete.
NORINA Per pietà!
DOTTORE Fresca uscita di convento,
natural è il turbamento.
È per tempra un po’ selvatica,
mansuefarla a voi si sta.
NORINA Ah fratello!
DOTTORE Un sol momento.
NORINA Se qualcun venisse a un tratto!
(Sta a vedere, vecchio matto,
ch’or ti servo come va.)
DON PASQUALE Mosse, voce, portamento,
tutto è in lei semplicità.
La dichiaro un gran portento
se risponde la beltà!
NORINA Ah fratello!
DOTTORE Non temete.
NORINA A star sola mi fa male.
DOTTORE Cara mia, sola non siete;
ci son io, ce’ è Don Pasquale…
NORINA Come? Un uomo! Ah, me meschina!
Presto, andiam, fuggiam di qua.
DON PASQUALE (Com’è cara e modestina
pella sua semplicità!)
DOTTORE (Quella scaltra malandrina
impazzire lo farà.)
Non abbiate paura, è Don Pasquale,
padrone e amico mio,
il re dei galantuomini.
Rispondete al saluto.
NORINA Grazie, serva, signor,
DON PASQUALE (Che bella mano!)
DOTTORE (È già cotto a quest’ora.)
NORINA (Oh che baggiano!)
DOTTORE Che ne dite?
DON PASQUALE È un incanto, ma quel velo…
DOTTORE Non oseria, son certo,
a sembiante scoperto
parlare a un uom. Prima l’interrogate,
vedete se nei gusti v’incontrate,
poscia, vedrem.)
DON PASQUALE Capisco, andiam, coraggio.
Posto ch’ ho l’avvantaggio…
Anzi il signor fratello…
il dottor Malatesta…
cioè volevo dir…
DOTTORE (Perde la testa.)
Rispondete.
NORINA Son serva, mille grazie.
DON PASQUALE Volea dir ch’alla sera
la signora amerà la compagnia.
NORINA Niente affatto. Al convento
si stava sempre sole.
DOTTORE Qualche volta al teatro?
NORINA Non so che cosa sia, né saper bramo.
DON PASQUALE Sentimenti ch’io lodo.
Ma il tempo uopo è passarlo in qualche modo.
NORINA Cucire, ricamar, far la calzetta,
badare alla cucina,
il tempo passa presto.
DOTTORE (Ah malandrina!)
DON PASQUALE Fa proprio al caso mio.
Quel vel, per carità!
DOTTORE Cara Sofronia,
rimovete quel velo.
NORINA Non oso… in faccia a un uom?
DOTTORE Ve lo comando.
NORINA Obbedisco, fratel.
DON PASQUALE Misericordia!
DOTTORE Che fu? Dite…
DON PASQUALE Una bomba in mezzo al core.
Per carità, dottore,
ditele se mi vuole.
Mi mancan le parole,
sudo, agghiaccio, son morto.
DOTTORE Fate core.
Mi sembra ben disposta, or le parlo.
Sorellina mia cara,
dite… vorreste… in breve,
quel signore… vi piace?
NORINA A dirlo ho soggezione…
DOTTORE Coraggio.
NORINA Sì. (Sei pure il gran babbione!)
DOTTORE Consente. È vostra
DON PASQUALE Oh giubilo!
Beato me!
NORINA (Te n’avvedrai fra poco!)
DON PASQUALE Or presto, pel notaro.
DOTTORE Per tutti i casi dabili,
ho tolto meco il mio ch’è in anticamera.
Or l’introduco…
DON PASQUALE Oh caro
quel dottor pensa a tutto.
DOTTORE Ecco il Notaro.
SCENA 4
Dottore, Norina, Don Pasquale
DOTTORE Fra da una parte etcetera,
Sofronia Malatesta,
domiciliata etcetera
con tutto quel che resta;
e d’altra parte etcetera
Pasquale da Sorneto,
coi titoli e le formole
secondo il consueto,
entrambi qui presenti,
volenti e consenzienti,
un matrimonio in regola
a stringere si va.
DON PASQUALE Avete messo?
NOTARO Ho messo.
DON PASQUALE Sta ben. Scrivete appresso.
Il qual prefato et cetera
di quanto egli possiede
in mobili ed immobili,
dona tra i vivi e cede
a titolo gratuito,
alla suddetta et cetera
sua moglie dilettissima,
fin d’ora la metà.
NOTARO Sta scritto.
DON PASQUALE E intende ed ordina
che sia riconosciuta,
in questa casa e fuori,
padrona ampia assoluta,
e sia da tutti e singoli
di casa riverita.
Servita ed obbedita
con zelo e fedeltà.
DOTTORE, NORINA. Rivela il vostro core
quest’atto di bontà
NOTARO Steso è il contratto. Restano
le firme…
DON PASQUALE Ecco la mia.
DOTTORE Cara sorella, or via,
si tratta di segnar.
NORINA Non vedo i testimoni,
un solo non può star.
ERNESTO Indietro, mascalzoni,
indietro; io voglio entrar.
NORINA (Ernesto! or veramente
mi viene da tremar!)
DOTTORE (Ernesto! e non sa niente;
può tutto rovinar!)
SCENA 5
Ernesto, Dottore, Norina, Don Pasquale
ERNESTO Pria di partir, signore,
vengo per dirvi addio,
e come un malfattore
mi vien conteso entrar!
DON PASQUALE S’era in faccende: giunto
però voi siete in punto.
A fare il matrimonio
mancava un testimonio.
Or venga la sposina!
ERNESTO (Che vedo? O ciel! Norina!
Mi sembra di sognar!)
Ma questo non può star.
Costei …
DOTTORE La sposa è quella.
Sofronia, mia sorella.
ERNESTO Sofronia! Sua sorella!
Comincio ad impazzar!
DOTTORE Per carità, sta zitto,
ci vuoi precipitar?
Gli cuoce, compatitelo,
lo vo’ capacitar.
Figliuol, non farmi scene,
è tutto per tuo bene.
Se vuoi Norina perdere
non hai che a seguitar.
Seconda la commedia,
sta cheto e lascia far.
Questo contratto, adunque,
si vada ad ultimar.
NOTARO Siete marito e moglie.
DON PASQUALE Mi sento a liquefar.
NORINA, DOTTORE (Va il bello a incominciar.)
DON PASQUALE Carina!
NORINA Adagio un poco.
Calmate quel gran foco.
Si chiede pria licenza.
DON PASQUALE Me l’accordate?
NORINA No.
ERNESTO Ah! Ah!
DON PASQUALE Che c’è da ridere,
Signor impertinente?
Partite immantinente.
Via, fuor di casa…
NORINA Ohibò!
Modi villani e rustici
che tollerar non so.
Restate. Le maniere
apprender vi saprò.
DON PASQUALE Dottore!
DOTTORE Don Pasquale!
DON PASQUALE È un’altra!
DOTTORE Son di sale!
DON PASQUALE Che vorrà dir?
DOTTORE Calmatevi.
Sentire mi farò.
ERNESTO, NORINA (In fede mia, dal ridere
frenarmi più non so.)
NORINA Un uom qual voi decrepito,
qual voi pesante e grasso,
condur non può una giovine
decentemente a spasso.
Bisogno ho d’un bracciere,
sarà mio cavaliere.
DON PASQUALE Oh questo poi, scusatemi,
oh questo esser non può.
NORINA Perché?
DON PASQUALE Perché nol voglio.
NORINA Non lo volete?
DON PASQUALE No.
NORINA Viscere mie, vi supplico
scordar quella parola.
Voglio, per vostra regola,
voglio, lo dico io sola;
tutti obbedir qui devono,
io sola ho a comandar.
DOTTORE (Ecco il momento critico.)
ERNESTO (Lo stretto da passar.)
DON PASQUALE Ma se …
NORINA Non voglio repliche.
DON PASQUALE Costui…
NORINA Taci, buffone.
Zitto; provato a prenderti
finora ho colle buone.
Saprò, se tu mi stuzzichi,
le mani adoperar.
DON PASQUALE (Sogno? veglio? … cos’ è stato?
Calci? … Schiaffi? brava! bene!
Buon per me che m’ha avvisato.
Or vedrem che cosa viene!
Che t’avesse, Don Pasquale,
su due piedi ad ammazzar!)
NORINA È rimasto là impietrato.
ERNESTO Vegli o sogni, non sa bene.
DOTTORE Sembra un uomo fulminato,
non ha sangue nelle vene.
Fate core, Don Pasquale,
non vi state a sgomentar.
NORINA Or l’amico, manco male,
si potrà capacitar.
ERNESTO Or l’intrico, manco male,
incomincio a indovinar.
NORINA Riunita immantinente
la servitù qui voglio.
DON PASQUALE (Che vuol dalla mia gente?)
ERNESTO, DOTTORE (Or nasce un altro imbroglio.)
NORINA Tre in tutto! va benissimo,
c’è poco da contar.
A voi. Da quanto sembrami
voi siete il Maggiordomo,
esperto nel servizio,
attivo, galantuomo.
S’intende. V’incomincio
la paga a raddoppiar.
DON PASQUALE Addio, quei quattro ruspici,
son bello e rovinato!
ERNESTO, DOTTORE Quel diavolo sfacciato
tutte le va a cercar.
NORINA Ora attendete agli ordini,
che mi dispongo a dar.
Di servitù novella
pensate a provvedermi.
Sia gente fresca e bella,
tale da farci onor.
DON PASQUALE Poi quando avrà finito …
NORINA Non ho finito ancor.
Di legni un paio sia
stasera in scuderia;
uno leggero e basso,
in quello andremo a spasso,
l’altro più greve e solido
da viaggio servirà.
Quanto ai cavalli poi,
lascio la scelta a voi.
Siano di razza inglese,
e non si badi a spese.
Otto da tiro, due
Da sella, e basterà.
La casa è mal disposta,
la vo’ rifar di posta.
Sono anticaglie i mobili,
si denno rinnovar.
Vi son mill’altre cose
urgenti, imperiose,
un parrucchier da scegliere,
un sarto, un gioielliere,
ma questo con più comodo
domani si può far.
DON PASQUALE Avete ancor finito?
NORINA No.
Mi scordavo il meglio.
Farete che servito
sia per le quattro un pranzo
nel gran salon terreno.
Sarem cinquanta almeno.
Fate le cose in regola,
non ci facciam burlar.
DOTTORE (Il cielo si rannuvola.)
ERNESTO (Comincia a lampeggiar.)
NORINA Ecco finito.
DON PASQUALE Grazie.
Chi paga?
NORINA Oh bella! Voi.
DON PASQUALE A dirla qui fra noi,
non pago mica.
NORINA No?
DON PASQUALE Sono o non son padrone?
NORINA Mi fate compassione.
Padrone ov’io comando?
DOTTORE Sorella …
NORINA Or or vi mando…
Siete un villano, un tanghero …
DON PASQUALE È vero, v’ho sposato.
NORINA Un pazzo temerario…
DOTTORE Per carità, cognato.
NORINA Che presto alla ragione
rimettere saprò.
DON PASQUALE Son tradito, calpestato,
son di riso a tutti oggetto.
Quest’inferno anticipato
non lo voglio sopportar.
Dalla rabbia e dal dispetto
sto vicino a soffocar.
NORINA Or t’avvedi, core ingrato,
che fu ingiusto il tuo sospetto,
solo amor m’ha consigliato
questa parte a recitar.
Don Pasquale poveretto!
È vicino ad affogar.
ERNSTO Sono, o cara, sincerato,
momentaneo fu il sospetto.
Solo amor t’ha consigliato
questa parte a recitar.
DOTTORE Siete un poco riscaldato,
Don Pasquale, andate a letto.
Far soprusi a mio cognato!
Non lo voglio sopportar.
Ragazzacci, ma cospetto!
Non vi state a palesar.

 

SCENA 1
Servi, Don Pasquale
UNA CAMERIERA I diamanti, presto, presto.
UN SERVO La scuffiara.
SECONDA CAMERIERA Venga avanti.
TERZA CAMERIERA In carrozza tutto questo.
QUARTA CAMERIERA II ventaglio, il velo, i guanti.
QUINTA CAMERIERA I cavalli sul momento
ordinate d’attaccar.
DON PASQUALE Che marea, che stordimento!
È una casa da impazzar!
Vediamo: alla modista
cento scudi, Obbligato!
Al carrozziere
seicento. Poca roba!
Novecento cinquanta al gioielliere.
Per cavalli…
Al demonio
i cavalli, i mercanti e il matrimonio!
Che cosa vorrà dir questa gran gala!
Escir sola a quest’ora,
nel primo dì di nozze?
Debbo oppormi a ogni costo ed impedirlo.
Ma… si fa presto a dirlo.
Colei ha certi occhiacci,
certo far da regina
che mi viene la pelle di gallina
solamente a pensarvi. Ah, Don Pasquale
chi te l’ha fatta far! Ad ogni modo
vo’ provarmi. Se poi
fallisce il tentativo…Eccola; a noi.
SCENA 2
Norina, Don Pasquale
DON PASQUALE Dove corre in tanta fretta,
signorina vorria dirmi?
NORINA È una cosa presto detta:
al teatro a divertirmi.
DON PASQUALE Ma il marito, con sua pace,
non voler potria talvolta.
NORINA Il marito vede e tace;
quando parla non s’ascolta…
DON PASQUALE A non mettermi al cimento,
signorina, la consiglio:
Vada in camera al momento,
ella in casa resterà.
NORINA A star cheto e non far scene
per mia parte la scongiuro;
vada a letto, dorma bene,
poi doman si parlerà.
DON PASQUALE Non si sorte.
NORINA Veramente!
DON PASQUALE Sono stanco.
NORINA Sono stufa.
DON PASQUALE Civettella!
NORINA Impertinente!
Prendi su che ben ti sta!
DON PASQUALE È finita, Don Pasquale,
più non romperti la testa!
Il partito che ti resta
è d’andarti ad annegar.
NORINA (È duretta la lezione,
ma ci vuole a far l’effetto.
Or bisogna del progetto
la riuscita assicurar.)
Parto adunque…
DON PASQUALE Parta pure,
ma non faccia più ritorno.
NORINA Ci vedremo al nuovo giorno.
DON PASQUALE Porta chiusa troverà.
NORINA Ah, sposo!
Via, caro sposino,
non farmi il tiranno,
sii dolce e bonino,
rifletti all’età.
Va a letto, bel nonno,
sia cheto il tuo sonno;
per tempo a svegliarti
la sposa verrà.
DON PASQUALE Divorzio! Divorzio!
Che letto! che sposa!
Peggiore consorzio
di questo non v’ha.
Oh! povero sciocco!
Se duri in cervello
con questo martello
miracol sarà.
DON PASQUALE Qualche nota di cuffie e di merletti
che la signora qui semina per casa.
«Adorata Sofronia.»
Ehi! Ehi! Che affare è questo!
«Fra le nove e le dieci della sera
sarò dietro al giardino,
dalla parte che guarda a settentrione.
Per maggior precauzione
fa, se puoi, d’introdurmi
pel piccolo cancello. A noi ricetto
daran securo l’ombre del boschetto.
Mi scordavo di dirti
che annunzierò cantando il giunger mio.
Mi raccomando, Il tuo fedele. Addio.»
Questo è troppo; costei
mi vuol morto arrabbiato!
Ah! non ne posso più, perdo la testa!
perdo la testa!
Si chiami Malatesta.
Correte dal dottore,
ditegli che sto mal, che venga tosto.
(O crepare o finirla ad ogni costo.)
SCENA 3
Servi
TUTTI Che interminabile andirivieni!
Non posso reggere, rotte ho le reni.
Tin tin di qua, ton ton di là.
In pace un attimo giammai si sta.
Ma… casa buona, montata in grande,
si spende e spande, c’è da scialar.
DONNE Finito il pranzo, vi furon scene.
UOMINI Comincian presto. Contate un po’.
DONNE Dice il marito: “Restar conviene”
Dice la sposa: “Sortire io vo”.
Il vecchio sbuffa, segue baruffa.
TUTTI Ma la sposina l’ha da spuntar.
V’è un nipotino guastamestieri…
DONNE Che tiene il vecchio sopra pensieri.
UOMINI La padroncina è tutto foco.
DONNE Par che il marito lo conti poco.
TUTTI Zitti, prudenza. Alcuno viene.
Si starà bene, v’è da scialar.
SCENA 4
Dottore, Ernesto
DOTTORE Siamo intesi.
ERNESTO Sta bene. Ora in giardino
scendo a far la mia parte.
DOTTORE Mentr’io fo qui la mia.
Soprattutto che il vecchio
non ti conosca!
ERNESTO Non temer.
DOTTORE Appena venir ci senti.
ERNESTO Su il mantello e via.
DOTTORE Ottimamente.
ERNESTO A rivederci.
DOTTORE Questa
repentina chiamata
mi prova che il biglietto
del convegno notturno ha fatto effetto.
Eccolo!… Com’è pallido e dimesso!
Non sembra più lo stesso…
Me ne fa male il core…
Ricomponiamci un viso da dottore.
SCENA 5
Dottore, Don Pasquale
DOTTORE Don Pasquale…
DON PASQUALE Cognato, in me vedete
un morto che cammina.
DOTTORE Non mi fate
languir. Che fu? Parlate.
DON PASQUALE Pensar che per un misero puntiglio
mi son ridotto a questo!
Mille Norine avessi date a Ernesto!
DOTTORE (Cosa buona a sapersi.)
Mi spiegherete alfin…
DON PASQUALE Mezza entrata d’un anno
in cuffie e nastri consumata!
Ma questo è nulla.
DOTTORE E poi?
DON PASQUALE La signorina
vuol escire a teatro.
M’oppongo colle buone,
non intende ragione, e son deriso.
Comando…e colla man mi dà sul viso.
DOTTORE Uno schiaffo!
DON PASQUALE Uno schiaffo, sì, signore!
Ma questo è nulla, v’è di peggio ancora.
Leggete.
DOTTORE Io son di sasso.
DON PASQUALE Corpo d’un satanasso,
voglio vendetta.
DOTTORE È giusto.
DON PASQUALE Assicurarla
sta in noi.
DOTTORE Come?
DON PASQUALE Ascoltate.
Ho un mio ripiego; ma sediam.
DOTTORE Parlate.
DON PASQUALE Cheti, cheti, immantinente
nel giardino discendiamo;
prendo meco la mia gente,
il boschetto circondiamo;
e la coppia sciagurata
a un mio cenno imprigionata,
senza perdere un momento
conduciam dal podestà.
Che vi par del pensamento?
DOTTORE Parlo schietto, non mi va.
Riflettete. La colpevole
m’è sorella, è moglie vostra.
Ah non stiamo l’onta nostra
su pei tetti a divulgar.
DOTTORE, DON PASQUALE Espediente più a proposito
procuriam d’imaginar.
DOTTORE lo direi.., sentite un poco.
Noi due soli andiam sul loco;
nel boschetto ci appostiamo,
ed a tempo ci mostriamo.
E tra preghi, tra minacce
d’avvertir l’autorità,
ci facciam dai due promettere
che la tresca ha fine là.
Don Pasquale che vi par?
DON PASQUALE Perdonate, non può star.
È sì fatto scioglimento
poco pena al tradimento.
Vada fuor di casa mia,
altri patti non vo’ far.
DOTTORE, DON PASQUALE È un affare delicato,
vuol ben esser ponderato.
La prudenza col rigore
qui bisogna conciliar.
DOTTORE L’ho trovata!
DON PASQUALE Oh benedetto!
Dite presto.
DOTTORE Nel boschetto
quatti quatti ci appostiamo,
di là tutto udir possiamo.
S’è costante il tradimento
su due piè s’ha da scacciar.
DON PASQUALE Son contento, va benone.
DOTTORE Ma con patto e condizione
che, l’intento ad ottenere,
m’accordiate di potere
fare e dire a nome vostro
tutto quello che mi par.
DON PASQUALE Carta bianca vi concedo,
fate pur quel che vi par.
(Aspetta, aspetta,
cara sposina:
la mia vendetta
già s’avvicina,
già, già ti preme,
già t’ha raggiunto,
tutte in un punto
l’hai da scontar.
Vedrai se giovino
raggiri e cabale,
sorrisi teneri,
sospiri e lagrime;
la mia rivincita
or voglio prendere
sei nella trappola
v’hai da restar.)
DOTTORE (Il poverino
sogna vendetta,
non sa il meschino
quel che l’aspetta:
invano freme,
invan s’arrabbia,
è chiuso in gabbia,
non può scappar.
Invano accumula
progetti e calcoli,
non sa che fabbrica
castelli in aria;
non vede, il semplice,
che nella trappola
da sé medesimo
si va a gettar.)
SCENA VI
Ernesto, Norina, Coro, Don Pasquale, Dottore
ERNESTO, CORO Com’è gentil la notte a mezzo april!
È azzurro il ciel, la luna è senza vel:
tutt’è languor, pace, mistero, amor!
Ben mio, perchè ancor non vieni a me?
Sembra che l’aura
formi sospiri e accenti,
del rio nel mormore
carezze e baci senti
Il tuo fedel si strugge di desir
Nina crudel, mi vuoi veder morir!
Poi quando sarò morto, piangerai,
ma ritornarmi in vita non potrai.
NORINA Tornami a dir che m’ami,
dimmi che mio tu sei;
quando tuo ben mi chiami
la vita addoppi in me.
La voce tua sì cara
rinfranca il core oppresso;
sicura a te dappresso,
tremo lontan da te.
ERNESTO Tornami a dir che m’ami,
dimmi che mia tu sei;
quando tuo ben mi chiami
la vita addoppi in me.
La voce tua sì cara
rinfranca il core oppresso;
sicuro a te dappresso,
tremo lontan da te.
DON PASQUALE Eccoli; attenti ben…
DOTTORE Mi raccomando.
SCENA 7
Don Pasquale, Dottore, Norina, Ernesto
DON PASQUALE Alto là!
NORINA Ladri, aiuto!
DON PASQUALE Zitta! ov’è il drudo?
NORINA Chi?
DON PASQUALE Colui che stava
con voi qui amoreggiando.
NORINA Signor mio, mi meraviglio,
qui non v’era alcuno.
DOTTORE (Che faccia tosta!)
DON PASQUALE Che mentir sfacciato!
Saprò ben io trovarlo.
NORINA Vi ripeto che qui non v’era alcun,
che voi sognate.
DOTTORE A quest’ora in giardin
che facevate?
NORINA Stavo prendendo il fresco.
Fuori di casa mia, o ch’io…
DON PASQUALE Il fresco! Ah, donna indegna!
Fuori di casa mia, o ch’io…
NORINA Ehi, ehi, signor marito,
su che tuon la prendete?
DON PASQUALE Escite, e presto.
NORINA Nemmen per sogno.
È casa mia, vi resto.
DON PASQUALE Corpo di mille bombe!
DOTTORE (Don Pasquale,
lasciate fare a me; solo badate
a non smentirmi; ho carta bianca…)
ho carta bianca…)
DON PASQUALE (È inteso.)
NORINA (Il bello adesso viene!)
DOTTORE (Stupor misto di sdegno; attenta bene.)
Sorella, udite, io parlo
per vostro ben; vorrei
risparmiarvi uno sfregio.
NORINA A me uno sfregio!
DOTTORE (Benissimo.) Domani in questa casa
Domani in questa casa
NORINA Un’altra donna!
A me un’ingiuria?
DOTTORE (Ecco il momento di montare in furia.)
NORINA Sposa di chi?
DOTTORE D’Ernesto, la Norina.
NORINA Quella vedova scaltra e civettina!
DON PASQUALE Bravo, dottore!
DOTTORE Siamo a cavallo.
NORINA Colei qui, a mio dispetto!
Norina ed io sotto l’istesso tetto!
Giammai! Parto piuttosto.
DON PASQUALE (Ah! lo volesse il ciel!)
NORINA Ma… piano un poco.
Se queste nozze poi fossero un gioco!
Vo’ sincerarmi pria.
DOTTORE È giusto.
(Don Pasquale, non c’è via;
qui bisogna sposar que’ due davvero,
se no costei non va.)
DON PASQUALE (Non mi parvero,)
DOTTORE Ehi! di casa, qualcuno.
Ernesto.
SCENA ULTIMA
Ernesto, Don Pasquale, Dottore, Norina, servi
ERNESTO Eccomi.
DOTTORE A voi accorda Don Pasquale
la mano di Norina, e un annuo assegno
di quattromila scudi.
ERNESTO Ah! caro zio!
E fia ver?
DOTTORE (D’esitar non è più tempo,
dite di sì.)
NORINA M’oppongo.
DON PASQUALE Ed io consento.
Corri a prender Norina,
e d’unirvi io m’impegno in sul momento.
DOTTORE Senz’andar lungi la sposa è presta.
DON PASQUALE Come? Spiegatevi…
DOTTORE Norina è questa.
DON PASQUALE Quella Norina? Che tradimento!
Dunque Sofronia?
DOTTORE Dura in convento.
DON PASQUALE E il matrimonio?
DOTTORE Fu mio pensiero
stringervi in nodo di nullo effetto
il modo a torvi di farne un vero.
È chiaro il resto del romanzetto.
DON PASQUALE Ah, bricconissimi!…(Vero non parmi!)
(Ciel ti ringrazio!) Così ingannarmi!
Meritereste…
NORINA Via siate buono.
ERNESTO Deh! zio, movetevi!
NORINA Grazia, perdono!
DON PASQUALE Tutto dimentico, siate felici;
Com’io v’unisco, v’unisca il ciel!
NORINA La moral di tutto questo
è assai facile trovar,
Ve la dico presto presto
se vi piace d’ascoltar.
Ben è scemo di cervello
chi s’ammoglia in vecchia età,
va a cercar col campanello
noie e doglie in quantità.
DON PASQUALE La morale è molto bella,
applicarla a me si sta.
Sei pur fina, bricconcella,
m’hai servito come va.
DOTTORE, ERNESTO La morale è molto bella,
Don Pasqual l’applicherà.
Quella cara bricconcella
lunga più di noi la sa.