Conte di Luna  – Il Trovatore – Verdi

CONTE DI LUNA

IL TROVATORE
Libretto by Salvatore Cammarano for Giuseppe Verdi

 

 

Album price: 7,00

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SCENA 3
Tace la notte! Immersa
nel sonno, è certo la regal signora.
Ma veglia la sua dama… Oh, Leonora!
Tu desta sei; mel dice,
da quel verone, tremolante un raggio
della notturna lampa.
Ah, l’amorosa vampa
m’arde ogni fibra! Ch’io ti vegga è d’uopo,
che tu m’intenda…Vengo… A noi supremo
è tal momento.
Il Trovator! Io fremo!
Oh detti! Oh gelosia!
Non m’inganno… Ella scende!
SCENA 4
(Che far?)
SCENA 5
Ed osi?
Avvampo di furor!
Se un vil non sei, discovriti!
Palesa il nome!
Tu! Come!
Insano temerario!
D’Urgel seguace, a morte
proscritto, ardisci volgerti
a queste regie porte?
Il tuo fatale
istante assai più prossimo
è. Dissennato, vieni!
Al mio sdegno vittima
è d’uopo ch’io ti sveni.
Seguimi…
No!
Di geloso amor sprezzato
arde in me tremendo il foco!
Il tuo sangue, o sciagurato,
ad estinguerlo fia poco!
Dirgli, o folle, “io t’amo” ardisti!
Ei più vivere non può…
Un accento proferisti
che a morir lo condannò!

 

SCENA 3
Tutto è deserto; né per l’aura ancora
suona l’usato carme.
In tempo io giungo!
Ardita, e qual furente amore
ed irritato orgoglio
chiesero a me. Spento il rival, caduto
ogni ostacol sembrava a’ miei desiri.
Novello e più possente ella ne appresta.
L’altare! Ah no, non fia
d’altri Leonora! Leonora è mia!
SCENA 4
No, giammai!
Per te non havvi
che l’ara d’imeneo.
A farti mia.
Dunque gli estinti lasciano
di morte il regno eterno!
A danno mio rinunzia
le prede sue l’inferno!
Ma se non mai si fransero
de’ giorni tuoi gli stami,
se vivi e viver brami,
fuggi da lei, da me.
SCENA 5
E tu speri?
Involarmi costei!
No!
Di ragione ogni lume perdei!
Ho le furie nel cor!

 

SCENA 2
In braccio al mio rival! Questo pensiero
come persecutor demone ovunque
m’insegue! In braccio al mio rival! Ma corro,
surta appena l’aurora,
io corro a separarvi. Oh Leonora!
SCENA 3
Che fu?
Fu raggiunta?
Vista l’hai tu?
Eccola.
SCENA 4
S’appressi.
A me rispondi,
e trema dal mentir!
Ove vai?
Che?
E vieni?
(Da Biscaglia!)
Di’, traesti
lunga etade tra quei monti?
Rammenteresti
un fanciul, prole di conti,
involato al suo castello,
son tre lustri, e tratto quivi?
Fratello del rapito.
Ne udivi
mai novella?
Finisci.
Ah, perfida!
Al tuo destino
or non fuggi.
Quei nodi
più stringete.
Urla pure.
Sarebbe ver?
Di Manrico genitrice?
Oh sorte! In mio poter!
Tua prole, o turpe zingara,
colui, quel seduttore,
potrò col tuo supplizio
ferirlo in mezzo al core!
Gioia m’innonda il petto,
cui non esprime il detto!
Meco il fraterno cenere
piena vendetta avrà!

 

 

SCENA 2
Udite? Come albeggi,
la scure al figlio ed alla madre il rogo.
Abuso io forse del poter che pieno
in me trasmise il prence? A tal mi traggi,
donna per me funesta! Ov’ella è mai?
Ripreso Castellor, di lei contezza
non ebbi, e furo indarne
tante ricerche e tante!
Oh!… dove sei, crudele?
Qual voce!… Come!… Tu, donna?
A che venisti?
Osar potresti?
Che? Tu deliri!
Io del rival sentir pietà?
È sol vendetta mio nume. Va!
Ah, dell’indegno rendere
vorrei peggior la sorte.
Fra mille atroci spasimi
centuplicar sua morte.
Più l’ami, e più terribile
divampa il mio furor!
Né cessi?
Prezzo non avvi alcuno
ad ottenerla. Scostati!
Spiegati, qual prezzo? Di’.
Ciel! Tu dicesti?
È sogno il mio?
Lo giura.
Olà!
Colui vivrà.
Fra te che parli? Ah, volgimi,
volgimi il detto ancora,
o mi parrà delirio
quanto ascoltai finora.
Tu mia!… tu mia!… Ripetilo.
Il dubbio cor serena.
Ah, ch’io lo credo appena
udendolo da te!
Giurasti… pensaci!
SCENA ULTIMA
(Ah, volle me deludere,
e per costui morir!)
Sia tratto al ceppo!
A morte corre!
Vedi?
È spento!
Ei, quale orror!
E vivo ancor!
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