COLLINE – La Bohème – Puccini

COLLINE

LA BOHÈME
Libretto by Giuseppe Giacosa, Luigi Illica for Giacomo Puccini

 

 

 

 

Già dell’Apocalisse appariscono i segni.
In giorno di vigilia non si accettano pegni!
Una fiammata!
Lo trovo scintillante.
Ma dura poco.
Autore, a me la sedia.
Pensier profondo!
Scoppietta un foglio.
Tal degli audaci – I’idea s’integra.
Bello in allegra – vampa svanir.
Che vano, che fragile dramma!
Abbasso, abbasso l’autore.
Bordò!
Le dovizie d’una fiera
il destin ci destinò.
ENTRA SCHAUNARD
Raccatta, raccatta!
Sta Luigi Filippo ai nostri pie’
Tanto freddo ha sofferto.
Là.
Arrosto freddo!
Pasticcio dolce!
Il «Costituzional!»
Chi?!
La vigilia di Natal!
ENTRA BENOÎT
Non c’è nessuno.
Tocchiamo
Alla sua salute!
Ha detto su e giù.
Seduttore!
Ei gongolava arzuto e pettorillo.
Orror!
Fuor!
Si discacci il reprobo.
Silenzio!
Via signore! Via di qua!
… e buona sera a Vostra signoria.
ESCE BENOÎT
Farò la conoscenza
la prima volta d’un barbitonsore.
Guidatemi al ridicolo
oltraggio d’un rasoio.
Andiamo.
È buio pesto.
Accidenti!
Non ancor!
DALLA STRADA
Rodolfo!
Poetucolo !
Momus, Momus, Momus,
zitti e discreti andiamocene via.
Momus, Momus, Momus, il poeta
trovò la poesia.

 

SULLA STRADA
Falso questo Re!
Pipa e corno quant’è?
un poco usato…
ma è serio e a buon mercato…
Copia rara, anzi unica:
la grammatica Runica!
Rodolfo?
Odio il profano volgo al par d’Orazio.
AL CAFFÈ
Lesto!
Finalmente !
«Digna est intrari »
Io non dò che un accessit!
Salame!
Vin da tavola!
… che ha già diplomi e non son armi prime
le sue rime…
Allegri, e un toast!…
Beviam!
Musetta!
È il vizio contegnoso…
Questo pollo è un poema!
Stupenda!
Chi sa mai quel che avverrà!
Santi numi, in simil briga…
… mai Colline intopperà!
(Essa è bella, io non son cieco,
ma piaccionmi assai più
una pipa e un testo greco!)
La commedia è stupenda!
Caro!
Fuori il danaro!
Come? Non ce n’è più?
Paga il signor!
E dove s’è seduto
ritrovi il mio saluto!
SULLA STRADA – LA RITIRATA
Che il vecchio non ci veda
fuggir colla sua preda!
Quella folla serrata
il nascondiglio appresti!
Lesti, lesti, lesti!
Viva Musetta!
Cuor birichin!
Gloria ed onor,
onor e gloria
del quartier latin!

 

È un piatto degno di Demostene:
un ‘aringa…
Il pranzo è in tavola.
Ho fretta.
Il Re m’aspetta
Il Re mi chiama
al Minister.
Rodolfo, Schaunard e Marcello
Bene!
Però…
vedrò… Guizot!
Basta!
Che decotto!
Dammi il gotto!
No!
Sì! Sì!…
Si sgombrino le sale…
Gavotta.
Propongo la quadriglia.
Io détto!
Balancez.
No, bestia!
Se non erro,
lei m’oltraggia.
Snudi il ferro.
Uno di noi qui si sbudella.
Apprestate un cimiter.
ENTRANO MUSETTA E MIMÌ
COLLINE
Vecchia zimarra, senti,
io resto al pian, tu ascendere
il sacro monte or devi.
Le mie grazie ricevi.
Mai non curvasti il logoro
dorso ai ricchi ed ai potenti.
Passâr nelle tue tasche
come in antri tranquilli
filosofi e poeti.
Ora che i giorni lieti
fuggîr, ti dico: addio,
fedele amico mio.
Addio, addio.
Schaunard, ognuno per diversa via
mettiamo insiem due atti di pietà;
io… questo!
E tu…
lasciali soli là!…
Musetta, a voi!
Come va?