Conte d’Almaviva-Il barbiere di Siviglia

CONTE D’ALMAVIVA

IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Libretto by Cesare Sterbini for Gioacchino Rossini

 

 

 

Album price: 8,00

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SCENA 1
Fiorello… Olà…
Ebben… gli amanti?
Bravi, bravissimi,
fate silenzio.
Piano pianissimo,
senza parlar.
Cavatina
Ecco, ridente in cielo
spunta la bella aurora,
e tu non sorgi ancora
e puoi dormir così?
Sorgi, mia bella speme,
vieni, bell’idol mio;
rendi men crudo, oh Dio,
lo stral che mi ferì.
Oh sorte! Già veggo
quel caro sembiante,
quest’anima amante
ottenne pietà.
Oh istante d’amore,
felice momento,
oh dolce contento,
che eguale non ha.
Ehi, Fiorello?
Dì, la vedi?
Ah, ch’è vana ogni speranza!
Ah, che penso, che farò?
Tutto è vano… Buona gente!
Avanti, avanti.
Più di suoni, più di canti
io bisogno ormai non ho.
Basta, basta, non parlate.
Ma non serve, non gridate.
Maledetti, andate via!
Ah, canaglia, via di qua.
Tutto quanto il vicinato,
questo chiasso sveglierà.
Recitativo
Gente indiscreta!… Ah, quasi
con quel chiasso importuno
tutto quanto il quartier han risvegliato.
Alfin sono partiti!… e non si vede!
È inutile sperar.
(Eppur qui voglio
aspettar di vederla. Ogni mattina
a prender fresco viene in sull’aurora.
Proviamo. Olà, tu ancora
ritirati, Fiorel.
Con lei
se parlar mi riesce,
non voglio testimoni. Che a quest’ora
io tutti i giorni qui vengo per lei
deve essersi avveduta. Oh, vedi amore
a un uomo del mio rango
come l’ha fatta bella! Eppure, eppure…
Oh, deve essere mia sposa!
Chi è mai quest’importuno?
Lasciamolo passar. Sotto quegli archi,
non veduto, vedrò quanto bisogna.
Già l’alba appare, e amor non si vergogna.
SCENA 2
Recitativo
(È desso, o pur m’inganno?)
(Oh, è lui senz’altro!)
Figaro!
Zitto, zitto, prudenza.
Qui non son conosciuto,
ne vo’ farmi conoscere. Per questo
ho le mie gran ragioni.
No…
No, dico, resta qua.
Forse ai disegni miei
non giungi inopportuno… ma, cospetto,
dimmi un po’, buona lana,
come ti trovo qua? Poter del mondo,
ti veggo grasso e tondo.
Ah, birbo!
Hai messo ancor giudizio?
Or te lo spiego. Al Prado
vidi un fior di bellezza, una fanciulla
figlia d’un certo medico barbogio,
che qua da pochi dì s’è stabilito.
Io, di questa invaghito,
lasciai patria e parenti, e qua men venni.
E qui la notte e il giorno
passo girando a que’ balconi intorno.
Come?
Oh che sorte!
Oh, che consolazione!
Cos’e?
SCENA 3
Recitativo
Oh, mia vita,
mio nume, mio tesoro.
vi veggo alfine! alfine…
Ma brava! dell’Inutil Precauzione!
Ho inteso.
Non temete.
SCENA 4
Recitativo
Povera disgraziata.
Il suo stato infelice
sempre più m’interessa.
Appunto. Leggi!
Sì, sì, le romperà. Su, dimmi un poco.
Che razza d’uomo è questo suo tutore?
Che?
Dentr’oggi le sue nozze con Rosina.
Ah, vecchio rimbambito!
Ma dimmi or tu: chi è questo Don Basilio?
Bene, bene,
tutto giova sapere. Ora pensiamo
della bella Rosina
a soddisfar le brame. Il nome mio
non le vo’ dir né il grado. Assicurarmi
vò prima che ella ami me, me solo al mondo,
non le ricchezze e i titoli
del conte d’Almaviva. Ah, tu potresti…
Io stesso? E come?
Una canzone?
Ma io…
Ebben, proviamo.
Aria
Se il mio nome saper voi bramate,
dal mio labbro il mio nome ascoltate.
Io son Lindoro
che fido adoro,
che sposa vi bramo,
Che a nome vi chiamo.
Di voi sempre parlando così
dall’aurora al tramonto del dì.
Recitativo
Oh, me felice!
Canzone
L’amoroso sincero Lindoro
non può darvi, mia cara, un tesoro.
Io ricco non sono,
ma un core vi dono,
un’anima amante
che fida e costante
per voi sempre sospira così
dall’aurora al tramonto del dì.
Recitativo
Oh cielo!
Ah, cospettone!
Io già deliro, avvampo! Oh, ad ogni costo
vederla io voglio. Vo’ parlarle. Ah, tu,
tu mi devi aiutar.
Da bravo: entr’oggi
vo’ che tu m’introduca in quella casa.
Dimmi, come farai? Via, del tuo spirto
vediam qualche prodezza.
Eh via, t’intendo.
Va là, non dubitar; di tue fatiche
largo compenso avrai.
Parola.
Oro a bizzeffe
animo, via.
Duetto
Su, vediam di quel metallo
qualche effetto sorprendente,
del vulcan della tua mente
qualche mostro singolar.
Da soldato?
Da soldato? E che si fa?
Sì, m’è amico il colonnello.
Ma e poi?
Oh, che testa originale!
Bravo, bravo, in verità.
Piano, piano… un’altra idea!
Veda l’oro cosa fa.
Ubriaco?
Ubriaco? Ma perché?
Questa è bella per mia fé,
bravo, bravo, in verità!
Dunque…
Andiam.
Vado… Oh, il meglio mi scordavo.
Dimmi un po’, la tua bottega,
per trovarti, dove sta?
Ho ben capito.
Tu guarda bene.
Di te mi fido.
Mio caro Figaro.
Porterò meco..
Sì, quel che vuoi, ma il resto poi…
Ah, che d’amore
la fiamma io sento,
nunzia di giubilo
e di contento!
Ecco propizia,
che in sen mi scende,
d’ardore insolito
quest’alma accende,
e di me stesso
maggior mi fa.
SCENA 13
Finale
Ehi, di casa… buona gente…
Ehi di casa… niun mi sente?
Ehi, di casa… Maledetti!
Ah… sì, sì… bene obbligato.
Siete voi… Aspetta un poco…
Siete voi. Dottor balordo…
Ah, ah, Bertoldo?
Ah, bravissimo,
dottor barbaro; benissimo.
Già, c’è poca differenza.
(Non si vede! Che impazienza!
Quanto tarda! Dove sta?)
Dunque voi, siete dottore?
Ah, benissimo, un abbraccio.
Qua, collega.
Qua.
Sono anch’io Dottor per cento.
Manescalco al reggimento.
Dell’alloggio sul biglietto,
osservate, eccolo qua.
(Ah, venisse il caro oggetto
della mia felicità!
Vieni, vieni! Il tuo diletto
pien d’amor t’attende qua.)
SCENA 14
(È Rosina, or son contento.)
Son Lindoro.
Ehi ragazza, vengo anch’io.
In caserma, oh questa è bella!
Cara!
(Via, prendete!… Maledetto!
Fate presto, per pietà.)
Dunque, vado.
Come? Come?
Che brevetto?
(Ah se qui restar non posso,
deh, prendete.
(Cento smanie io sento addosso.
Ah, più reggere non so.)
Eh andate al diavolo!
Non mi state più a seccar.
Zitto là, Dottor somaro.
Il mio alloggio è qui fissato
in alloggio qui vo’ star.
Restar, sicuro.
Dunque lei… lei vuol battaglia?
Ben! Battaglia le vo dar.
Bella cosa è una battaglia!
Ve la voglio qui mostrar.
Osservate! Questo è il fosso…
L’inimico voi sarete…
Attenzion… (giù il fazzoletto!)
E gli amici stan di qua.
Attenzione!
Che cosa è? ah!
Sì, se fosse una ricetta!
Ma un biglietto… è mio dovere,
mi dovete perdonar.
Qualche intrigo di fanciulla.
Bravo, bravo il mammalucco
che nel sacco entrato è già.
Vien qua tu, cosa le hai fatto?
Ah canaglia, traditore…
Lasciatemi!
SCENA 15
Questi è un briccone.
Ah, maledetto!
Brutto scimiotto!
Zitto, Dottore!
Voglio ammazzare!
Zitti, che battono…
Che mai sarà?
La forza! Oh diavolo!
L’avete fatta!
Niente paura,
vengan pur qua.
Quest’avventura,
Ah, come diavolo
mai finirà?
SCENA ULTIMA
La cagione…
Sì Signore…
È un birbante.
Io in arresto? Io? Fermi, olà.
Freddo ed immobile
come una statua,
fiato non restami
da respirar.
Mi par d’esser con la testa
in un’orrida fucina,
dove cresce e mai non resta
delle incudini sonore
l’importuno strepitar.
Alternando questo e quello
pesantissimo martello
fa con barbara armonia
muri e volte rimbombar.
E il cervello, poverello,
già stordito, sbalordito,
non ragiona, si confonde,
si riduce ad impazzar.

 

SCENA 2
Duetto
Pace e gioia il ciel vi dia.
Gioia e pace per mill’anni.
(Ah, se un colpo è andato a vuoto
a gabbar questo balordo,
la mia nuova metamorfosi
più propizia a me sarà.)
Gioia e pace, pace e gioia!
Gioia e pace, ben di cuore.
(Il vecchion non mi conosce.
Oh, mia sorte fortunata!
Ah, mio ben fra pochi istanti
parlerem con libertà.)
Recitativo
Don Alonso,
Professore di musica ed allievo
di Don Basilio.
Don Basilio
sta male, il poverino, ed in sua vece…
Piano, piano.
Non è mal così grave.
Ma Signore…
Voleva dirvi…
Ma…
Ebben, come volete,
ma chi sia Don Alonso apprenderete.
Vo’ dal conte di Almaviva.
Il Conte…
Stamane
nella stessa locanda
era meco d’alloggio, ed in mie mani
per caso capitò questo biglietto
dalla vostra pupilla a lui diretto.
Don Basilio, occupato col Curiale,
nulla sa di quel foglio, ed io per lui,
venendo a dar lezione alla ragazza,
volea farmene un merito con voi…
perché… con quel biglietto…
Si potrebbe…
Vi dirò.
s’io potessi parlare alla ragazza,
io creder…. verbigrazia…. le farei…
che me lo diè del Conte un’altra amante,
prova significante,
che il Conte di Rosina si fa gioco.
E perciò…
Non dubitate.
(L’affare del biglietto
dalla bocca m’è uscito non volendo.
Ma come far? Senza d’un tal ripiego
mi toccava andar via come un baggiano.
Il mio disegno a lei
ora paleserò; s’ella acconsente,
io son felice appieno.
Eccola. Ah, il cor sento balzarmi in seno.)
SCENA 3
Oh nulla!
Sedete a me vicin, bella fanciulla.
Se non vi spiace, un poco di lezione
di Don Basilio in vece, vi darò.
Che vuol cantare?
Da brava, incominciamo.
Non temer, ti rassicura,
sorte amica a noi sarà.
A me t’affida.
Giubilerà.
Bella voce! Bravissima.
Mi sembra un imbroglion di prima sfera.
Quel Figaro è un grand’uomo; or che siam soli,
ditemi, o cara, il vostro al mio destino
d’unir siete contenta?
Franchezza!
Ebben?
SCENA 4
Quintetto
Cosa veggo!
(Qui franchezza ci vorrà.)
Io gli ho narrato
che già tutto è combinato.
Non è ver?
Ehi, Dottore, una parola.
Don Basilio, son da voi.
Ascoltate un poco qua.
(Fate un po’ ch’ei vada via,
ch’ei ci scopra ho gran timore.
Della lettera, Signore,
ei l’affare ancor non sa.)
Colla febbre, Don Basilio.
Chi v’insegna a passeggiare?
E che vi pare?
Siete giallo come un morto.
Via, prendete medicina,
non vi state a rovinar.
Voi paura inver mi fate.
Presto, andate a riposar.
Presto a letto.
Che brutta cera!
Oh, brutta assai!
Andate, andate.
Buona sera, mio Signore,
pace, sonno e sanità.
(Maledetto seccatore!)
Presto, andate via di qua.
Rosina, deh, ascoltatemi.
A mezza notte in punto
a prendervi qui siamo.
Or che la chiave abbiamo
non v’è da dubitar.
Do-re-mi-fa-sol-la…
Ora avvertir vi voglio,
cara, che il vostro foglio,
perché non fosse inutile
il mio travestimento.
L’amico delira,
la testa gli gira.
Dottore, tacete
vi fate burlar.
Tacete, partiamo,
non serve gridar.
(Intesi già siamo,
non v’è a replicar.)
SCENA 9
Recitativo
Figaro, dammi man. Poter del mondo!
Che tempo indiavolato.
Ehi, fammi lume.
Dove sarà Rosina?
Ah, mio tesoro!
Io son di sasso.
Ma per pietà!
Al Conte?
Ah, sei delusa!… Oh me felice! Adunque
tu di verace amore
ami Lindor, rispondi!
Ah, non è tempo
di più celarsi, anima mia. Ravvisa
colui che sì gran tempo
seguì tue tracce, che per te sospira,
che sua ti vuol, che fin da questo istante
a farti di tua sorte appien sicura
amore eterno eterna fé ti giura.
Mirami, o mio tesoro,
Almaviva son io, non son Lindoro.
Terzetto
Qual trionfo inaspettato!
Me felice! Oh bel momento!
Ah d’amore, di contento
son vicino a delirar.
Ah, non più, non più, ben mio.
Il bel nome di mia sposa,
idol mio, t’attende già.
Oh bel nodo avventurato
che fai paghi i miei desiri!
Alla fin de’ miei martiri
tu sentisti, amor, pietà.
Zitti zitti, piano piano,
non facciamo confusione.
Per la scala del balcone,
presto andiamo via di qua.
Recitativo
Che avvenne mai?
Ebben?
Che dici?
Quale inciampo crudel!
Mia Rosina, coraggio.
SCENA 10
Recitativo
E quell’altro?
Ehi, Don Basilio,
questo anello è per voi.
Per voi
vi son ancor due palle nel cervello
se v’opponete.
Eccoci qua.
Son testimoni
Figaro e Don Basilio.
Essa è mia sposa.
Oh, mio contento!
SCENA ULTIMA
Il mio nome
è quel d’un uom d’onor. Lo sposo io sono
di questa…
Indietro!
Conte d’Almaviva io sono.
T’accheta, invan t’adopri,
resisti invan. De’ tuoi rigori insani
giunse l’ultimo istante. In faccia al mondo
io dichiaro altamente
costei mia sposa. Il nostro nodo, o cara,
opra è d’amore. Amore
che ti fe’ mia consorte
a te mi stringerà fino alla morte.
Respira omai, del fido sposo in braccio.
Vieni, vieni a goder sorte più lieta.
Taci!
Non più, t’accheta.
Aria
Cessa di più resistere,
non cimentar mio sdegno.
Spezzato è il giogo indegno
di tanta crudeltà.
Della beltà dolente,
d’un innocente amore
l’avaro tuo furore
più non trionferà.
E tu, infelice vittima
d’un reo poter tiranno,
sottratta al giogo barbaro,
cangia in piacer l’affanno,
e al fianco a un fido sposo
gioisci in libertà
Recitativo
Cari amici…
Questo nodo…
Ah, il più lieto, il più felice
il mio cor de’ cori amanti!
Non fuggite, o lieti istanti,
della mia felicità.
Eh, via; di dote
io bisogno non ho: va, te la dono.
Ebben, Dottore?
Oh, fortunato amore!
Dell’umile Lindoro la fiamma a te fu accetta.
Più bel destin t’aspetta. Su vieni a giubilar.