Figaro – Il barbiere di Siviglia

FIGARO

IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Libretto by Cesare Sterbini for Gioacchino Rossini

 

 

Album price: 8,00

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SCENA 2
Cavatina
La ran la lera,
la ra la là.
Largo al factotum
della città.
Presto a bottega,
che l’alba è già.
Ah, che bel vivere,
che bel piacere
per un barbiere
di qualità.
Ah, bravo Figaro,
bravo bravissimo;
fortunatissimo
per verità!
Pronto a far tutto
la notte e il giorno
sempre d’intorno,
in giro sta.
Miglior Cuccagna
per un barbiere,
vita più nobile,
no, non si dà.
Rasori e pettini,
lancette e forbici,
al mio comando
tutto qui sta.
Se poi mi capita
il buon momento…
nel mio mestiere
vaglio per cento…
Tutti mi chiedono,
tutti mi vogliono,
donne, ragazzi,
vecchi, fanciulle.
Qua la parrucca…
Presto la barba…
Qua la sanguigna…
Figaro… Figaro…
son qua… son qua…
Ohimè, che furia
ohimè, che folla!
Uno alla volta,
per carità.
Figaro… Figaro…
Eccomi qua.
Pronto prontissimo
son come il fulmine,
sono il factotum
della città.
Ah, bravo Figaro,
bravo bravissimo
fortunatissimo
per verità.
Recitativo
Ah, ah! che bella vita!
Faticar poco, divertirsi assai,
e in tasca sempre aver qualche doblone,
gran frutto della mia riputazione.
Ecco qua: senza Figaro
non si accasa in Siviglia una ragazza.
A me la vedovella
ricorre pel marito; io colla scusa
del pettine di giorno,
della chitarra col favore la notte,
a tutti onestamente,
non fo perché m’adatto a far piacere,
oh che vita, che vita! Oh che mestiere!
Orsù, presto a bottega.
(Chi sarà mai costui?)
Mio padrone.
Oh, chi veggo! Eccellenza!
Intendo, intendo,
la lascio in libertà.
Che serve?
La miseria, Signore.
Grazie.
Oh, e come! Ed ella,
come in Siviglia?
A que’ balconi? Un medico? Oh cospetto!
Siete ben fortunato.
Su i maccheroni il cacio v’è cascato.
Certo. Là dentro
io son barbiere, parrucchier, chirurgo,
botanico, spezial, veterinario,
il faccendier di casa.
Non basta. La ragazza
figlia non è del medico. È soltanto
la sua pupilla!
Perciò… Zitto!
S’apre il balcone.
SCENA 4
Recitativo
Presto, presto,
vediamo cosa scrive.
Le vostre assidue premure
hanno eccitata la mia curiosità. Il mio
tutore è per uscire di casa, appena,
si sarà allontanato, procurate
con qualche mezzo ingegnoso d’indicarmi
il vostro nome, il vostro stato e le vostre
intenzioni. Io non posso giammai comparire
al balcone senza l’indivisibile compagnia
del mio tiranno. Siate però certo
che tutto è disposta a fare per rompere
le sue catene la sventurata Rosina.
Un vecchio indemoniato,
avaro, sospettoso, brontolone.
Avrà cent’anni indosso
e vuol fare il galante. Indovinate?
Per mangiare a Rosina
tutta l’eredità, s’ è fitto in capo
di volerla sposare…. aiuto!
S’apre la porta.
È un solenne imbroglion di matrimoni,
un collo torto, un vero disperato,
sempre senza un quattrino.
Già è maestro di musica.
Insegna alla ragazza.
Io? No Signor, voi stesso
dovete…
Zi… zitti: eccoci a tiro.
Osservate… per bacco, non mi sbaglio.
Dietro la gelosia sta la ragazza.
Presto, presto all’assalto. Niun ci vede.
In una canzonetta,
così, alla buona, il tutto
spiegatele, Signor.
Certo; ecco la chitarra. Presto, andiamo.
Oh che pazienza!
Sentite? Ah, che vi pare?
Evviva, a voi, seguite.
Nelle stanze
convien dir che qualcuno entrato sia.
Ella si è ritirata.
Ih, ih, che furia!
Sì, sì, v’aiuterò.
Del mio spirito!
Bene… vedrò… ma in oggi…
Davver?
Dunque, oro a discrezione?
Son pronto. Ah, non sapete
i simpatici effetti prodigiosi
che ad appagare il mio Signor Lindoro
produce in me la dolce idea dell’oro.
Duetto
All’idea di quel metallo
portentoso, onnipossente,
un vulcano la mia mente
già comincia a diventar.
Voi dovreste travestirvi,
per esempio… da Soldato.
Sì, Signore.
Oggi arriva un reggimento.
Va benon.
Cospetto!
Dell’alloggio col biglietto
quella porta s’aprirà.
Che ne dite, mio Signore?
L’invenzione è naturale?
Oh che testa universale!
Bella, bella, in verità.
Ubriaco…. sì, ubriaco,
mio Signor, si fingerà.
Sì, Signore.
Perché d’un ch’è poco in se
che dal vino casca già,
il tutor, credete a me,
il tutor si fiderà.
Questa è bella per mia fé,
bravo, bravo, in verità!
All’opra.
Da bravo.
La bottega? Non si sbaglia.
Guardi bene, eccola là.
Numero quindici a mano manca
quattro gradini, facciata bianca,
cinque parrucche nella vetrina
sopra un cartello Pomata fina,
mostra in azzurro alla moderna,
v’è per insegna una lanterna,
là senza fallo mi troverà.
Or vada presto.
Io penso al resto.
Colà l’attendo.
Intendo, intendo.
La borsa piena.
Oh, non si dubiti, che bene andrà.
SCENA 6
Recitativo
Oh buon dì, Signorina.
Ebbene, che si fa?
Oh diavolo! Possibile!
Un ragazza bella e spiritosa…
In sepoltura? Oibò!
Sentite, io voglio…
Davvero?
Salva, salva, fra poco
ci rivedremo; ho a dirvi qualche cosa.
Bravissima.
Vado.
SCENA 9
Recitativo
Ma bravi! Ma benone!
Ho inteso tutto. Evviva il buon Dottore!
Povero babbuino!
Tua sposa? Eh via! pulisciti il bocchino.
Or che stanno là chiusi,
procuriamo di parlare alla ragazza.
Eccola appunto.
Gran cose, Signorina.
Mangerem dei confetti.
Sarebbe a dire
che il vostro bel tutore ha stabilito
esser dentro doman vostro marito.
Oh, ve lo giuro;
A stender il contratto
col maestro di musica
là dentro or s’è serrato.
A un mio cugino,
un bravo giovinotto, buona testa,
ottimo cuor. Qui viene
i suoi studi a compire
e il poverin cerca di far fortuna.
Oh, ne dubito assai; in confidenza
ha un gran difetto addosso.
Ah, grande,
è innamorato morto.
Per Bacco!
Oh sì.
Oh no, cioè…
qui… due passi.
(Ora casca.)
Dite, son qua.
Oh, bella assai!
Eccovi il suo ritratto in due parole.
Grassotta, genialotta,
capello nero, guancia porporina,
occhio che parla, mano che innamora.
Ah, il nome ancora?
Il nome… Ah, che bel nome!
Si chiama…
Poverina!
Si chiama… r… o… ro… rosi… Rosina.
erre o ro rosi
Duetto
Di Lindoro il vago oggetto
sì, voi siete, o mia Rosina.
(È una volpe sopraffina,
la sa lunga per mia fé.)
Zitto, zitto, qui Lindoro
per parlarvi or or sarà.
Egli attende qualche segno,
poverin, del vostro affetto.
Sol due righe di biglietto
gli mandate, e qui verrà.
Che ne dite?
Su, coraggio.
Sol due righe…
Ma di che?… di che? si sa?
Presto, presto, qua un biglietto.
Già era scritto! Oh ve’ che bestia!
E il maestro io faccio a lei!
Ah, che in cattedra costei
di malizia può dettar.
Donne, donne, eterni Dei,
chi vi arriva a indovinar?
SCENA 15
Alto là!
Che cosa accadde,
signori miei?
Che chiasso è questo,
eterni Dei!
Già sulla piazza
a questo strepito
s’è radunata
mezza città.
(Signor, prudenza,
per carità.)
Signor soldato,
porti rispetto,
o questo fusto,
corpo del diavolo,
or la creanza
le insegnerà.
Zitto, Dottore!
Fermo, Signore!
Fate silenzio,
per carità.
La forza! Oh diavolo!
L’avete fatta!
Quest’avventura,
Ah, come diavolo
mai finirà?
SCENA ULTIMA
Io son venuto
qui per dividere.
Guarda Don Bartolo,
sembra una statua!
Ah ah, dal ridere
sto per crepar!
Mi par d’esser con la testa
in un’orrida fucina,
dove cresce e mai non resta
delle incudini sonore
l’importuno strepitar.
Alternando questo e quello
pesantissimo martello
fa con barbara armonia
muri e volte rimbombar.
E il cervello, poverello,
già stordito, sbalordito,
non ragiona, si confonde,
si riduce ad impazzar.

 

SCENA 3
Recitativo
Eh, niente affatto.
Scusi, son debolezze.
Eh, niente affatto.
Scusi, son debolezze.
Oh bella,
vengo a farvi la barba, oggi vi tocca.
Oggi non vuol? Domani
non potrò io.
Perché ho da fare.
A tutti gli ufficiali
del nuovo Reggimento, barba e testa…
alla Marchesa Andronica
il biondo perucchin coi maroné…
al contino Bombè,
il ciuffo a campanile…
Purgante all’avvocato Bernardone
che ieri s’ammalò d’indigestione…
E poi… e poi… che serve,
doman non posso.
No? Cospetto!
Guardate che avventori!
Vengo stamane; in casa v’è l’inferno
Ritorno dopo pranzo:
Oggi non voglio!
Ma che? Mi avete preso
per un qualche barbier da contadini?
Chiamate pur un altro, io me ne vado.
(Ah, se mi dava in mani
il mazzo delle chiavi ero a cavallo.)
Dite, non è fra quelle
la chiave che apre quella gelosìa?
Eh, non son matto.
(Allegri!) Vado e torno. (Il colpo è fatto.)
Vedete che gran cosa. Ad una chiave
se io non mi attaccava per fortuna,
per quel maledettissimo
corridor così oscuro,
spezzato mi sarei la testa al muro.
Tiene ogni stanza al buio, e poi… e poi…
Dunque, andiam.
(Giudizio!)
SCENA 4
Quintetto
(Quale intoppo!)
(Qui franchezza ci vorrà.)
Or che s’aspetta?
Questa barba benedetta
la facciamo sì o nò?
Bagattella!
Cospetton, che tremarella!
Questa è febbre scarlattina.
Via, prendete medicina,
non vi state a rovinar.
Presto, presto, andate a letto.
Presto, andate a riposar.
Che color!
Oh, brutta assai!
Andate, andate.
Buona sera, mio Signore,
pace, sonno e sanità.
(Maledetto seccatore!)
Presto, andate via di qua.
Orsù, Signor Don Bartolo
Ahi! ahi!
Un non so che nell’occhio!
Guardate… non toccate…
soffiate per pietà.
Vedete, chi vi tiene?
L’amico delira,
la testa gli gira.
Dottore, tacete
vi fate burlar.
Tacete, partiamo,
non serve gridar.
(Intesi già siamo,
non v’è a replicar.)
SCENA 9
Recitativo
Al fine, eccoci qua.
Tempo da innamorati.
Ora vedremo…
Eccola appunto.
lo non capisco niente.
Terzetto
Son rimasti senza fiato!
Ora muoion dal contento!
Guarda, guarda il mio talento
che bel colpo seppe far.
Bella coppia; Marte e Venere.
Gran potere del Caduceo?
E il bagiano di Vulcano
è già in rete e non lo sa.
Presto andiamo, vi sbrigate.
Via, lasciate quei sospiri.
Se si tarda, i miei raggiri
fanno fiasco in verità.
Ah, cospetto, che ho veduto!
Alla porta… una lanterna…
due persone… che si fa?
Zitti zitti, piano piano,
non facciamo confusione.
Per la scala del balcone,
presto andiamo via di qua.
Ah, disgraziati noi! come si fa?
La scala…
La scala non v’è più.
Chi mai l’avrà levata?
Zi… zitti… sento gente. Ora ci siamo.
Signor mio, che si fa?
Eccoli qua.
SCENA 10
Recitativo
Don Basilio.
Ve’ ve’, il nostro Notaro allegramente.
Lasciate fare a me Signor Notaro.
Dovevate in mia casa
stipular questa sera
un contratto di nozze
fra il Conte d’Almaviva e mia nipote.
Gli sposi, eccoli qua. Avete indosso
la scrittura? Benissimo.
Evviva!
SCENA ULTIMA
Colle buone, Signor.
Or or l’accoppo.
Eh, purtroppo è così!
Ecco che fa un’Inutil precauzione.
Ah, ah, ridete adesso?
Bravissimo Don Bartolo!
Ho veduto alla fin rasserenarsi
quel vostro ceffo amaro e foribondo.
Ma già ci vuol fortuna in questo mondo.
Bravo, bravo! Un abbraccio!
Venite qua Dottore.
Di sì felice innesto serbiam memoria eterna.
Io smorzo la lanterna . Qui più non ho che far.