SUSANNA – Le nozze di Figaro – Mozart

SUSANNA

LE NOZZE DI FIGARO

Libretto by Lorenzo da Ponte for Wolfgang Amadeus Mozart

 

 

 

Album price: 8,00

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SCENA I
Duettino
Ora sì ch’io son contenta;
sembra fatto inver per me.
Guarda un po’, mio caro Figaro,
guarda adesso il mio cappello.
Ah il mattino alle nozze vicino
quanto è dolce al mio tenero sposo
questo bel cappellino vezzoso
che Susanna ella stessa si fe’.
Recitativo
Cosa stai misurando,
caro il mio Figaretto?
E in questa stanza?
Io per me te la dono.
La ragione l’ho qui.
Perché non voglio.
Sei tu mio servo, o no?
Perch’io son la Susanna, e tu sei pazzo.
Duetto
Così se il mattino
il caro Contino,
din din, e ti manda
tre miglia lontan,
don don, a mia porta
il diavol lo porta,
ed ecco in tre salti…
Ascolta…
Se udir brami il resto
discaccia i sospetti
che torto mi fan.
Recitativo
Or bene, ascolta e taci.
Il signor Conte,
stanco di andar cacciando le straniere
bellezze forastiere,
vuole ancor nel castello
ritentar la sua sorte,
né già di sua consorte, bada bene,
appetito gli viene…
Della tua Susannetta.
Di me medesma; ed ha speranza
che al nobil suo progetto
utilissima sia tal vicinanza.
Queste le grazie son, questa la cura
ch’egli prende di te, della tua sposa.
Chetati, or viene il meglio: Don Basilio,
mio maestro di canto, e suo mezzano,
nel darmi la lezione
mi ripete ogni dì questa canzone.
E tu credevi
che fosse la mia dote
merto del tuo bel muso!
Ei la destina
per ottener da me certe mezz’ore…
che il diritto feudale…
Ebben, ora è pentito, e par che voglia
riscattarlo da me.
Addio, addio,
Fi… Fi… Figaro bello…
E tu cervello.
SCENA 4
Recitativo
(Di me favella.)
(Che lingua! Manco male
che ognun sa quanto vale.)
(Meglio è partir.)
Duetto
Non sono sì ardita,
Madama piccante.
No no, tocca a lei.
Io so i dover miei,
non fo inciviltà.
La Dama d’onore!
Di Spagna l’amore!
L’abito!
L’età!
Sibilla decrepita,
da rider mi fa.
SCENA 5
Recitativo
Va’ là, vecchia pedante,
dottoressa arrogante,
perché hai letti due libri
e seccata madama in gioventù…
Son io, cosa volete?
Cor vostro! Cosa avvenne?
Non vedete più me! Bravo! Ma dunque
non più per la Contessa
segretamente il vostro cor sospira?
Ah il vago nastro, e la notturna cuffia
di comare sì bella.
Presto, quel nastro!
Cos’è quest’insolenza?
E che ne debbo fare?
Povero Cherubin, siete voi pazzo!
SCENA 6
Recitativo
Che timor! Il Conte!
Misera me!
Signor… vi chiedo scusa…
Ma… se mai… qui sorpresa…
Per carità, partite!
Non odo nulla.
Signor, se osassi…
Lasciatemi, Signor; dritti non prendo,
non ne vo’, non ne intendo… oh me infelice!
Oh Dei!
Ch’io vi lasci qui solo?
Non vi celate.
Ohimè! Che fate?
SCENA 7
Recitativo
E cosa
deve far meco il Conte? Animo, uscite.
(Oh Stelle!) ei cerca
chi dopo voi più l’odia.
Sortite, vil ministro
de l’altrui sfrenatezza: io non ho d’uopo
della vostra morale,
del Conte, del suo amor…
A Cherubino!
Uom maligno,
un’impostura è questa.
(Chi diavol gliel’ha detto?)
Scellerato!
E perché andate voi
tai menzogne spargendo?
Oh cielo!
Terzetto
Che ruina, me meschina,
son oppressa dal dolor.
Dove sono! Cosa veggio!
Che insolenza, andate fuor.
È un’insidia, una perfidia,
non credete a l’impostor.
Poverino!
Come!
Ah crude stelle!
Accader non può di peggio;
giusti Dei, che mai sarà!
Recitativo
Ed io che senta: andate.
Non ha d’uopo di scusa un’innocente.
Egli era meco
quando voi qui giungeste, e mi chiedea
d’impegnar la padrona
a intercedergli grazia: il vostro arrivo
in scompiglio lo pose,
ed allor in quel loco ei si nascose.
Frenatevi: vien gente.
SCENA 8
(Non ci ho speranza.)
Che virtù!
Evviva!
In un giorno di nozze!
Egli è ancora fanciullo.

 

SCENA 1
Recitativo
È già finita.
Oh il signor Conte
non fa tai complimenti
co le donne mie pari:
egli venne a contratto di danari.
E come poi
è geloso di voi?
Eccolo: vieni, amico.
Madama impaziente…
Natural!
Finiscila una volta.
Ed hai coraggio di trattar scherzando
un negozio sì serio?
È ver, ma in di lui vece
s’opporrà Marcellina.
Non c’è mal.
Quand’egli è persuaso… e dove è il tempo?
E poi?…
SCENA 2
Recitativo
Eccola, appunto.
Facciam che ce la canti.
Zitto, vien gente. È desso: avanti, avanti,
signor uffiziale.
E tanto bella!
Ah sì… Certo… ipocritone!
Via, presto, la canzone
che stamane a me deste
a Madama cantate.
Guardate, egli ha due braccia
di rossor sulla faccia.
Lo vuole, sì lo vuol… manco parole.
Recitativo
Oh in verità
egli fa tutto ben quello ch’ei fa.
Presto, a noi, bel soldato:
Figaro v’informò…
Lasciatemi veder, andrà benissimo,
siam d’uguale statura…
Giù quel manto.
Niente paura.
Entri, che mal facciamo?
La porta chiuderò. Ma come poi
acconciargli i capelli?
Il sigillo di che?
Cospetto! che premura!
Ecco la cuffia.
Aria
Venite, inginocchiatevi:
restate fermo lì.
Pian piano, or via, giratevi;
bravo, va ben così.
La faccia ora volgetemi;
olà, quegli occhi a me.
Drittissimo: guardatemi…
Madama qui non è.
Più alto quel colletto…
quel ciglio un po’ più basso…
le mani sotto il petto…
Vedremo poscia il passo
quando sarete in piè.
Mirate il bricconcello,
mirate quanto è bello!
Che furba guardatura!
Che vezzo, che figura!
Se l’amano le femmine
han certo il lor perché.
Recitativo
Ma se ne sono
io medesma gelosa; ehi serpentello,
volete tralasciar d’esser sì bello?
Ecco.
È quel ch’esso involommi.
Mostrate: non è mal. Cospetto! Ha il braccio
più candido del mio! qualche ragazza…
Tenete,
e da legargli il braccio?
SCENA 3
Terzetto
Cos’è codesta lite!
Il paggio dove andò?
Capisco qualche cosa,
veggiamo come va.
SCENA 4
Duettino
Aprite, presto, aprite!
Aprite, è la Susanna.
Sortite, via, sortite…
andate via di qua.
Partite, non tardate…
Di qua, di qua, di là.
Le porte son serrate…
Che mai sarà!
V’uccide se vi trova.
Fermate, Cherubino!
Fermate, per pietà!
Tropp’alto per un salto.
Ei va a perire, oh Dei!
Fermate, per pietà!
Recitativo
Oh guarda il demonietto! Come fugge!
È già un miglio lontano.
Ma non perdiamci invano,
entriam in gabinetto.
Venga poi lo smargiasso, io qui l’aspetto.
SCENA 7
Signore,
cos’è quel stupore?
Il brando prendete,
il paggio uccidete,
quel paggio malnato
vedetelo qua.
Confusa han la testa,
non san come va.
Guardate:
qui ascoso sarà.
SCENA 8
Più lieta, più franca,
in salvo è di già.
Le vostre follie
non mertan pietà.
Così si condanna
chi può sospettar.
Signora…
Confuso, pentito,
è troppo punito,
abbiate pietà.
Di Figaro è il foglio,
e a voi per Basilio…
Perdono non merta
chi agli altri nol dà.
Cogli uomin, Signora,
girate, volgete,
vedrete che ognora
si cade poi là.
Da questo momento
quest’alma a conoscerla
apprender potrà.
SCENA 9
La cosa è scabrosa,
com’ha da finir!
Nol conosci?
E nol desti a Don Basilio…
E non sai del damerino…
Il talento aguzzi invano,
palesato abbiam l’arcano,
non v’è nulla da ridir.
Dunque accordi?
Eh via, chetati, balordo,
la burletta ha da finir.
Deh Signor, nol contrastate,
Consolate i miei desir.
SCENA 10
Cosa dici, cos’hai, cosa è nato?
Figaro, a l’erta.
Costui ci sconcerta.
Quel briaco, che viene a far qui?
Sai che il paggio…
Tu sei cotto dal sorger del dì.
Olà, Figaro, ascolta.
Che testa! Che ingegno!
Ed insiste quel pazzo!
Maledetto!
Come mai, giusto ciel, finirà?
Ma perché?
Che timor?
Figaro, a l’erta.
Lascialo e parti.
Giusti Dei! La patente!
Il suggello.
Se mi salvo da questa tempesta,
più non avvi naufragio per me.
SCENA 11
Son venuti a sconcertarmi,
qual rimedio ritrovar?
Come! Come!
Un birbante!
Son confusa, son stordita,
disperata, sbalordita,
certo un diavol dell’inferno
qui li ha fatti capitar.
Son tre matti.
SCENE 2
Recitativo
Oh Cielo! e Figaro?
Oddio, non oso.
(Marcellina…) Signor…
Mi par che siate in collera!
Signor… la vostra sposa
ha i soliti vapori,
e vi chiede il fiaschetto degli odori.
Or vel riporto.
Per me? scusate,
questi non sono mali
da donne triviali.
Pagando Marcellina
co la dote che voi mi prometteste…
Credea d’averlo inteso…
È questo il mio dovere,
e quel di Sua Eccellenza è il mio volere.
Duettino
Signor, la donna ognora
tempo ha dir di sì.
Se piace a voi verrò.
No, non vi mancherò.
Scusatemi se mento,
Voi che intendete amor.
Col paggio ch’ivi c’era…
Ma qual bisogno
abbiam noi che un Basilio…
Eh fu un pretesto:
Parlato io non avrei senza di questo.
Vien gente.
(Forbitevi la bocca, o Signor scaltro.)
SCENA 3
Recitativo
Taci: senza avvocato
hai già vinta la causa.

 

SCENA 4
Sestetto
Alto, alto, Signor Conte,
mille doppie son qui pronte,
a pagar vengo per Figaro
ed a porlo in libertà.
Già d’accordo ei se la sposa:
giusto Ciel, che infedeltà!
Lascia, iniquo.
Senti questa.
Fremo, smanio dal furore,
una vecchia a me la fa.
Sua madre?
Suo padre?
Al dolce diletto
che m’agita il petto
quest’anima appena
resistere or sa.
SCENA 5
Prendi ancor questa borsa.
Voliamo ad informar d’ogni avventura
Madama e nostro zio.
Chi al par di me contenta!
E schiatti il signor Conte al gusto mio.
SCENA 9
Recitativo
Gli si leggeva in fronte
il dispetto e la rabbia.
Nel giardino.
Ch’io scriva… Ma Signora…
Duettino
Verso sera spirerà…
Sotto i pini del boschetto.
Certo, certo, il capirà.
Recitativo
Piegato è il foglio… or come si sigilla?…
È più bizzarro
di quel della patente.
SCENA 10
Come sono vezzose!
Al naturale.
SCENA 11
(Malandrino!)
SCENA 12
Lasciate fare a lui.
Eccolo.

 

SCENA 8
Signora, ella mi disse
che Figaro verravvi.
Dunque un ci ascolta, e l’altro
dee venir a cercarmi,
incominciam.
SCENA 9
Recitativo
Madama, voi tremate: avreste freddo?
Io sotto queste piante,
se madama il permette,
resto a prendere il fresco una mezz’ora.
Il birbo è in sentinella.
Divertiamci anche noi:
diamogli la mercé de’ dubbi suoi.
Giunse alfin il momento
che godrò senz’affanno
in braccio a l’idol mio. Timide cure,
partite dal mio petto,
a turbar non venite il mio diletto.
Oh come par che l’amoroso foco
l’amenità del loco,
la terra e il ciel risponda!
Come la notte i furti miei seconda!
Aria
Deh vieni, non tardar, o gioia bella,
vieni ove amore per goder t’appella,
finché non splende in ciel notturna face,
finché l’aria è ancor bruna e il mondo tace.
Qui mormora il ruscel, qui scherza l’aura
che col dolce sussurro il cor ristaura.
Qui ridono i fioretti, e l’erba è fresca,
ai piaceri d’amor qui tutto adesca.
Vieni, ben mio, tra queste piante ascose:
ti vo’ la fronte incoronar di rose.
SCENA 11
Ecco qui l’uccellatore.
Ah nel sen mi batte il core!
Un altr’uom con lei si sta.
Alla voce è quegli il paggio.
Temerario!
Se il ribaldo ancor sta saldo
la faccenda guasterà.
Ah ci ha fatto un bel guadagno
con la sua curiosità.
SCENA 12
La cieca prevenzione
delude la ragione,
inganna i sensi ognor.
Va tutto a maraviglia!
Ma il meglio manca ancor.
Mariti scimuniti,
venite ad imparar.
I furbi sono in trappola,
cammina ben l’affar.
SCENA 13
Ehi Figaro, tacete.
Parlate un po’ più basso,
di qua non muovo passo,
ma vendicar mi vo’.
Sì.
L’iniquo io vo’ sorprendere
poi fo quel che farò.
Su via, manco parole.
(Come la man mi pizzica!
Che smania! che furor!)
E senz’alcun affetto?
Servitevi, Signor.
E ancora questo!
E questo, e poi quest’altro.
E questo, Signor scaltro,
e poi quest’altro ancor.
E questo, Signor scaltro,
e poi quest’altro ancor.
Impara, impara, o perfido,
a fare il seduttor.
SCENA 14
La mia voce?
Pace, pace, mio dolce tesoro,
pace, pace, mio tenero amor.
Questi è il Conte, a la voce il conosco.
Bella, bella! Non l’ha conosciuta.
Madama.
La commedia, idol mio, terminiamo,
consoliamo il bizzarro amator.
Io son qui, faccio quel che volete.
Corriamo, mio bene;
e le pene compensi il piacer.
SCENA ULTIMA
Perdono, perdono.
Ah tutti contenti
saremo così.
Questo giorno di tormenti,
di capricci e di follia
in contenti e in allegria
solo amor può terminar.
Sposi, amici, al ballo, al gioco,
alle mine date foco,
ed al suon di lieta marcia
andiam tutti a festeggiar!